CHERSO ED OSSERO SOTTO LA SERENISSIMA 31 Nella seconda metà del 700, una stasi nell’ industria pesche-reccia, la mancanza del Monte di Pietà e una restrizione governativa agli investimenti dei capitali delle fradaglie, aveano avuto per effetto, con la scarsissima circolazione monetaria, un sensibile incarimento nei prezzi dei viveri. Gli isolani se ne impressionarono tanto, che i due consigli di Cherso e di Ossero decisero di raccogliersi a Cherso in una sola assemblea per impetrare dal senato veneto, magari in via provvisoria, le indispensabili provvidenze. E così, che io mi sappia, per la prima volta nella storia nostra, ai 6 d’agosto del 1773 si adunarono nella sala del palazzo pretorio di Cherso i consiglieri, e nobili e popolani, delle due comunità, in numero di 51, previo il suono della campana, e sotto la presidenza del conte e capitano Giovanni Battista Corner. I loro nomi sono registrati nel relativo verbale a pag. 37 del manoscritto di Nicolò Lemessi. Dei nobili osserini, Ira gli altri, erano presenti i due giudici Benetto Moise quondam Antonio e Giovanni Francesco Saverio dolt. Mitis ; i due agenti Francesco de Lio q. Giacomo, e Giovanni Bon di Zaccaria ; e poi Bortolo Masenta, Gasparo e Giulio Sforza, e Zaccaria Antonio Lion. Dei popolani d’ Ossero, il capo Nicolò Rucconich, e poi Zuane Zorovich, Gaudenzio Marinzulich, Marco Radich, Andrea Stanich, Zuane Lucovich ecc. Forse con 1’ accennato disagio economico e con il desiderio di accrescere la probabilità a superarlo, stà in nesso la nomina a difensore e protettore della comunità di Cherso „della rispettabilissima Persona del N. H. Zan Battista da Riva, Savio riguardevolissimo di Terraferma, adornato di singolari prerogative, che lo coredano, e figliolo degnissimo del N. H. Zan Antonio da Riva, Senator amplissimo e di chiara fama “. La proclamazione era avvenuta addì 29 giugno 1771 con il voto unanime dei 35 consiglieri presenti, tutti fiduciosi „ di poter gustare dal sopragrande di lui animo, negli ingrati incontri, li frutti plausibili di sì valido mezzo Certo è pure che, appunto per il disagio economico imperversante nella contea, il fondaco non poteva avere nei termini fissati il rimborso per le biade distribuite nei periodi, sia ordinari che in quelli straordinari. Laonde, consumato negli acquisti l’intero capitale di quasi 93.000 lire, premendo il bisogno e la minaccia della fame, il fondaco chiedeva, col mezzo del con-