m MCCCCLXXXXlX, GENN.-UO, 3-24 testabele, era de li, la qual era sta data per collegio a governar a Domenego da Rimano. Da Pisa di proveditori, di ultimo. Come pisani non voleva dar niun aiuto a’ nostri, ni di guastatori per el bisogno hanno di fortiiichar li lochi lenivano, zoé la Verucula, Calze et il bastioni di Stagno: nè vo-leno dar strami a li soldati che faceano la guarda et erano a denfensiom lhoro; è le caxe piene. Et come domino Marco da Martinengo governador era partito, come scrisseno,'et saria di brieve de qui, et za si havia dii suo zonzer a li Orzinuovi. Et fono chiamati in collegio Lucha di Lanti orator pisano, al qual li fo ditto per el principe : Pisani fevano mal a non se aiutar lhoro medemi, et 11011 volevano dar guastatori ni strami ; disse scriveria. Da poi disnar si redusse li savii tutti per consultar le cosse da mar et maxime alcune oblation fatte per certi soracomiti electi, zoè sier Valerio Marcello, sier Marco Antonio Contarmi, e diceano esser di questo voler sier Fantim Malipiero, sier Andrea di Mezo e sier Francesco Pasqualigo, i quali voleano armar galie sotil per mexi 6 sopra de sì volendo paga etc. Et tutti li savii disse la lliorò opinione, et io fui uno de quelli che non mi piaque, ma aricordai l’armar solum per mexi 6 come fu facto, et verissime io fui el primo promossi tal opinioni. ’ Et domente li savii consultavano a l’armamento, fo cominziato a pagar refusure a’ poveri homeni ga-lioti stati su galie sotil. Era pagador Alvise Soranzo fo de sier Remixi, et pagavano sier Francesco Fosca-rini consejer, sier Zuam Morexini savio dii consejo et sier Marco Zorzi savio a terraferma ; etìam era pagati li homeni di le barze. Et vedendo quelli di le galie sotil Veniere venute a disarmar, che lhoro non erano pagati, con gran cridori veneno a la porta di collegio dimandando danari, et fono alcuni chiamati dentro, et per sier Lodovico Loredam procurator savio dii consejo era in setimana fono tasentati, prome-tendoli il zorno seguente farli pagar, e cussi ando-no via. Ancora in questo zorno fo aldito Nicolò Segon-ti da Cataro scrivan a la camera, venuto qui con lettere di quel rector, per dar certe information di quelle cosse da Cataro : maxime per le saline fo dii Zernovich, et consegnava si dovesse tuórle per la Signoria nostra ad affido, qual turchi le dariano, et saria gran utelle nostro. A dì 11 zener in collegio non fo il principe per esser gran fredo. Fo aldito sier Moixe Venier oficial a le raxon nuove in contraditorio con li zudexi di proprio sier Piero Bon, sier Hironimo Da Molin e sier Pii ro Diedo, per la diferentia de chi dia esser oficio di pagar la dota di uno Marioni morto fuora de qui, qual era debitor di la Signoria nostra ; el li consejeri non fono d’acordo. Item,.fo fato tre paroni e tre scrivani di le galie dii tralego, zoè balotadi tre tolti per il capitano et tre tolti per li patroni : era uno avogador, e dato sacramento di le piegiarie; queli rimasti fono chiamati dentro juxta il consueto, e tochoe la man a tutti. Vene l’orator di Napoli, exponendo havia lettere di la maestà dii suo rp, che pregava la Signoria concedesse ad alcuni cathelani, sta nel regno e viveano bene turnen sono marani, che potesseno habitar in le terre la Signoria nostra teniva in Puja e qui a Vene-eia ; et non essendo el principe, per sier Francesco Marzello più vechio consejer li fo risposo si consejería questa cossa, et andoe via. Et il messo dii principe di Salerno, era qui, non potendo haver audientia scrisse una lettera al principe : havia lettere dii suo signor qual era varito dii colico pur era restalo amalato, e voria da la Signoria li fusse concesso potesse venir a Padoa per curarsi a quelli bagni, e dimandava la promissione promessa di misericordia per ritrovarsi esso principe in gran inopia et esser debito su quel de Sinegaja più de ducati 1500, e pregava la camera di Padoa li respon-desse la provisione, et non volendo potesse stanziar su quel di Roma a uno locho dove era bagni, et pur non volendo la Signoria questo, fusse chiarito di quello havesse a far, per haver gran bisogno di viver. Et udita questa lettera, nium di collegio li parse dir altro, per non sentir darli nulla. Da li rectori di Brexa, di 8. Esser venuto lì uno corier con lettere dii conte di Pitiano date a Gedi, dicendo haver aviso le cosse nostre di Casentino andavano male, per tanto esso conte governador nostro si offeriva ad ogni comando di la Signoria andar lì in persona. Et che havea auto lettere da Bologna di misier Bentivoy, diceva esso conte averli tolto alcuni homeni d’arme soi, quali li tolse credendo haves-seno licentia per esser stati prima con lui. Item, esso conte voi far uno matrimonio di uno fiol dii conte di Nolla, olim suo primozenito, in la fia dii sig. Julio Orsini, qual era promessa al sig. cavalier suo fiol no-viter defuncto, et il cardinal di Ragona suo parente era medio, lamen non voleva far alcuna cossa senza licentia di la Signoria nostra. Et li fo risposto per collegio primo laudando la sua volontà bona, e poi dii-matrimonio facesse, che tuto era ben fato. Da Ferara di Zacharia di Freschi, di 8 et 9 in qwsta matiza zonle. Molti coloqui fati col ducha. Et