207 MD1X, MAGGIO. 208 99 Di Itavena, fo letere di 8 da sera, et più letere et avisi. Et che ’I campo dii papa era acampato a Russai, nel qual loco è castelan e proveda-dor sier Alvise Bondimier, quondam sier Francesco, et fanti numero . . . Item, dubitavano assai di Ravena ; et scriveaho si provedesse presto e di zente e di. altro etc. Et nel consejo di X con la zonta fu preso di ole-zer uno provedador in Romagna, con ducali 120 al mexe et cavali 12, con pena. Et fato il scurtinio, rimase sier Zorzi Emo, savio dii consejo, quondam sicr Zuan, el cavalicr, el qual subito si excusoe, dicendo esser dii colegio di le aque, et poter refudar; et che ’1 vede non poter far 0, per non vi esser zente ni exercito, ma andar a Ravena a farsi perder. Et la Signoria tolse rispeto a veder le leze, et non aceptono la scusa sua et veneno zoso. Di Cremona, di 7. Come per alguni balestrieri, mandati sino sopra de Pizigaton, per intendere et zertificarc de una nova, che si diceva quasi per certa, videlicet che sopra la riva de Ada, da la Crota fino a Pizigaton, era zonto gran numero di zente, che havevano la provisione de alguni burchij, per bulare un ponte per venir di campo a Piziga-tom; et che referiseno ritrovarse im Po, pocho di sopra dal Corno Vechio, zercha 22 burchiele in bordine per butare un ponte. Item, che le zente del marchexe de Manloa non erano pasate Po, che mis-sier Theodoro di Triulzi era a Malie con gran comitiva, partita tra ditto locho et Castel Novo di boclia di Ada. Item, uno missier Zuan Agnolo de Baldo à reflerito aver letere dii zeneral di Landriano, atento (sic) a Trento, de 18, 21 del passato et 2 di l’instante, per le quale lo advisa, come a di 29 marzo la cesarea majesti, era a Burges, havia tolto li-centia dal principe et di madona, e pensava non saria più presto a Vormes del firn di aprii ; clic ande-ria etiam lui generai a Vormes, e scria forssi in compagnia di domino Paulo de Liechtistem, e sperava di bene. In letere di 21, come heri vene missier Matio Maturlo, mandato da quel reverendissimo signore, per andare in Vormatia. Referisse esser stato ad Ysprueh; e che missier Paulo Lietistener lo ha rimandato indrieto, perchè dice che a dì 6 rnazo il re era im Barbantia, e lì starà per alguni zorni, dicendo missier Paulo, come el venga a Vormatia vole ancora lui andare de lì ; et che la monitione di biava multiplica de Yspruc. Item, che sguizari do-veano domenega pasata rispondere a li ambasadori de Pranza e del papa. Item, por quelle di 2 scrive, per non haver mai auto aviso corto del re di romani, che fosse venuto de qua dal Reno, e por aviso de li amici, come suo magnificencia lo confortava ad ex-petare fosse dito re in.Vormatia, et esso zeneral è 99* restato, tanto più por esser indisposto di la spala. Et che horra, per certa novità fa il reverendo commendatario di Palazolo, manda ad Brexa Joanne Andrea suo, el qual tornato, si aviarà al camino con la compagnia di missier Paulo Lietistener, el qual subito aviserà quando il re sarà a Vormes, quale dice qon farà troppo dimora lì e vegnirà in Svevia sua maje-stà. Item, li scrive di novo il conzar di la via li a Tronto con freza, e acumular di molte biave a Bolzano; et à inteso esser capitoli, che ’1 re di romani ni quel di Pranza più se impazanodi sguizari. Item, che uno messo dii dito zeneral, che portò le letere predite a Cremona, havia ditto a bocha, haver inteso dal vescovo di Trento, che l’imperador havia fato retenir pre’ Lucha de Raynaldis, e preso siando a messa con soa majestà. A dì X mano. In colegio vene 1’ orator di Fe- 100 rara, al qual erri fo mandato a dirli la nova di Trevi, et si alegrò con la Signoria et ringratiò di l’aviso; e che ’1 suo signor ducha è bon fiol di questa Signoria, e convien star ben col re di Pranza, et che Thè a Milano etc. Vene l’orator yspano, el qual etiam ringratiò la Signoria di l’aquisto honorificho di Trevi in con-spectu hostium etc. 11 principe li disse molte parole, e che Dio ne ajuteria. Vene domino Galeazo Bentivoy, prothonotario, el qual con domino.......Fantuzi. bolognese, etiam foraussito, intrò in collegio, zercha pratiche hanno in Bologna ; e parloe con li capi di X, nescio quid, ma sopra queste materie. Veneno poi li 45 citadini cremonesi, qualli zon-seno eri sera, alozatì a Rialto, in diverse hostarie, tra le qual a la nostra di la Campana. E cussi questa malina veneno per terra fino a San Marco, il prothonotario Stanga in mezo di do cavalieri, et poi li altri a do a do, el introno in chiesia di San Marco, et poi veneno di suso in colegio. Ai qual il principe li usò bone parole, dicendo erano stà fati vegnir, non per inanellamento niun che havesseno facto, ma cliorne fa li stati per star con l’animo securo; et che li vedeva volentieri, et li tocbò la man a tulli ; et che stesseno in questa terra a piacer. Il prothonotario preditto usò alcune parole, chome lutti erano fi-delissimi di questo stato et erano prompti a ubedir ogni mandato di questa illustrissima Signoria; et cussi, verba prò verbis, ussiteno fuori. Ét Jo li vidi molli di lhoro con dere che dimostra el cuor.