CHERSO ED OSSERO SOTTO LA SERENISSIMA 11 parte slava assai poco evoluta e civile, ma necessaria per rendere produttivi la terra ed il mare. Incidentemente, e per eventuali raffronti, dirò che oggidì l’intera contea possiede circa 28.000 animali pecorini, 1200 equini e 1000 bovini. Però i conti feudali, che per farsi meglio ubbidire, portavano di solito con sè alcuni armigeri, non furono i soli a governare il nostro paese in questo primo periodo di signoria veneziana, perchè spesso ci appaiono anche dei rettori a tempo, pur essi chiamali conli. Non raramente del resto, e sotto gli uni e sotto gli altri, le cose dell’ isola andarono tutt’ altro che liscie e ordinate, e culminarono nella ribellione dei caisolani contro i Morosini, probabilmente per vendicarsi delle loro estorsioni e dei diritli municipali negletti e violati. Il barbaro asaassinio del conte Marco Querini, le piraterie in mare, le ladrerie in terra, i contrasti vivaci tra i quattro comuni, gli scambievoli danni nelle persone e nei beni, con quelli di Veglia, di Arbe e di Zara, tutto ciò provava che, in questo periodo le condizioni della contea erano spesso anormali. Ma questo era anche il tempo in cui idee nazionali ed unitarie non esistevano, e la patria finiva ai confini del proprio comune ; più in là non si scorgevano che stati e popoli stranieri, che trattavansi come nemici, se speciali interessi e speciali patti non ne regolassero le reciproche relazioni. Insomma anche da noi, piccoli comuni con grandi pretese e con una comprensione che troppo frequentemente non sapeva spingere lo sguardo al di là dell’ ombra breve del proprio campanile. Venezia dall’ altro canto, vinti gli ungheresi, non si adagia più ad una sudditanza che cova germi d’indipendenza e di arbitrio ; essa possibilmente vuole dominare senza restrizioni la contea del Carnaro ; lo esigevano la politica di S. Marco nel-1' Adriatico irrequieto e conteso, il desiderio di aumentare le rendite dello stato e di usufruire dei pingui prodotti isolani, il bisogno di dare lucrosi impieghi al suo patriziato, e sopracomili, marinai, roveri al suo naviglio. Ma la tendenza ad una dominazione rigida e quasi assoluta, e ad uno sfruttamento eccessivo delle ricchezze paesane, trova pure da noi fiera resistenza nel-1’ amore antico degli isolani ai liberi ordinamenti comunali e agli inveterati diritti consuetudinari. È ben vero che spesso le intromissioni di San Marco trovano giustificazione, scusa e parvenza