5-23 MDIX, LUGLIO. 524 ino parlava di darse fosse morto ila li allri; et russi uno, parlò di darse, essi li tajò la lesta e la butò zo di le mure, ot il corpo lo butono nel castello zoso : qual corpo vidi zenza testa. Or nostri, brasato le porte, et lhoro vedendo non poter difendersi, si reseno et fonno callati con corde zoso et uno fo morto da’ nostri in castello et do amazati combatendo, adeo numero 22 in le barche, a Imre 20, fonno mandati a Venetia per presoni. Quello fo fato di lboro lo dirò poi. Noto. In questa bataglia sier Pelegrin da Canal, di sier Bernardin, andato lì da si con alcuni homeni, volendo aver dito castello, fu ferito da uno schiopelo in........ e portato a Venetia, volendolo cavar, il dì driedo morite. Et in questo mezo le nostre barche tutte passoe suso a la volta di Pa-do;i, e introno in la terra per il Portello, qual era za aperto e il Oriti intrato e la terra era di la Signoria, et veneno versso la piaza tutti. E cussi il proveda-dor scrìsse prima, di hore ..., dii prender di la porta di Coa Longa per sier Zuan Diedo, e lo laudò ; e parse di novo al colegìo fosse lì, non hessendo mandato. La qual teiera la portò uno suo fradello zovene dii Grìti ; et poi di hore 12 scrisse di l’intrar e la barufa fata. La prima letera zonse a San Marco a bora di lerza, e tutta la piaza era piena pr saper tal nove, P altra zonse poi. Et chome nostri fonno in-trati, fo comenzato a meler a butin per tutti, prima le caxe di ciladìni rebellì et altri, poi lì banchi di zudei, di Vita et Zervo et di altri zudei, tutto fo tolto; sì che non si fenno altro quel zorno cha sa-chizar. Erano ini Padoa di le persone XX milia, e tra i qual molti vilani ; sì che per Padoa non era altro che armadi. Et queste caxe princìpal fo messe a sacho : di Alberto Trapolin e fradelli, di domino Berluzi Bagaroto, dotor, lezeva, di domino Antonio Francesco di Dotori, dotor, lezeva, di domino Gassar Orsato, dotor, lezeva, di Buzacharini, di domino Jacomo dal Lion, dotor, di Lodovico Conte, di Bernardin Conte, di Achiles Boromeo, di domino Fri-zelin Cao di Vacha, doton, cavalier, su la qual Jo vidi arme di l’imperio 3, grande, di carta. Item, la caxa di Antonio Cao di Vacha, fo eolateral nostro, di Marco Antonio Musalo e fradelli, ili conte Alvaroto, 246 dotor, fonno rìsalvate, perchè in una intrò Zitolo, in 1’ altra Latantio, in l’altra uno altro, e lhoro voi-seno ¡1 tutto. Altre caxe fonno messe a sacho di rebelli assai, chome di soto più diffuse noterò. In con-clusion, fo un gran sacho. E1 provedador andava atorno per la terra, volendo devedar, ma non poteva. Et anche di altri cha cìtadini fo posto a sacho; el di Obizi fo butà zoso la porta e sacbizata, licei i Obizi non si liabino impazà, etera missìerHironimo di Obizi andato a star a Ferara. Li Pavafava non fonno molestati, perchè è stati marcheschi tacili, et altri. E nota, li Zonzìni tutti è stali marcheschi e non hanno auto mal alcuno. Et Marco Antonio Musato vene ozi dal provedador, nescio qua causa, pur era di 16. Durò il sachizar fin horre 20 e più. Et il provedador fe’una cria poi, niun non sachizasse più, im pena di la forcha. Et a hore 23 vene una grandissima pìoza et vento e durò zerclia una borra. Et Jo, Mariti Sanudo, havendo terminato veder questa vi-foria, con mei fradelli andai fino a Padoa, zonzi a hore 23, et stemo la note a Padoa senza dormir, et la malina, me nolente, i volseno vegnìr via E ne l’andar, vestili a la venitiana, a la longa, tutte le fe-mene e homeni di li borgi erano su le porte, cri-dava : Marco ! Marco ! Laudato sia Dìo, che vedemo i nostri signor venitiani, che li traditori volleva desfarli etc. ! Sì che el populo di Padoa mostrò gran piazer. Erano im Padoa villani assai armati, tutti a l’avadagno, e di Noal e di Campo San Piero e di Mi-ran etc. Vene sier Antonio Querini, provedador a Campo San Piero, con villani. Etiam per il colegio fonno mandali, di li X, solum 3, che volseno vegnir, a devedar li inconvenienti, sier Marco Antonio Contarmi, sier Antonio Bon, sier Zacaria Loredan. Erano etiam li do podestadi di le contrade et sier Nicolò Pasqualigo, patron a l’arsenal, e tutli vada-gnò ben. Et fonno presi e menati dal provedador Grìti li signori di Cypri, stavano in castello, li qual è stati dal re e fati cavalieri, e tornati stavano per mezo il castello, in la caxa di sier Zacaria di Prio-li, quondam sier Lunardo ; li quallì, ozi, con custodia, lboro e le soe done et moglie, fonno mandati a Veniexia, con li soi guardiani primi, che a Padoa • i veneno al sacho. Et zonti, di hordine di la Signoria 246' ! fonno messi in prexom di 1’ Armamento, et le done j nel monasteri!) di Santo Andrea di Zira’. El castello ; veramente, dove erano infrati tedeschi, trazeva, et ferileno con schiopeti alcuni ; et ussiteno di dì de ro-cha, e tolseno certa roba di uno sta li à presso. Etiam la note dici tur alcuni citadìni di castello fu-zite el per la sarasìnescha andono fuor di ia terra versso Vicenza. Le porte di Padoa, numero 5, perchè do porle per padoani fono fate stropar, zoè . . . ............, fonno date a custodia a li homeni di Mirati, e lassatoli le chiave a lhoro ; li qual son marcheschi molto. E la sera il provedador fe’ co-mandamento, a tutte le caxe de Padoa si melesse se-zendelli fuora di li balconi, impiadi tuta la notte. Questo fe’, perchè dubitava iterimi non fosse messa la