MCCCCJ.X XXXIX, LUGLIO. 926 si poi vender ancora ducati ‘2200 d’intruda ha la Signoria di ditte volte, et queste sia liete di decime potendo scuoterle, et quelli le voleno debi in ter-inene di zorni 8 depositar a 1’ olìcio dii sai. Ilem, sia vendute le banche di la becharia a ra-xon di 8 per 100, pur per ditto oficio dii sai ; et che quelli barano fato volte dii suo sia stima el suo la-vor e pagadi: e fu presa di tutto el consejo. Ilem, fu posto, per tutti ut supra, vender ducati 800 di zudei Padoa a 8 per 100 lieti di decima, in termixe di 8 zorni quelli comprerano debi disborsar, et bave tutto el consejo. Ilem, fu posto, per tutti ut supra, che li X savii tanxano: debi elezer do zentillomeni nostri per ogni conta, quali vadino col piovali per le caxe, acciò tutti si possi taxar, et che li X savii ogni zorno si debino redur etc. Et ditta parte bave tutto el conseio come le altre. Ite in, fu posto, per tutti ut supra, da poi exor-tato a bocha fosseno contenti prender : che ’1 collegio a bosoli potesseno expedir li orator di Traili et Otranto, a capitolo per capitolo in quello haveano dimandato, et fu presa di tutto el consejo. Serenissime ac illustrissime princeps, el domine domine observandissime humilem post commendatio-nem. La experta clementia grande di vostra celsitudine, la nostra naturale devotione in quella, ce induce con la solita fiducia bavere in tutti li nostri affilimi speciale ricorso ad essa come ad optimo patre et signore, et maxime in quelli dove facilmente vostra serenità pole porgiere subsidio, et senza quello 3G1 ne siegue la total ruina di la terra et natione nostra : per la quale salvare si degnava quella illustrissima Signoria non perdonare nè a periculi né a dispendio alcuno. Ilarà inteso la Signoria vostra, la expu-gnatione di Cassina, et occupatione success;! de la torre de Foce d’Arno, col guasto de’ formenti nostri da lo inimico ; et noi per questo non solamente trovarsi in penuria assai, ma etiam streti dal campo ho-stile, tal che docilmente et non senza crudele pericolo possiamo ussire fora de la cita, nè mandare a recomandare et gitarsi in grembo di la clementia de chi tino a qui ce à mantenuto vivi, come è quella Signoria illustrissima ; et niente di mancho siamo de uno medesimo animo tutti citadini et contadini non prima cedere al nimico che per forza siamo tutti sopra le cadute mura a dcfensione di quelle obtrun- cati et morti, non già per obsfination de non volere cedere a 1’ acordo et sopimento de le arme, etiam quando fusse con qualche nostro prejuditio et jactura, ma per la certeza che havemo che l’inimico è tanto avido del nostro sangue et pernitie che non ci obser-veria nè conventione nè pacto : de la pocha fede et religione del quale ce ne è ampio testimonio, el non solo a noi ma a tutto il mondo, la terra di Bibictm, et homeni segurati et absolti de ogni colpa di de-fectione per laudo prima dato per lo illustrissimo signor ducila ili Ferrara et inde per salvaconduti et particular cauzioni haute da’ fiorentini, sotto li quali si ritrovano dispersi et predati; adjunta la speranza haviamo in la misericordia di Dio, il quale, come non ci ha abbandonato fino a qui non ci aban-donerà in futuro, el in la clementia di quella illustrissima Signoria, che non consentirà che uno po-pulo suo devoto et fedele, pel quale ha facto già tanta impresa quanta a .tutto el mondo son sta nota, sia cussi injustamente desolato et disperso, alesa maxime la justicia e la pietà de la causa nostra, de la quale etiam molto ci confidiamo per essere sum-mamente amata et difesa sempre da Dio, et da la sublimità vostro, et la quale non bisogna qui molto ricontare per esser notissima non solamente a vostra celsitudine ma a tutto quello almo senato et a (ulto il mondo. Non haviamo adunque a chi più indubilamente né con magiore fiducia ricorrere, che a li piedi de la serenità vostra et di quella illustrissima Signoria, et in le brazia di la clementia et innata bontà sua, nui, la città, le done, li figlioli et ogni nostra fortuna remetere et relassare, et cossi fazia-mo suplicandola de grada se degni non recusare questa nostra oblatione, perchè non più fede trovarti in alcuno che sia a la ubidientia sua, che iu noi, li quali solo l’umbra e soto il patrocinio di quella, siamo per difenderci lotis viribus fino che a la benignità sua, che mai non ci manchò, parrà et piacerà : judicando più felicemente divoti de San Marco socombere, che sotto altro segno vivere; et se haviamo a tenere più uno siile che un’ altro in la nostra defensione, se ne remeliamo totalmente in la serenità vostra, da’ comandamenti de la quale non saremo mai alieni, come et più largamente relerirano li no-beli Joane de Laute et Andrea dei Colti nostri oratori, a li quali la Signoria vostra se degni presi,ir fede come a nui proprii, et a la gracia d’essa humil-mente ci ricomandiamo. Ex Palatio nostro die octavojulii (A.D. 1500). Supscripfio. E. V. serenitatis devotissimi servi anciani el vexilifcr justicioe popoli el consilii pisani. Copia di una lettera scritta per pisani a la Signoria nostra, per la qual dimandano soccorso.