«31 nador nostro, di 22 fevrer. Avisa di l’armata fa ¡1 Tureho, manda copio di nove abute da Syo di Zuan di Tabia consolo, di 10 ditto, zercha la verità di !' armata, ot di Clmracassam corsaro turco li danni faceva. D i Cataro, ili sier Francesco Querini rector et proveditor, di 20 fevrer. Como havia mandato a uno citadin cristian, sa il lutto dii sanzaeho, qual era amico dii ducha Vlacho, li ha ditto esser inimico nostri), zoo cl sanzaeho, et voi far do case sul nostro una por li salii per logarli, et l’altra per ha-hitar di almadari, et voi far uno comorcio per tuor I’ aviainento di Cataro, et non voi stratioti nostri stagino più dove stanno al presento. Item, che l’armata fa il Turcho ussirà per dove non si sa, axapi vanito a furia, non va a Rodi, anderà in Puja over in Cypro over a Ragusi, aricorda ditto sanzaeho sia placado con presenti. Da poi disnar fo consejo di X con la zonta di danari et di collegio, et fono fate le ubligation di depositi dal sai per li ducati 16 milia prestava el capitano zeneral, ita che li rehaverà in termine di uno anno. A dì li) aprii. In collegio veno uno francese, et portoe lettere dii re et di la raina di Franza in soa racomandalione, voria conduto da la Signoria nostra, et fo terminato in collegio darli bone parole. Vene li oratori fiorentini, ai quali per il principe li fo ditto quanto si havea da Pisa per le lettere di nostri proveditori che sarano qui sotto, et che volesseno exortar li soi signori ad accordarsi con Pisani, ot farli boni pali. Et dicti oratori pre-goe la Signoria volesseno far pisani stesseno contenti, et il principe li disse nui forno levar tute le zonte nostre di Pisa ; poi li fo ditto di fiorentini venuti a Lucha, et Paulo Anton Sodcrini rispose de bon esser merchadanli, quali sempre hanno auto il comercio con Pisani. El fo parlato di cosse da mar, et expodilo sier Albani Darmer patroni di la nave, qual vene in colili collegio dicendo eri messe l’alboro su la nave la qual è a Poveja, et tuttavia a l’armamento scrivea homini. Item, fo inteso si stentava armar le galie sotil, et sier Francesco Pasqualigo soracomito i pochi homi-ni scriti, el sier Andrea di Mezo era partito con 100 homini. Item, vene li patroni di arsilii dicendo non si trovava homini volesseno andar con li arsilii. Item, fo sento per collegio a Corfù et a Modom et a li provedidori di l'armata non dovesseno re-teair niun navilio andasse a Rodi, perchè ne ora 63-2 dato noticia haveano retenuto una nave de fomenti a Corfù andava a Rodi, qual inlisi ozi che Rodi è da la riva del mar da drio fino a le mura di la terra mia 18. Da Monopoli di sier Thoma Lion proveditor, di 2. Come si justificha si li syndici havesse scrito contra di lui. Item, avisa haver nova de lì l’armata potente fa il Turcho di vello 400, adeo tutti quelli populi sono in fuga, non hanno sussidio alcuno, vo-riano fanti, aliter li converà abandonar la terra da paura ; et me aricordante fo scrtto a ditto proveditor per collegio dovesse confortar quelli populi e dirli la Signoria Iacea grande armata, et non sariano abandonati di ogni sussidio, et si faria le provision. Da Pisa, di proveditori, di 13, 14, e 15. In la prima : come haveano inteso la senteutia per lellere di l’oralor di Ferrara, di 10 da Fiorenza, a don Fe-rante fiol dii suo ducha è lì ; et il populo tutto lacrimoso non poi partir. Item, in 1’ altra lettera come quel zorno a dì 1 i a hore 20 zonse Piero Rizo co-rier nostro con la nova di la pace, et don Ferante partì con 8 cavali con licentia di proveditori, andò in vai di Serchio a la Certosa per dubito dii populo. Item, haveano lettere dii signor di Piombili e comi-sario fiorentino è in Pontadera, eliam li avisono tal acordo, et che pisani dimandano di grada che le zonte restino lì fino etc. Et poi in la terza lettera scriveno pisani non voleno por niente patir, voi vender el suo a pizoli 16 et 18 por lira, e li danari poner a Venecia over brusar più presto la cita che mai ritornar soto fiorentini. Di sier Vicenzo Valier proveditor sora i stratioti da Pisa, di 15. A la Signoria in questa materia, che è una compasion ritrovarsi lì, per le lacrime, etc. Et che stratioti voleano partir, quali per tre zorni era sta fati dimorar. Di pisani di 15 a la Signoria nostra. Una lettera ben ditata soto scripta justa il consueto servitores antiani, vexilifer justitice, populi el comunispisarum. Come havendo intera la non meno injusta cha iniqua sententia tutti pianzeno por esser sta dati in preda a li nimizi llioro, et voleno più presto lassar Pisa e vender il suo a piccoli 16 et 18 per lira, che già po-teno haver pizoli 30 per lira da’ fiorentini et mior pati, et irsene altrove ad Inibiture o a Venecia: perhò su-plicano la Signoria nostra si degni far pagar a’ fiorentini li ditti beni lhoro, non volino patir lo exci-dio et vilipesa morte maxime rispoto a l’onor di la Signoria nostra, per la fede li fu data, e voleno morir sempre por San Marco, per tanto donano a la Signoria la vita, le dono, li fioli, la facultà et la terra. MCCCCLXXXXIX APRILE.