CHERSO ED OSSERO SOTTO LA SERENISSIMA 41 non deve aver fatto buoni affari, o ne faceva troppi, perchè due anni dopo il consiglio decretava „ che sia condotto uno hosto, de poder teñir hostería pubblica e dar da manzar a qualunque persona, e quella alozar e darli pan e vino e carne cotta et similia Il consiglio comunale di Cherso in tutti i tempi fece mostra de’ suoi sentimenti religiosi provvedendo spesso ai bisogni ed al lustro delle chiese e specie del duomo. Per accrescere la pompa delle sacre funzioni, gli faceva dono di sontuosi paramenti, e stipendiava, come ho detto, l'organista ed il cantore. Il desiderio di rendere il duomo più appariscente e vistoso, aumenta verso la fine del secolo decimoseltimo. Nella seduta del 29 giugno 1693, presenti il conte, 32 nobili e 12 popolari, si afferma che „ la chiesa matrice . . . ., eretta in coleggiata insigne, dovea, per ogni rispetto, con distinzione delle altre, essere abbellita ... e che abbisognava specialmente „ d’ un sof-fitato svasato con pitura proporcionata di sopra, e d’un Pavimento con squadrelle di pietra lissa, una bianca e l’altra rossa .. Il consiglio con voti 39 favorevoli e 6 contrari delibera di concorrere alla spesa con 300 lire, non gravose al bilancio comunale, ma, come avea proposto un canonico, buon conoscitore dei vigenti sistemi d’economia, prelevabili sospendendo per quattro anni le largizioni ai poveri nei giorni di San Vilo e di San Biagio. Ai 5 dicembre del 1710 il consiglio, questa volta con quaranta voti unanimi, decideva di contribuire con 50 ducati, pari a lire 320, al completamento dei lavori nel duomo. I quali erano stati affidati, con speciale contratto del 4 luglio u. s., „ a Mastro Zuane Troginon Tagliapiera “, e consistevano nella decorazione „ con marmo fino da Genova delle scalinate, supedáneo e antipendio “ dell’ altare maggiore. In questi tempi i nostri antenati chersini dimostrarono pure particolare interessamento religioso per il convento dei frali ed il loro santo Taumaturgo. Nella seduta dei 10 giugno 1703, a pieni voti, si decideva di annoverare fra i protettori della città Sant’ Antonio di Padova, perchè essendo aumentata, in grazia allo zelo del guardiano, padre Giovanni Fermapace, la devozione verso il Santo, il consiglio si rendeva interprete dei