639 MDXXIj FEBBRAIO. 640 Provedadori sora i danari di offici di questa terra e per le camere, con autorità eie. siano electi con pena di ogni ofìcio, stagino per uno anno, non possi esser electi quelli di Colegio. Et li Consieri rnesseno voler la parte, con questo che siano electi etiani quelli è con pena, habino libertà de intrometer et placitar li rei a questo Consejo, con altre clausole ut in parte; opinion di sier Luca Trun el consier, in la qual intrò tutti i Savii, e volendola mandar, Io Marin Sanudo andai in renga per conlradir, era far Avo-gadori extraordenari senza il titolo, cossa che feci prender, non si facesse più, et cussi vistomi in renga, fo ditto venissi zoso perchè non la voleano mandar. Fu posto, per sier Antonio Condolmer, sier Gasparo Malipiero, sier Marin Morexini savii su le acque, dar ad Alvise Zucharin l’olicio di stimador a doana da poi la morte di Zuan Inchiostro; il qual voi dar ducati 150 e il tnarzelo a la setimana a l’ofì-cio di sora le acque etc. Io Marin Sanudo contradisi, perchè non mi pareva fusse dignità di questo Slado dar expetative ni poi la morte; e feci una bona e brava renga, che per leze non si poteva far, ni l’autorità di Savii sora le acque poteva meter tal parte. Poi dissi zercha il suo officio alcuna cossa, e vuol vender li officii, et non si vede dove vadino li danari eie. Et sier Marin Morexini mi rispose justilicando etc. dicendo aver libertà di meter tal parte etc. Hor sier Marin Sanudo qu. sier Francesco andò a la Signoria a oferir per el tiol di ditto Zuan Inchiostro ducati 200. Ilor sier Piero Landò savio dii Consejo e i Savi a Terra ferma messeno di dar ditta expetativa al fiol dii prefato Zuan Inchiostro per ducati ‘200, da esser dati per lutto il rnexe, et debi risponder per tutto Sabado se ’1 la voi, aliter sia di ditto Zucharin, qual dava assai più; et in questa intrò quelli sora le acque. E parse al Consejo a provar questa per haver danari, che se sola quella di Savii sora le acque andava si perdeva, ave 16 di no, et si vene zoso a bore 3 di note. A dì 15. La malina non fo alcuna letera da conio. Eri fo spazà per Colegio la copia di le letere di Roma et Napoli zercha li fanti el zente spagnole vien in Romagna, et quello ha dito il Papa a l’Orator nostro, da esser il lutto comunicato a la Christianissima Maestà. Vene il Legalo dii Papa con li Cai di X. Volse au-dientia in materia di . .. Da poi disnar, fo Consejo di X semplice, et fono sopra il processo di quelli di Seravalle, numero . . . retenuli, e leto parie di quello, non compileno di lezerlo tutto. A dì 16. La malina vene in Colegio l’orator di Franza, ave audientia con li Cai di X nescio quid. Si dice monsignor di Lulrech dà il passo a sgui-zari 6000 vien per servir il Papa. Tamen in Consejo di X hanno questo aviso et in Pregadi nulla ha-biamo. Vene l’oralor di Ferara etiam con li Cai di X ; ave audientia, et fo parlato sopra quelle zente spagnole el stralioti che vien. Vene i rectori di scolari dii Studio di Padoa con zercha 100 scolari venuti zoso di Padoa, et questo perchè, hessendo sequito a Padoa cerla cuslion tra scolari brexani e bergamaschi, adeo, come per letere di sier Marin Zorzi dolor podestà di Padoa se intese, fo feriti alcuni, unde volendo proceder, ne fece chiamar numero 21, per il che diti scolari è venuti a la Signoria, dicendo, si questi sarano banditi, il Slu-dio si disfarà e loro voleno andar via. Et la Signoria consultato la materia terminò aquetarli, et fo scritto una letera a li rectori di Padoa, che essendo sequita la pace vadi più mite conira di loro, e ditoli lornas-seno a Padoa et seguilasseno li sci sludi Noto. Come, hessendo capitate certe letere in zil’ra in man di monsignor di Lutrech, e non polendo cavar la zifra da li soi, le mandono in questa terra a farle cavar a Zuan Sorro secretario nostro, qual è divin in cavar ditte zifre. Per il che lui le cavò e fo mandate a Milan e in Franza con gran satisfalion de esso Lulrech, qual le mandò al Cristianissimo re. Hor in questi zorni dito Lulrech scrisse a l’orator dii Re existente qui monsignor di Rossi, et li mandò 100 scudi d’oro dal sol da esser donadi al ditto Sorro, e la Signoria disse li nostri Secretarii non toleno nulla, et non volseno li aceptasse; sichè è cosa notauda. J)i Verona, fo letere dii Governador nostro. Come anderà a Milan, et che è aviso sguizari vien zoso a servigio dii Papa et Lutrech li dà il passo ; il qual fe’ star molto sopra di sè tulio il Colegio, e ter-minono far ozi il Consejo di X con Zonla. Da poi disnar aduncha, fo Consejo di X con la Zonla. Questo Consejo di X fo molto secretissimo, et fo 383* scrilo a Roma a l’Orator nostro et mandate le lelere la malina sequenle. A dì 17, Dominica. La Signoria con il Colegio andono in camera dii Doxe a visitarlo, qual è levalo dal lelo e vestito, e sta bene, et presto voria venir in Colegio; ma li medici voi stagi in camera.