141 MCCCCLXXXXVHI, NOVEMBRE. et spesso si trovava in coloquio col pontifice, el qual è il prothonotario domino Coradolo Stanga. Item, come era nova de lì, per via di Lueha, Paulo Vitelli esser leva da Pisa, et stratioti esserli andadi driedo et hali fato danno, el qual andava verso Casentino. Da Napoli dii consolo, di 13. Come el se parliria questa setimana per Apruzo, maxime perchè Ascoli e Fermo è in gartmio, perchè il signor di Ascoli Iacea novità. Item, le zente dii paese ha corso il paese e fato danno, maxime da poi la morte dii ducha di Malli, noviler inanellato. Item, il re eri con le galie di Villamarin andò a Santa Maria di Pedigrota a de-votion e tornò la sera a caxa ; fo in Capuana da la moglie, e il ducha di C'ilavria le’ convito soinptuoso. /lem, havia sostenuto in caxa con piezaria la contessa Brocharda di caxa Carbone, fo mojer dii conte Bocar-do; et esser morto el conte Zuam Balista Caraffa nepote dii Cardinal di Napoli, qual fo orator a Milan ; et questo mexe el Cardinal preditto ritornava a Napoli. Di Asie dii secretar io, di 17. Come misier Zuam Jacomo havia habuto lettere dii Malabaila di 11, che 10 advisa el re li à fato scriver che monsignor di San Martin solicitava il re a concluder con Milan, et soa majestà non voi asentir, et che lui non parla al re ma fa parlar, et che la liga con la Signoria si poi dir esser lata et si aspetava risposta da la Signoria. /lem, esso misier Zuam Jacomo haverli ditto: che a suo iìol è in Franza vien oposto tien tropo con la Signoria. Item, esser venuto uno canzelier di domino Lorenzo da Mozadega, dice il ducha esser contento San Zorzi e Zenoa dagi a’ astesani ducati 2000, et non li dagando fazi li rapresagii, ma non voria venisse a le arme. Et che esso misier Zuam Jacomo 11 disse: « Zuam Dolze questo è il modo a far mover Milan, vegnir a la guerra con Zenoa. » Et come domali doveva passar de lì do oratori di Zenoa, quali vano in Franza a dimandar al re tempo per questo. Item, esso nostro secretano havia parlato con ditto canzelier, dice il ducha di Milan teniva fusse seguito l’acor-do tra il re e la Signoria nostra, ma non si darà fuo-ra (ino a tempo nuovo, et non se publicherà se prima il fiol dii papa non sarà, et ha speranza con lui farlo divertir che non vera a le arme, et atenderà a le cosse dii reame. Et che esso misier Zuam Jacomo li duol di la tardità di la Signoria in ogni cossa, et voria operarsi in nostro servicio per dimostrar la fede sua; et li soi parenti Triulzi, sono a Milan, lo solicita acordarsi col ducha; et esser nova de lì, el ducha di Savoja esser zonto a Tui im, qual voi far tre stadi, zoè baroni, citadini e preti per scuoder danari, et non ha poder se non el gran bastardo. Dìi Ravena, di 19. Come sier Zuam Paulo Gra-denigo non si havea voluto partir se lui non li ordinava. Aspetava aduncha mandato di la Signoria nostra ; el qual zà a questa hora dia esser zonto. Item, che li elemani di Mantoa era lì, con li qual era impa-zito per le insolentie lhoro; fa le mostre di provisio-nati et guastatori di le terre nostre. Ha auto lettere dii conte dì Sojano, et manda la copia de qui, et edam una lettera li havea scrito la signoria di Forlì molto gajarda, in risposta di una sua. Da Sojano dii conte Lamberto, di 18. Solicita che la Signoria si risolvi zcrcha quella impresa di Galiarda, et Jacomo Saco suo messo è qui. Et manda una lettera di uno suo comissario a Spinello ; li avisa di molte cosse ; et haver di campo, nostri, oltra Tesser stali a Camaldole, haver auto la bastia di Popi, et 200 fanti vi era dentro esser partili. Item, che a Fiorenza non si crida più palle. Di campo di proveditori da Bibiena, di 15. Venute hessendo pregadi suso. Come erano nostri andati verso i molini e trovono fanti a uno ponte, zoè inimici calati con le artilarie, et li nostri feno guazar li stratioti et cavali lizieri per meterli di mezo, et inimici lassono tre artilarie, le qual fo nostre, et nostri seguendo andono soto le mure a brasar li moll- ili di Popi, et poi alcuni altri più in là; fono presi alcuni fanti, tra i qualli uno fratello bastardo di Paulo Bajom, uno capitano spaglio! et unocontestabele, che feno dfeondition, el poi ritornono a Bibiena a consultar quello havesseno da far : hano mandato Marco di Lanti con 1’ artilarie a solicitar vengino presto per poter far qualcossa, le qual non sono ancor zon-te : solicitano sia mandato danari.. Da li dilli, di 16. Come Piero di Medici havia ditto voler mandar uno a Popi a dir li comessarii fiorentini li vengino a parlar ; li hanno risposto di questo voler scriver a la Signoria avanti li dagi li-centia di mandar a Popi. Et hessendo essi proveditori dal ducha di Urbin, vene uno trombeta dal signor di Piombin qual volse parlar al ducha, Piero di Medici et Carlo Orsino, et se tirono da parte, et li parloe ; poi Piero di Medici disse che ditto signor voleva parlarli non hessendo niun di essi proveditori presenti, et quelli risposeno non li parer di far: et come dimandava prima trieva per zorni quatro et che esse parte si potesseno parlar; ma ditti nostri proveditori non fono contenti, come ho scrito. Di Marco di Sancii, di 17 da Caslel Delzi. Avisa esser zonto de lì, e haver trova li canoni e artilarie, le qual la malina le avierà verso il campo, et spera sarà di brieve.