369 MCCCCLXXXXIX, GENNAIO. 370 A dì 26 zener in collegio. Vene l’orator di Urbin, el posi multa verba concluse saria buono el ducha si levasse di Bibiena, non potendo socorerlo di vi-tuarie ; et come havia lettere di 21 di esso ducha. Et il principe rispose si farà provision, et esser sta mandato danari, aràno vituarie, et di la provisiom fu presa di far 3000 provisionati, in pregadi. Vene uno secretano novo di Bologna; exponen-do tre cosse. La prima che havendo retenuti la ma-dona di Forli cariazi di domino Hanibal, quello la Signoria li pareva facesse ; secundo fusse dato li alozamenti a le zente per poter a tempo nuovo esser in bordine ; tercio che li homeni d’arme di misier Zuane Bentivoy, che si partivano di campo senza licentia, fusseno puniti per non esser soa in-tention. Et li fo risposto: a la prima dovesse far ogni cossa contra Forlì ; a la seconda di alozamenti si consejeria ; e a la terza si faria volentiera. Vene l’orator di Rimano justifìcando el signor suo in alcune cosse lì era sta oposto; et disse la cossa di Borso, come scrisse il secretano nostro, et che quel Cesaro Batagin confinato a Ravena Iacea monede etc. ; et in questo zorno esser morto qui in caxa sua domino Malatesta, feva i fati dii signor suo ; voria ducati 50 per spexe a sepelirlo ; et come questo carlevar esso orator voleva con licentia andar a Rimano; el li iodati li ducati 50. Vene uno misier Filippo d’Albi da Brexa per nome di domino Paris da Lodrom, et disse una ora-tion imparà a mente licei volgare, concludendo fusse restituida la provisiom havia da la Signoria nostra ditto domino Paris : et mandalo fuori li fo risposto si faria fin do mexi. Vene uno camerier dii ducha di Milan, chiamato Hironimo Figim, insieme con Bortolo Rozom secretano di 1’ orator suo; et presentoetre bovi a la Signoria nostra juxla il solito, zoè do da parte dii ducha et uno di Maximiano suo fiol conte di Pavia, et presentoe la lettera di credenza dii ducha data a dì 25 : et poi ditto camerier disse alcune parole, come quel illustrissimo suo signor mandava a la Signoria nostra a donar di frati di quel pian : e il principe li rispose li aceptava molto volentieri : et ordinato di expedirlo, zoè darli/itasto il consueto duetti 150. Et diti bovi era coperti di negro per coroto di la duchessa, lamen fo mal augurio che perse questo anno il stato ; et dita carne fo partida tra quelli di collegio, et io era, et ne avi, tra molti officii et secre-larii, juxla il consueto. Da Ferara di 24 summo mane, di Zacharia di Freschi secretarlo. Avisa quello ha sento il ducha a I Viarii .eli M. Sanito. — Tom. II. Fiorenza acciò si risolvono, et chiamoe l’orator fiorentino e li dipinse l’inferno : el qual spazò lettere a Fiorenza per stafeta. Et il ducha etiam scrisse al suo orator a Fiorenza debi solicitar quelli signori e procurar con alcuni primarii citadini soi amici, et che fin poche hore si aria la risposta. Et esso ducha havia ditto: si fiorentini non vorano, la Signoria nostra reputi sia voluntà di Dio, lamen haverà gran contento di acordar la cossa per far cossa agrata a la Signoria, e per la quiete e ben d’Italia ; et à scrito a’ fiorentini il mal saria si fusse messa Pisa in man dii re di Franza. Di Taliam da Carpi di 12 a Santa Sofìa. Si scusa esser partito di campo : la qual lettera non fu leta, per non esser cossa da conto. In questa matina li savii ai ordeni alditeno li oratori de Antivari, quali erano sta alditi da li savii dii consejo, et dimandono le intrade di quella terra aziò fusse fortifichà la terra per anni 4. Item, si dol-seno molto di sier Bernardo da Canal lhoro podestà, che toleva danari di quella comunità et facea assai altre cosse. Et tra nui termenassemo expedirli. Post fo consejo di X con zonta. Et fu lettere da Ferara, di Zacharia secretano, di 25, che non era ancora zonta la risposta di Fiorenza, ma di hora in hora dovrà zonzer. Et havendo scrito di sopra per li cai di X esser sta electi quelli do officii, zoè uno Tinto sora l’Idria di arzenti vivi et uno Davanzo cavalier in castel di Padoa ; et ozi nel consejo di X fono confirmati. A dì 27 zener in collegio. Venj; l’orator di Milan et comunichò una lettera dii signor suo de 24 in risposta di quello li scrisse, di la comuncation fece el principe di le cosse di Ferara ; et che havia inteso li do capitoli di la dificultà, zoè di la justicia e de’ Medici, et non avisandolo di altri zercherà intenderli, che crede sia più dificultà, et non mancherà mai da lui, et voi star a una fortuna con la Signoria nostra. Et come bavia mandato uno Paulo Bilia suo primo camerier a Ferara, a esser con quel signor, et mostrava non saper nulla ; lamen è da considerar dal suocero suo ducha di Ferara sapesse il tutto. Et per il principe li fo risposto, li piace questa bona volontà dii ducha, et si vederà la risposta farano fiorentini. Da Milan lettere di V orator, di 24. Come el ducha havia fato comandamento a li homeni d’arme e contesfabeli stagino in bordine, et ha fornito do soi castelli Mortara e Bobio per dubito de’ francesi, et si I diceva mandava 200 homeni d’ arme a Novara. Vene il signor Zuane di Gonzaga fratello dii mar- 1 chese di Mantoa, per il qual per el principe sier Fau- 21