CHERSO ED OSSF.RO SOTTO LA SERENISSIMA 23 lai vituperio cessi Ma il vituperio non cessò del tutto, si attenuò soltanto qualche tempo prima del cader della repubblica, col progredire del benessere e della civiltà. Alla sera il „porporier“ tirava la catena all’entrata del porto; si chiudevano le porte della città, e le chiavi consegnavansi al conte, e, dopo il terzo suono della campana non era neanche lecito di uscire di casa senza fanalino: cerlamente indispensabile anche per il buio pesto che regnava in tutte le vie e piazze. In tempi sospetti, fuste d’ esplorazione in mare, guardie dirette da nobili alle porte delle mura, alla porporella, al porto, vedette nei luoghi più esposti alle incursioni dei ladri e dei nemici; ma questi erano troppi, e paesani e forestieri, massime nei secoli decimoquinto e decimosesto. I più terribili erano bensì gli Uscocchi, ma anche altri abitatori del vicino impero e i Mor-lacchi non davano pace. In sullo scorcio del seicento capitarono anche i corsari turcheschi a trarre in ischiavifù, non pochi isolani ; e il pericolo fu maggiore e obbligò a raddoppiare le sentinelle di giorno e di notte, quando diluvi d’acqua avean fatto crollare fin dalle fondamenta buon tratto delle mura dalla parte di tramontana, costringendo il consiglio ai 25 aprile 1686 a votare 350 lire per restaurarle. Nè c’ era mancanza anzi spesseggiavano pure gli . zaffi “ indigeni e stranieri „ che andavano incorsando atomo l’isola “. Il consiglio, sorretto dal conte veneziano, non veniva meno ai suoi doveri: aumentava le ronde, le taglie, i processi, i castighi, moltiplicava le investigazioni, le difese ; non era bastevole. Nel testo, che tanfo consultai, Spoglio dei Libri-Consigli di Cherso del prof. S. Petris, leggo che nel 1509, a spese dei possessori di mandre, si allestiva un apposito brigantino per preservare il paese dalle incessanti irruzioni dei facinorosi. Venezia dava artiglieria, armi, munizioni, fuste, che, equipaggiate da isolani, difendevano il territorio contro gli „ inimici perfidi e scellerati ". Lessi pure, a pag. 297, dello Statuto Municipale Manoscritto delle Comunità di Ossero e Cherso, che ancora nel 1636 la più parte dei processi che si tenevano nell’ isola concernevano danni arrecati alla proprietà, e con scarsa fiducia degli accusatori, che troppo spesso vedevano inquisiti d’ogni risma, 1 La campana veniva suonala dai guardiani alle porte di piazza.