445 MDXX, DICEMBRE. 44G successo!’ sier Piero Mocenigo, qual andatoli conira con gran numero di zente, et smontato per andarli a consegnar la bacheta, se li apresenlò davanli uno eitadin de li chiamato Zuan Filippo di Gavardo, e disse al Podestà novo fusse il ben venuto, perché questo passado ha ruinà tutta questa (erra, e si ’1 slava più era compila di ruinar, e si parli. Il Podestà novo volse riprenderlo, evanuit. Consegnato il redimento, con gran colora lui sier Donado andò nel domo pregado da quelli citadini, dove li fo falò una oration in sua laude, li rispose dolendosi mollo di quello li era slà falò, e come liavia fato da 400 sentente e niuna era slà tajà, ha regulà el fonlego che al suo venir slava serado, làlo restituir li danari dii fonlego a chi li havia senza tuorli pena, posto la carne a pizoli uno la lira, era pizoli 14; e che costui, per aver bandito suo fiol Gabriel, haverli falò tal insulto. Or tulli si dolse, el li parenti soi e allri andò dal Podeslà, pregandolo li facesse perdonar; el cussi esso perdonado pregando castigasse so (ioli, li perdonò. Tamen seguile, die uno suo cavalier la sera fu morlo, essendo slà a compagnar alcuni haveano cenà con lui in vescoado, et è slà so fiol, qual sta a Monfalcon venuto con cerli banditi etc. E fe’ lezer la letera dii Podestà di tulio questo successo, el come el fa il processo: poi pregò fusse punito questi perchè è slà falò vergogna al Dominio, poi fanno contrabandi di sali e dirà gran cosse con li Cai di X. Questo a tulio il Colegio parse di novo. La Signoria voleva comeler a li Avogadori; fo diio mejo era a li Cai di X. Poi disse mal del Soracomito nominato . . ... qual armò in quatro ¡corni, qual tolse di le fusle di Turchi, danari, .robe e schiavi etc. Sopra questo fo dà sacramento e comandà gran credenza a (ulti; et volendo intrai* in la relalione, vene l’orator di Pranza e fo rimessa a dorrian. Vene l’oralor dii re Cristianissimo insieme con monsignor di la Gaviza francese, sialo in pelegri-nazo, venuto con la nave di Corexi. Hingraliò la Signoria di la bona compagnia fatali da tulli eie. Da Milan, vene letere dii Secretarlo nostro, di 3, e di Angtia dii Surian orator nostro, di 10 Novembrio. El sumario dirò qui avanti. Fo ordenato di far Pregadi a requisilion di Savi ai ordeni, per conzar le galle di Fiandra, le qual non haveano trovà Patroni. Nolo. L’altro eri, l’oralor di Ferara vene in Colegio, notificò la morie, a do di questo di note, di lo illustrissimo don Cesare di Aragonia, fo fiol dii Serenissimo re Fedrigo di Napoli, di elà di anni .. . , morì li a Ferara. Da poi disnar, fo Pregadi, et vi fu sier Antonio 27 Trun procuralor. Fu posto, per li Consieri : che sier Aguslin da Mula, eleto Provedador in armada, qual non è di questo Consejo, aziò sia ben instrulto de le materie presente che occorre, resti fino el vadi a la sua pro-vedaria, non melando balola, e dice la parte come ad allri Provedadori di l’armada è slà falò, tamen non è vero. Andò le parte : 1 II) de si, 22 di no, et fu presa. Fu leto una letera di sier Marco Loredan podestà di Bressa, di 28 Novembrio. Di cerio caso seguito; domanda autorità di dar taja. Et fu posto per li Consieri : atento lo insulto fato di note in la villa di Ludriano, territorio brexano, sier Bernardin fiolo di Juvita Lupalino, con persone 30 armale, havendo circondà la caxa di domino lli-ronimo el domino Cristoforo de Lupatini fradeli, dove era domino Fabricio di Soardi nobile de Bergamo a tavola che ’1 cenava, et quello amazono, el perseguilo domino llironimo etiam quello amazono, e zercorno la casa per amazar tutti i Lupalini e feriteno uno di famegii, come per le lelere dii Podeslà di Brexa apar: per tanto sia dà facullà di dar taja a quelli allri acuserano L. 800, e si uno compagno acusa li allri, habi la taja e sia assolto durn-modo non sia di principali delinquenti; e sapendo chi sono siali, li possi bandir di Venetia, terre e lochi, con taja vivi L. 800 per uno, el morii 100, el i beni confiscadi, ut in parte. Ave 127, uno nulla. Fu posto per li Consieri, poi leto una letera di sier Hironimo Moro podestà di Martinengo, di 24, qual risponde a letere di la Signoria nostra scriloli zereba l’insulto di quel cavalaro milanese, over ferito, e toltoli ducati 500 da alcuni per numero 5 incogniti ; el qual cavalaro era insieme con tre di Marlinengo con uno famejo che venivano da Mi-lan, i quali tre fono legali; pertanto siali dà l'acuità di proclamar, chi quelli acuserà habi L. 800, el se uno acuserà li allri habi la laja el sia absollo; el inleso chi sono, debi proclamarli e habi autorità di po-nerli in bando di Venelia, terre et lochi con taja, chi li daranno in le forze cadami di loro lire 800 vivi, et morii L. 400, e li beni confiscadi : ut in parte: 134, 1, 0. Et fo cava per el Principe, vice consier in loco de sier Batista F.rizo è amaialo, di Cai di XL, sier Alvise Mudazo. Di Roma, di V Orator nostro, di 26. Come ricevete nostre lelere di 7 et 14 con le nove de la election di l’orator al Signor lurco, fata di sier Mar-