367 MCCCCLXXXXIX, GENNAJO. 368 A dì 25 zener in collegio, fo San Polo, fo nìolo e caligo, et questo ho voluto scriver perchè in tal zorno si vede quello dia esser in tutto l’anno come apar in 4 versi : Clara dies Pauli largas frues indicai anni: Si nix vel pluvia, designai tempora cara. Si fuerunl venti, designai prwlia genti. Si fuerunl nebulce perenni ammalia queeque. Quello fue l’intenderete. Vene 4 oratori di Conejam dolendosi dii suo podestà sier Marco Antonio Barbo, qual havia fato molte manzarie, et contra li ordeni Ihoro, et a dì 19 di questo fece una sententia in favor di villani contra quella comunità, pregando fusse provisto. Et la Signoria, consultato col collegio, il principe ordinò una lèttera a ditto podestà suspendesse dieta sententia, et comesso uno avogador andasse suso, la-men perchè compiva presto non andoe, et poi nulla seguite. Vene Piero e Bernardo di Bibiena fratelli, con li qual fo conferido dii modo di socorer Bibiena, l’A-verna e Montalone, et se andando nostri per la via di Bagno sarà buono et potrano andar con mancho dificultà : risposeno questa esser mìor via. Vene quel messo de li do capitani francesi, et risposto per el principe non era tempo, ma con tempo si faria etc, bisognando. Da Ravena, di 23. Mandoe lettere abute de Sorbano di 21 dii conte di Sojano. Come la madona di Forlì voi mandar in campo a Spinello, loco suo, zen-te ; voria aiuto etc. et è contento perder li soi lochi per amor di la Signoria nostra : e quelli condutieri è in gran bisogno; et ditto conte havia auto ducati 200 e li contestabeli 170. Zuam da Feltre era a la guardia di Charestò et il resto di quelli lochi. Et per uno messo di Benvenuto Aurelian, fiol di Zuam Filippo colateral, è stato lì a Sorbano, ha inteso il tutto; et che il signor Octavian fiol di la madona di Forlì dia vegnir a campo con 300 cavalli lizieri et 100 cavalli altri lì a Sorbano, e conclude non si à altro modo dia .far corer su quel di Forlì per divertir. Et li condutieri scriveno esser do modi: o andar avanti come desperati et andando sarano roti, over levarsi de lì e venir verso Forlì a li confini. Da Fer mo di sier Bacalano Zen el cavalier pa-tricio nostro, di 7. Avisa haver inteso il ducha de Urbim esser asediato in Casentino, et come de lì si faria 1800 fin 2000 fanti et cavalli 200 fin 400 lizieri, tutti balestrieri e mandarli a la volta di Fa- briano, passar a Chausarin, poi a Perosa, poi per il lago a Cortona e Arezo per divertir inimici. Et tacile dice lui anderia a’ servicii nostri. Et ha inteso su quel dii papa è comandà guastatori, eh’e segno soa santità è con nui ; et altre cosse, la qual non fo coni- . pita di lezer, et non parse al collegio far nulla, imo tutti se la rise. Et è da saper eri in collegio, a requisition di sier Marco Zorzi savio a terra ferma, fo expedito il messo dii conte Federico di Mante Alboto che dovesse far 400 fanti et mandarli a Castel Delze, et eiiam fono tolti danari da sier Piero Balbi cassier dii consejo di X imprestedo a render di le dexime, per mandarli in campo. Di Franza di oratori di 14 date a Nantes, in 149* questa matina zonle in collegio. Scrisseno quello havia scrito a dì 10. Et che il re era sta certifìchato non esser vero di la rota fo dito have nostri, per lettere di misier Zuam Jacomo di 5, et intese la verità. Eri fono a messa col re, e ringratiò soa majestà di la comunication, et il re disse : l’è vero quello scrive misier Zuam Jacomo? et lhoro risposeno: sire li oratori fiorentini dicono el contrario e dicono cosse di non pocho momento. Monsignor di Lignì, che à in odio el nome fiorentino, à dito li piace fiorentini habi mosso queste busie, perchè il re non li piace, ni lui, et il resto de la corte ha piacer, maxime il ducha di Valentinoes mostra gran piacer, et il Cardinal Roam exalta la condition de’ fiorentini et nulla dice di la Signoria. Concluderlo il re esser sdegnato nè la Signoria nostra dubiti più parli di Pisa e dice mai più parlerà. El ducha di Valentinoes solecita di haver la fia di re Fedrico, la qual dice non voler senza licentia e benedition dii padre, et il ducha dice non l’avendo tornerà a Roma. Monsignor di Clarius aragonese, a requisition di dito ducha, è sta manda via di la corte; el Cardinal Roam è tutto di esso ducha; et il re ha dimandà: avete abuto risposta da la Signoria ? et essi oratori risposeno : non ancora e la caxon era per queste feste, et. il re disse per l’amor porto a la Signoria vostra voglio aspetar che vengi la risposta ; et cussi l’aspetano. Introe li cai di X, et fo divulgato el marchexe di Mantoa voleva ritornar con la Signoria vedendo haver -fato mal et dal ducha di Milan non li era sta ateso ; per tanto si dice esser qui a San Zorzi frate Ilironimo heremita, qual offerisse Mantoa e forteze in man di la Signoria ; sono materie di cai di X. Bene vero era venuto suo fratello signor Zuane et alozava a San Zorzi, qual vene a la Signoria come i dirò. Poi disnar fo gran consejo.