265 Per 1' allra, data ivi a di 23 a hore 4 di note. Si duo] la Signoria habi lauda altri che scrive zanze; et li proveditori li ha scrito mandi le fantarie in"campo; et dice fsser assai fanti nemici a li confini e.a quelli passi e sarà pericolo mandarli, e poi la total ruina di quella impresa ; et che Chiriacho dal Borgo et Turcheto dal Borgo con alcuni fanti in quella ma-tina erano venuti per dar socorso a Caresto, et inteso questo con gran febre si armò e montò a cavalo e andò a Caresto, et nostri fono con inimici a le man. Erano inimici 1000 fanti et nostri li rupeno, et fu morto il Turcheto dal Borgo contestabile in quella bataja, et podio manchò non fusse preso, qual l'uzite, fo preso 100 fanti et il resto fuziteno. Or in Caresto si ritrovava contestabile uno Antonio Agusei da Cesena, qual visto esser fugato e roto il socorso, vene a pati di darse con promision di haver sempre con la Signoria in tempo di guerra page 200, et in tempo di pace 100 et uno suo fìol caporal con ducati 10 al mexe di provision, et cussi li promisse; et subito nostri introno dentro, et bave quella rocha, et li vilani de li monti contra nostri cridavano : carne, carne-, laudò Ramazoto et Vicenzo di Naldo qual era sta ferito. Item, domino Antonio di Pii, Guido di Val de Marin over Brandolin, Carlo Secho e Tuzo, e tutti si portono valorosamente. Conclude, non voi andar in Casentino, et li contestabili a li qual havea ditto andasseno lì, ha risposo perderano la vita et le compagnie ; sono stati senza denari etc., et non vole-no andar maxime Zuam da Feltre. Item, lui ha la febre grande ; voria licentia e fusse mandato uno altro in loco suo. Et anche ditto domino Antonio di Pii scrisse di questo a la Signoria, ma non fu leta. Per la lettera dii dillo, ivi di 23 a hore 9 eli note. Come havia receputo la lettera nostra per la qual si laudava il conte e Jacomo Sacho e non lui ; si duol molto et li biasma assai, e dice mal dii conte, havia pochi provisionati e balestrieri. Item, tacile si duol di quel ch’è mia 36 de lì, et scrive le nove sue zoè dii primo di Ravena ; conclude haver impegnà la roba, non ha danari e si vede disperato. Dii conte di Sojano a ki Signoria nostra, di 23. Ringratia assai di la lettera scritali. Dice la cossa di Charesto, e dii combater, et inimici erano 4 conte-stabili, Chiriaco e Turcheto Dal Borgo che fu morto, Rizo di Campogialo, Cesure et Rizardo di Galia-da, in tuto fanti 1000; par ne habino preso 400, ta-men s’intende erano 400 fanti, il resto homeni comandati, et il Turcheto fu morto apresso Faziano dove fono a le man ; de li nostri un solo fu morto ; voi la Signoria li mandi danari; scrive Jacomo Sacho ha 266 una sua praticha che sarà buona ; farà il tutto etc. Avisa la madonadi Forlì voler mandar zente contro 109 ' di lui, et lui haver ordini mandar a le zente di soi castelli 300 sachi di farina ; ringratia ilerum la Signoria di le laude, promete far etc. Et mandoe una lettera di uno suo comissario de Spinelo, li scriveva inimici se ingajardivano contro nostri, et dita ma-dona di Forlì li mandava zente ; etiam il comissario suo di Gualdo li scrisse questo medemo de’ preparamenti de’ inimici. Da Ravena, di 24 et 25, mollo longe. La conclu-sion : esser venuti homeni di campo fuziti da Bibie-na ; dice nostri esser in rota, et esser zorni 52 non haver liabuto danari ; lamen li danari di le page erano sta mandati è assa’ zorni. Per l’altra di 25, si duol quella camera esser povera ; non poi suplir a le gran spexe ; li daciari non voi mostrar haver danari per non pagar quelli sono debitori ; prega la Signoria li mandi qualche danar per le spexe bisogna. Da Rimano di Zorzi Franco secretano di 20. Aver nostri di Casentino esser in fuga ; lui non poi trovar de lì alcum danar da mandarli ; et il signor con madona da poi le feste haver terminà andar a Bologna con gran pompa, non sa perchè. Di Marco di Santi data a Rimano a dì 24. Dii suo zonzer lì, scontrò Piero di Medici in la Marechia ; non poi haver danari da mandar in campo, ergo etc. In questa malina fu trato il palio a Lio juxta il consueto, zoè veneno in collegio quelli haveano guadagnato li precii, che eri che fo el dì di San Stepha-no treteno a Lio, et per il principe li fo tochato la man, e fo nel levar dii collegio. Vene Bernardo di Bibiena fratello di Piero se-crelario de’ Medici, vien di campo e portoe una lettera di sier Jacomo Venier proveditor data a Ravena a dì 24. Advisava la soa venuta, et si dovesse udir per esser istruttissimo di quelle cosse. Prima : referite veniva di campo, et come el signor Frachasso è a Popi, et vendevano quelli di la sua compagnia li cavali soi e tenivano quelli preseno di l’Alviano, per andar via ; Paulo Vitelli esser a la Pieve di San Ste-phano, et hesseudo sta lì a la Pieve Dyonise di Naldo 50 zorni senza haver danari, si era partito e venuto con la compagnia ad Arezo, dove non fu lassalo intrar ; disse la compagnia et lui è venuto a Castrocaro ;,in la Pieve era eliam Petron contestabile de’ fiorentini, et il signor Bortolo d’Alviuno voria 1000 fanti et andarà la Pieve a campo per esser poco custodito quel locho eon 60 fanti e non più ; et fino verà li soi 1000 provisionati mandoe a far el ducila di Urbim, havia mandato a tuor 4000 homeni MCCCCLXXXXVIII, DICEMBRE.