MCCCCLXXXXYIH, NOVEMBRE. 154 Vision di ducati 500 a 1’ anno in questo interim non cora ; et fono facte le lettere e mandati li danari de lì. Di campo, di proveditori di Bibiena date a di 20. Come havea ricevuto nostre lettere, et haver inteso li Vitelli esser partiti dii campo di Pisa e andati verso Fiorenza, et che Fraehasso non era sta lassa intrar in Arezo, qual veniva eontra nostri con 400 cavali. Itern, che haveano. tolto l’impresa di Galiada, et che le artilarie aspectavano, dovevano esser parto il zorno seguente lì a Bibiena et (ariano qualche effetto, et anche zonti sarano li danari se li manda ; et 62 haveano termina non mandar più lettere per la via di Ravena, ma far meter le poste altrove di soto Ra-vena acciò siano le lettere più preste, et scusavasi, haver scrito ma esser sta retenute sue lettere, etc. Di li diti proveditori, venule eri nel consejo di X, date a dì 18 a Bibiena. Come haveano termina con el ducha et condutieri di tuor l’impresa di Galiada; et ha scripto al conte Lamberto di Sojano fazi il luto et a Ravena mandasse quelle zente a quella via, et domino Polydoro di Tvberti da Cesena et li provisionati, et che arano tuli quelli castelli excepto do, zoe la rocha di Pianeta et Corezano. Aspectavano le artilarie non erano zonte, e li danari ; richiedevano uno pagador, per esser partito sier Gasparo Pizama-no Camerlengo di Ravena, come per avanti scrisse. Da Milan, di l’ oralor, di 21. Come quel zorno il ducha era partito a hore 15 per andar a Vegeve-no, si diceva por parlar a quel monsignor di San Martin tratava acordo con Franza, el qual si aspecta ritorni di Franza; et havia esso signor mandà danari in Toschana per dar a le sue zente, et Antonio Maria di Sanseverino, è a Siena, acciò cavalchasse. llem, iacea preparar la caxa dii marchexe di Mantoa lì a Milano, o per la venuta di esso marchexe, over de li soi oratori che si aspectavano, videlicet domino Zuam Piero di Gonzaga et domino Zorzi Bro-gnolo. Da Brexa, di rectori nostri di 23. Mandoe alcune lettere mandate a lhoro per il conte di Pitiano zercha quello li havia scrito el ducha di Milan, per la dìforentia di quel castello in reame conira quel conte Aldo di Santaflora. Et vene per il conte uno chiamato Sabastiam Breda, et par hahi risposo al ducha esso conte gajardamente non si voler meter in lui, nè mandar suo messo a disputar questa dife-rentia per haver la Signoria per soa protetrize. Vene ancora in colegio domino Jacomo de Nolla secretano dii prefato conte, narando questo, pregando fusse scrito a Roma a l’orat*>r et a Napoli al consolo nostro di questa materia, in recomandatione dii conte, et anche per la expectativa di haver benefici! dii subdiacono fiol di esso conte, qual è a Roma e porta la f avanti il papa. Itevi, reiteroe di haver il salvoconduto per quelli banditi che hessendo qui il conte dimandoe. Li fo risposo non si poter far per esser eontra le ieze, et le altro lettere si faria. • In questa matina, in colegio, fo baloladcdo gratie di debitori di la Signoria nostra di poter risponder a li ofìcii, una di sier Francesco Zigogna venuto proveditor di Cataro, era debitor a le raxon nuove per una piezaria, et 1’ altra di Francesco Alvise fo palrom dì nave che si rupe« et tute do. fo prese. Et da poi disnar, justa il consueto, fo gran consejo. A dì 26 novembrio in collegio. Vene domino Marco .Mali piero di Cypro et domino Andrea di. Martini prior di Hungaria, tutti do federi di Rodi, et prosentoe una lettera dii gran maistro di Rodi a la Signoria nostra, data a dì 7 octubrio, per la qual ringratiava la Signoria di le do bombarde haute, che 62 * fu fate per Albergeto e Sigismondo in questa terra, et pregava fusse lassato trazer 4 passavolanti, 400 balote di ferro, 50 rotoli di ferro per una caravelaj con la qual mandava 80 falconi a donar al re di Franza, al ducha di Savoia et al ducha di Milan ; et come si poneva in bordine a Rodi per esser fama l’armada dii Turco dover ussir a tempo nuovo eontra Rodi. Et per el principe li fo dito desse in nota quello volea trazer e si faria la lettera. Dii Ravena, di 24. Di alcune aque cressude in le fosse di la terra, qual havia fato grandissimo danno, facea provision di reparar, etc. Di Rimano, di 23, dal secretarlo. Come havia nove di campo. Quelli dì Popi esser ussiti, e trovo-no stratioti che havea fato straviza, et fono a le man. Ne amazoe do stratioti et 15 cavali, et che Zuam Paulo Manfron si portò ben ìn quella barufa quando si prese e rupe li molini di Popi, et alcuni stratioti per numero 30 si butono a l’aqua; et come se inteso, sono quelli da dia Zorzi che erano schiavi dii Turcho, et venuti qui ebbeno provision et a questa impresa fono operati. Ilem, come in Casentino tutti li populi cridava Marco Marco, et non più palle palle, eh’ era l’insegna de’ Medici. Ilem, havia mandato a dimandar cavali a Montefeltro locho dii ducha di Urbim, perchè conducesseno biava da cavalli in campo. Et quelli di Urbim volea esso secretano spendesse danari, et lui non voleva, ma sparagnar, etc. Di Brexa, di 23. Zercha la cava di Sorizim, avisoe come la era ; et volevano mandar soi messi da domino Francesco Bernardin Visconte, et havia