339 MCCCCLXXXXIX, GENNAJ0. 340 la Signoria ? rispose di no ; et che li havia dito non saper quello voi l’orator preditto, ma lui è d’-un vo* ler e stava constante a quanto havia mandato a dir a la Signoria. E da poi uno amico li disse: si la Signoria vuol tuor el signor Antonio Maria di Sanse-verino, non stagi più, perchè si conzerà. Da Turim di 8, 9 et' 11, venule ozi et lele nel ccmsejo di X con la zonla. Le qual erano in zi-fra. Primo : come Placidiò era venuto lì dicendo veniva a preparar alozamenti per la venuta di misier Zuam Jacomo Triulzi, vien lì per visitar el ducha di Savojìi per nome dii re ; dice haver scontrato misier Gerardino Boba per nome dii signor Constantin, et Jacometo primo camerier dii ducha di Milano vano in Aste per parlar con ditto misier Zuam Jacomo stravestiti, et fece un longo discorso. Et come lui Placidio tornò in Asie, el suo palron Triulzi li disse questi esser venuti per dolersi di la morte di misier Renato suo fratello. Ilem, in la lettera di 9, come havia ricevuto lettere di la Signoria, li comandava andasse in Aste a dolersi con ditto Triulzi di la morte dii fratello, et dovendo venir lì quella matina re-stoe de andarvi, et cussi vene, li andò contra 4 mia et mczo. Vene poi il ducha con I’ orator pontificio et milanese, et la corte alozò in la caxa dii theso-rier, et smontato che ’1 fo esso secretano andoe da lui dolendosi nomine dominii, qual ringraciò la Signoria, et li disse poi rasonando di la fiola dii conte di Naxo in el iìol dii marchexe di Monferà. Ilem, si dolse dito misier Zuam Jacomo di la rota abuta nostri in Casentino ; et lui secretarlo rispose non esser vero, ni esser sta tante zanze qual fu ditto ; et che voria si adatasse la Signoria con il re, al qual havia scrito si spazi a concluder perchè la Siguorìa ha più partiti, limi, le cosse di astesana à tolto bon fin con zenoesi, voleno pagar il tutto, perchè cussi ha voluto il ducha di Milan per timor. Poi per la lettera di 11, come essendo dal Triulzi vene l’orator milanese, lui si partì, et rimaseno solli, steteno in coloquio gran pezo ; et partito ditto orator, il Triulzi disse aversi dolto per nome dii suo ducha di la morte di misier Renalo. Poi vene monsignor el Bastardo, stete do hore soli, e poi sì dispartì et insieme el Triulzi e lui et esso seeretario andono dal ducha, dove stete in coloquio secreto.' E in questo mezo lui Zuam Dolze andò a visitar madama la duchessa, la qual disse fin 15 zorni si parliria per Geneva, et tre dì da poi ve--ria il ducha. Ilem, acompagnò poi il Triulzi a caxa, qual li disse haver dimandato al ducha per nome dii re la liberatiom di monsignor di Ria, cuxin di la dona di monsignor di Clarius, incolpato haver voluto amazar el Bastardo. Ilem, li disse sapea il ducha di Milan haver mandato ducati 15 milia a Maximiano, et fato acordo ducati 10 milia a l’anno in tempo di pace, et in tempo di guerra quello havea, et questo per anni do. Ilem, esso secretarlo avisa haver saputo 1’ orator andò a Milan per nome di quel ducha fo -per dimandar danari, et dirli il re haver mandato a dimandar stanzia per 300 lanze. Ilem, che li Adorni e Fieschi pratichava di far amicitia e acordo con ditto re di Franza ; et havia inteso -la Signoria haver conduto el signor Antonio Maria di Sanseverino con 200 homeni d’arme; laudò molto dito misier Zuam Jacomo la Signoria di questo et la sua persona. Ilem, a dì 10 da sera, il ducha dete una honorevel cena al Triulzi, et poi la matina seguente a bore 14 si parti per Aste, e lui seeretario lo acompagnoe solo, et nel partir li disse: recomandeme a la illustrissima Signoria ; et che li aricordò il concluder con Franza è stato tropo longo, e par ancora saria tempo et che lui quo-lidie cussi scriveva al re. Ilem, mandoe una lettera dì domino Alexandro’ Malabaila di 30 deeembrio data a Montrabalc dove era la corte, drizata a ditto misier Zuam Jacomo, dice haver inteso di la rota di le zente di la Signoria in Casentino e preso 4 castelli, et il re voi esso Triuizi li scriva e dagi ajuto al signor Constantin, perchè il ducha di Milan voi cazar; et come il re havia ditto non lo credeva, perchè ha-veria aviso dì lui Triulzi, e non havendo non era il vero ; et come lui .Malabaila si partiva per andar a Somor a parlar a li oratori di la Signoria per nome dii re, con lettere di credenza!; et in quel zomo il re si partiva per andar a cena ad Argentoni. Di Lion di l’amico fidel, data a dì 4. Come andando per camin, per servicii di oratori nostri, si scontrò nel miedego dii re, et parlalo insieme par sapeva tutte le pratiche, e li disse il re esser certo per acordarsi con la Signoria, e qui fè un longo discorso, per le raxon che ’1 muove a far ditto acordo ; et che fiorentini havia messo Pisa in le man di soa majestà, et quella feva più caso di la Signoria che di nium potentato di Italia, e si non fusse sta per la sententia non aria fato caso dii fio dii papa. Ilem, ha mandato il Cardinal Roan in Bertagna a Nantes per condur la raina a la corte ; et che li oratori dii re Fedrico erano pur su quel di Savoja, aspeta licentia 139 dal re di passar a la corte, e il fiol dii papa non vuol,. el qual era zonto a Synon con grandi honori ; et poi la corte a dì 28 deeembrio se parti de lì per Angies, poi anderà in Nantes a far le noze dii re. Noto in la lettera di l’orator di Milan di 13 è queste parole non poste al suo loco per inadverten-