6-29 UDXXI, FEBBRAIO. 030 però soa excelenlia vadi a Milun e torni più presto la puoi, e lassi in suo loco a Verona al governo di quelle zenle alcuno, ut in parte. Et fu presa. Fu posto, per li Savii tulli, la expedition di oratori di Malvasia, quali richiedono, tra li altri capitoli, che siano cassi alcuni provisionali homeni di la terra falli per diversi rectori con ducali 3 al mese a page 12 a l’anno a la camera di Candia. Ilem, 7 altri sguaraguaiti pur di la terra fati per varii reclori conira le leze. Per tanto volemo questi tali siano cassi, et da mò sia preso: che sier Agustin da Mula, va Provedador di l’armada, zonlo sia a Corfù, vadi de li e vedi questa cossa, et debbi cassarli si a lui parerà non sia spexa necessaria, havendo però adver-lentia non fusseno alcuno di loro benemeriti, et hessendo bisogno lassarli, ne meli di altra nation che di la terra. Veruni, si questo fusse con murimi -ration di quel populo, rimelemo a lui, ut in parte. Ave 162, 7. Fu posto, per li Consieri, Cai di XL e Savii, poi leto una lelera dii Podestà e capitano di Treviso, dar certo teren al conte Mercurio da potersi fabrichar una caxa: balolà do volte non fu presa. Ave 115, 37, 3, iterimi 94, 23, 0. Non fu presa. In questo zorno, per Colegio, fo scrito a l’Oralor nostro in corte, come li oratori dii regno di Cipro è venuti di qui e voriauo li archiepiscopi et episcopi di ditto regno habiti de lì, perchè le chiesie et palazì loro vanno in rovina. Per tanto voy parlar al Papa et far etc. 377 * A dì IO, Domenega, di carlevar. Vene in Colegio li patroni venuti di Barberia per terra, videli-cet sier Anzolo Justinian di sier Alvise et sier Piero Donado qu. sier Bortolamio qu. sier Antonio el ca-valier. Sier Batista Erizo vicedoxe non li volse aldìr e li fece un gran rebuffo, dicendo : «Volè parlar e avè lassa le nostre galie recomandate al cielo el al mar! andè con Dio, » et qualche un di Colegio volea pur alilir quello voleano dir, ma li Consieri fe’ chiamar li Avogadori, e li commesse strelamenle questo caso. Ditti Patroni dicono parli da Tunis a dì 29 Dezem-brio, et questo per la gran slaria ha fato il Capitano de lì, et erano disfati, et havendo proteslà al capitano sì levasse, non volse, e li fece protesto e si partì, et par ¡1 Capitano voleva star per scuoder quello do-vea aver merchanti da quel Re per odori e altro vendutoli, et che haveano auto za ducali 6000 et manchava 4000 quali fin 4 zorni li hariano autì, et che ditto Capitano ha una lelera di Colegio contra la forma di l’incanto di star con ogni dilìgenlìa a scuoder li danari di nostri merchanti dal re di Tunis et altri, eie. llor si intenderà questa cossa: è cosa di gran importunila aver lassato le galie et esser li Patroni venuti via. Si dice, di l’anno . . . capitano di Fiandra sier Lorenzo Loredan, patron sier Tomà Zen, dillo patron si partì dì Fiandra et vene per terra in quesla terra e lassò uno vice patron su la sua galìa in loco suo. Da poi disnar non fo nulla, e si alese a dar piacer etc. A dì 11. La inulina, non fo nulla da conio ni lelera alcuna. La Signoria dele longamente audìenlia. El Doxe era levà suso, et cussi ozi slà bene et ozi si voi rader. Fo suspeso, per li Savii, la lelera presa scriver al Baylo dì Constanlìnopoli, volano corezerla, et cussi si verà al Pregadi. Da poi disnar, fo Colegio di Savii. Et noia,io dito questa malina, per grìpo venuto da Raglisi, come erano ussite di la Valona 11 fusle armate, haveano posto su la Schìavonia, falò danno, et poi lollo la volta di la Puja. Nolo. A dì 9, Sabado, bore 22, seguite uno caso in quesla terra in Rialto. Sier Marin Grimani qu. sier Piero, di età dì anni 76, non voi honorì, è grandissimo richo, era misero e porla da un anno in qua manege dugal, e tamen va spendendo e facendo il suo prìstino costume da misero: par che alcuni zen-lilhomeni zovenì, videlicet sier Andrea Contarmi qu. • sier Teodosio, sier Jacomo Badoer di sier Hironimo, sier Benedeto Zane qu. sier Andrea, el sier Zuan Zuslignan qu. sier Lorenzo, lo scontrasse e li dicesse : « Poltron, meli zoso quella vesta, tu non è degno dì portarla, tu no è slà mai di Pregadi, » con altre parole obrobriose, et li Ireleno uno scovolo imbralà adosso, et per quanto el dice, uno dì loro li messe la bocha in rechia dicendo : « Dame 10 ducali si non ti tajeremo le manege ». Hor il dillo si andò a doler al Doxe, et ozi li fioli a lì Cai di X e deteno la querela suplieando fusse castigati questi tali; et li 378 Cai dì X disseno non li pareria fusse suo officio, tamen volseno acetar la querela. A dì 12, Marti di carlevar. Vene el signor Janus di Campo Fregoso condutier nostro, habìla a . . . , in Colegio, e sentato apresso il Vicedoxe, disse come havia maritato do soì fioli in do fie fo di mis-sier Camillo di Slrozi zentilhomo di Ferara, qual ha bona facullà sul ferarese parte e sul Polesene per ducati 15 milia, per il che volendo aver il resto di le facullà, par sia uno statuto a Ferara, che chi se mari-da in altri che subdili dii signor senza lìcentìa dii signor, che cazi di le sue raxon etc., unde pregò la