94 SILVIO MITIS Il conte biennale della seconda dominazione, scelto eh’ egli fosse dal maggior consiglio per duas manus ellectionum (1409) e poi (1548) per quattuor, ricevuta oralmente o in iscritto la cosidetta commissione, s’accingeva alla partenza, conducendo seco un seguito, vario nei vari secoli, ma almeno nei primi tempi composto del cavaliere o commilitone (specie di commissario di polizia), di due paggi e un servitore : di armigeri non ho trovato parola. Quando era prossimo il suo arrivo a Cherso, il consiglio eleggeva un _ oratore “ incaricandolo di presentare al nuovo delegato del governo gli omaggi degli isolani e di esporgli i desideri. Le accoglienze erano solenni e festose, molto ripromettendosi dal nuovo reggitore : gli venivano presentate le chiavi della città e lo si accompagnava nel palazzo pretorio, dove tutto il primo piano sfava a sua disposizione. Se il censo che la giurisdizione di Cherso-Ossero dovea annualmente alla repubblica rimase presso che circoscritto a 628 ducati d’oro, da corrispondersi semestralmente, il salario del conte nostro fu diverso nei diversi tempi : esso, secondo la ducale Steno, dovea detrarsi (1 aprile 1410) appunto dal censo, ma ignoro se così si sia fatto sempre ed integralmente. Sembrerebbe che lo stipendio andasse dai 400 ai 111 ducati l’anno e dipendesse anche dalle oscillazioni della valuta. Il codice cartaceo della confraternita chersina di San Lorenzo ci dice che il conte Nicolò Arimondo (1468) percepiva ogni quadrimestre 500 lire. Si legge invece in un documento dell’ archivio e museo Correr (Miscellanea, 1591, c. 327) che „ il conte e capitano a Cherso e Ossero sta mesi 24, con ducati 19, grossi 16, al mese “. Ma alcun tempo dopo gli stessi abitanti di Cherso ed Ossero esponevano con lettera al senato che il salario del conte è improportionato ai bisogni dei tempi, poiché, detratte le decime, si riduce a circa sedici ducati al mese : pregavano quindi che, con i denari riscossi in cancelleria, si portasse l’emolumento a trenta ducati mensili, per dare al conte e capitano „quelle honeste comodità che ricerca il decoro del Regimento “. Il senato, uditi i pareri favorevoli del provveditore generale in Dalmazia e Albania e dei governatori delle entrate, accoglieva la istanza degli isolani. Giovanni Cornelio, nel comunicare addì 4 settembre 1629 tale deliberazione al conte di Cherso ed Ossero