«>'« MDXXI, ché havendo Both Andreas fallo danni a nostri a Segna, fu contento si mctesse li danari a suo conto, el loro disseno bisogna deslinguer li lempi e si acorderà le scrilure albora era con la Signoria, dicendo loro la Signoria non sarà ingrata, havendo questo Re repudiato al tempo di la guerra tante persuasión fa-toli, mai volse udir parola di esser contra quella Signoria, qual dia esser memora, e lassò la flola in man 400’ di 1’Imperador, qual l’avia incoronala e fatoli dota di dicali 200 milia; unde lui Orator cèrchava mitigarli con de le parole. Doman va a Strigonia dal reverendissimo Cardinal, qual è stato grave hor è varilo, per comunicarli le nove dii Turco. Dii dito, date a dì 13. Come fo a Slrigonia da diio reverendissimo Cardinal, e li comunichò le nove. Ringraliò mollo la Signoria, dicendo in ogni tempo havia fato bon officio per la Signoria nostra, sicome fusse stà nostro patrino e cussi sarà fin a la morte, e che queste nove dii Turco sono di momento, e li principi cristiani bora doveriano far union, con altre parole ut in litteris; et che la Signoria ha molti li voi pocho bene de li, ma lui sempre è slà bon a-mico. Poi disse aver auto nova il conte Bernardin di Frangipani con altri di la Corvalia e il conte Zuane di Corbavia aver fato insieme conjuration di farsi tributarii al Turco, et zà hanno mandato al bassa di la Bossina di aver salvo conduto di mandar per questo soi noncii a la Porta, sichè tutta la Schia-vonia fino a la Sava si voleano dar a turchi, il qual pensier fo disturbalo da lo episcopo di Xaga-bria e dal conte Piero nostro nepote ; la qual cossa facendo saria gran danno per la Signoria per li confini hanno con loro e turchi veriano a farli danni ; per il che li prediti hanno mandato soi noncii a questo Re et a la Signoria vostra, etiam al Papa, per il che questo Re vorà divertirli di tal pensier et sperava si manderia a la Signoria etc. Poi parloe di le noze fate, dicendo è ben per la Signoria per li confini harà, e tien sarà perpetua pace con lo illustrissimo don Ferando, e si l’Imperador volesse far guerra, questo Re saria bon instrumento di conzar le cosse. Sichè il Re farà ogni bona opera si la Signoria non si movi di strada, e lui Cardinal farà sempre ogni bón oflìtio ; e si scusò che domino Filippo More fo mandalo a la Signoria per danari, che lui non voleva; ma de lì sono pochi boni el di mal si nutriscono, ma poi che l’è li, è bon la Signoria aconzi questa materia di danari eie. Scrive, volse esso Orator restasse lì per tre zornì, e cussi restoe. Dii dito di lo. Come, havendo auto la letera drízala al reverendissimo re di Poiana, perla qual la 1 Diarii di M. Sanuto. — Tom, XXIX. FEBBRAIO. 674 Signoria si congratulava dii fiol nato, mandoe uno suo nontio a Cracovia, el perchè ivi era uno maestro Marco Fojan veneto, di frali Menori, qual è co-missario di quella provinlia el confessor dii Re, al qual scrisse lo introducesse al Re, unde non essen- 401 do il Re de lì ma in uno loco ditto Librez, esso frale volse andar a trovar il Re in persona e darli la letera insieme con ditto nontio, qual era più lontano che di Buda in Cracovia. E cussi andò come li ha scrito el conte Palatino, col qual feceamicilia in Po-sonia, e cussi scrive il Re li fece una optima ciera, ringraliando la Signoria, e li fe’ risposta qual la manda; il qual Re, par atendi a pacificarsi cum suo nepote Gran maestro di Prussia col qual è stato in gran guerra: par l’imperador voi si lazi pace e lo ajutava, et zà erano zonti 2 oratori di questa Cesarea Maestà lì da quel Re, e do di questo Re a queslo effeelo. Il qual Gran Maestro era ajutalo dal re di Dacia. Con moscovili non è nulla di guerra; ma sono in guerra con Tartari eie. La letera dii re Sigismondo drizata a la Signoria, fo leta, data a dì 19 Zener nel castel di Biz. Manda saluti con accresimenlo, ringratia la Signoria di 1’ alegreza aula dii fiol natoli, come li ha diio fra Marco, et per la letera si offerisse con dolce parole; la copia sarà qui avanti posta. Fu posto, per li Savii, prolongar la inasena, et sier Luca Trun consier non volse, fe’lezer una parte presa a di 13 Selembre 1519 non voleva si potesse meler più la masena, se non per sei Consieri, tre Cai di XL e li Savi, in pena eie., et con li tre quarti di le balote. E li Avogadori andò a la Signoria dicendo non si poi meler, e li Savi pur voleva per esser beneficio di la Signoria, si alitava ducati 12 mila queslo anno, eri fo a ducali 8000 et 2000 et non più, perchè voriano continuar chi torà il dazio, e sono, danari contadi, pizoli 4 per ster. Iior fu falò lezer una parie 1481 zercha le mude: tamen fo messo parie non obslanle quella, nè non fo messo allro. Fu posto, per li Savii, una parie di 47 slratioti è in Friul, ai qual fo tolte le tanse del mese di Selein-bre passato, et questo perche haveano la biava. Et perchè prima quelli haveano page 8, fo redule a page 6, e venuti a la Signoria a dir che siano reduli a page 8 over siano licenliali, over habino le lanse, per tanto sia preso habino le lanse eie. Et sier Luca Trun el consier, fe’ lezer la parie di queslo Setembre, et messe star sul preso. Et sier Pandolfo Mo-rexini savio a Terra ferma andò in renga, et parloe narando il successo di slralioti. Li rispose sier Luca 401 * 43