a 13 JICCCCLXXXXIX, GEN NAJO. 314 la duchessa, ili C, come desiderosa di far previsioni in executiom di lettere dii siguor ducha, di Bibiena, havia trovato a Urbim merchadanti li daria stera 20 milia (ormenlo di nostri, havendo li soi pagamenti, che saria bona cossa per l’exercito. Item, presentò una póliza di alcune cosse domandava il ducha lusse mandate in Bibiena, zoè uno miedego, uno spicial etc. come si fusse per star ivi in asedio per longo tempo. Li fo ditto si vederia e consejería. Dn Ravena, di 6, mandoe lettere di Jaconiazo drízate a lui. Li avisava inimici haver preso Migliano, et do nostri contestabili Maldonato spagnol e Mal-mignato, quali sono retenuti, erano ivi con G0 fanti et 10 homeni d’arme di Carlo Orsini tuti presi; e li fanti erano venuti la matina, dicono che il signor Paulo Vitelli li andò a dar la bataja, durò lino bore 22, haveano 5 falconeti. Item, che sier Zuam Paulo Gradenigo havia ditto al magnifico Piero e agli altri a Castel Delze che, dagandoli vituarie e fanti voi andar in persona a socorer Montatone e 1’ Averna e portarli vituarie per una volta tanto; e clic inimici ozi doveano andar a Montatone et esser restati per il tempo; e che il conte Ranuzo ad Arezo se intendeva Iacea zelile per andar a Bibiena ; et inimici haver con si do canoni olirà 4b falconeli. El per opinioni sua, conseja la Signoria togli l’impresa de Forlì ; manda suo fiol Colla a Ravena. El ditto podestà scrisse esser in quel teritorio di più compagnie cavali 708. Vene uno messo dii conte Fedrico di Monte Al-boto, el qual fo introduto per sier Marco Zorzi savio a terra ferma, di la qual cossa spesso in collegio aricordava, et expose come el suo conte si oleriva far prestissimo 200 provisionati et subito quelli far passar nel nostro campo in Casentino, dimandava so-lum doe page, et fo risposo per il principe si consejería, e poi fo tolto come dirò. Di Asola di Piero Brazadelo, di 4. Avisa li provisionali de lì esser tornati, quali haveano dito di la rota abuta nostri in Casentino; et li provedilor esser sta presi, et che Bortolo da Durazo contestabile havia a mal tal parole, et che asolani haveano mal animo verso la Signoria, faceano sete insieme contra dito contestabele, e lui come (idei nostro avisava il tutto. Introe li cai di X, et mandati tutti fuora, restò sier Zorzi Pixani doctor et cavalier, per la materia scrita di sopra, et da poi disnar fo consejo di X con zonta di danari. Et fo trovato el pro di le dexime si melerà. Fono electi alcuni nuovi di zonta in loco di quelli inanellavano ; et vene lettere di Zacharia da Ferrara. A dì 2 zeuer in collegio.. Vene li signori di note 128* et avisò esser sta trovato anegato apresso il ponte di San Palriniam in rio Menuo uno corier di Urbim con la scarsela, et era lettere dii ducila drizate al suo orator qui ; si crede da lui medemo sie caduto zo dii ponte, perchè non havea bota alcuna, et presentò le lettere bagnate, et lo feceno sepelir, etc. Vene li miedegi di collegio di questa terra, ex-ponendo, conzo sia che a tempo di le vachatiom Inastro Zuam da l’Aquila, maestro Nicoleto, maestro I.Iironimo da Verona et maestro Cabrici Zerbi medici legevano a Padoa, venissero) a miedegar in questa terra ; per tanto richiedevano nel tempo slevano dicti medici qui facesseno le angario come llio-ro, sì di pagar il modico in armada etc. El li fu concesso, et cussi per la Signoria, consulente collegio, fo terminato in scritura. Vene l’orator di Urbim dicendo eri haver dito stera 20 milia et havea equivochato, voi dir 2000, et per el principe li disse è pocho mal, et li pareva di novo la quantità che prima disse. Vene l’orator di Milan : dicendo haver lettere dii suo signor. Come havia abuto a mal di le parole usoe in collegio Erasmo Brascha ; quale afir-mava non esser sta di suo voler haver ditto, nè etiam nominato l’imperio, et li havea comesso dovesse recomandar esso dircha a la Signoria nostra et avisarla dii suo bon voler, et cussi lui orator afirmava che ’1 suo signor voi asetar le cosse di Pisa et esser bon fiol di la Signoria. Li fo risposto per el principe, come haveamo creduto non fosse sta di mente dii suo signor, et semo certi li liabi doluto tal parole, et si ’1 sapesse anche altre parole che ditto domino Erasmo havia ditto più si doleria: et l’ora-’ tor instò di saperle, et el principe non gele volse dir. Vene uno messo di lo episcopo di Mantoa chiamalo Francesco di Granoni suo comissario generai, e presentò lettere di credenza sotoscrile Luduvi-cus episcopus mantuanus de Gonzaga date a Riva-ruol a dì 4 zener, et si dolse de li tre savii in Rialto quali voleano far novità a uno suo loco fa col Castel Zufre, zoè per certa consientia etc. Li fu risposto fusse el ben venuto et la Signoria nulla sapeva, ma la malina seguente si aldiria li 3 savii. Vene Jacomo Sacho per nome dii conte di So-jano pregando la Signoria la sua provisiom coresse. Item, se li mandasse fanti per l’impresa, et siano pagati li 200 provisionati et 50 balestrieri havia, et che sia fato ritornar sier Zuam Paulo Gradenigo proveditor a .quella impresa. Da Milan di l’orah/r, di 5. Come quella matina