555 UDXXI, GENNAIO. 556 conle Crisloforo esser zonlo a Posloyua, e come in Cividal è poclia zenle per la pesle vi è siala. Fo lulo una suplicalion di Francesco Bon qu. sicr Zorzi cretese, domanda di gratia sia falò nobile cretese acciò possi partecipar di quelli oflìcii, et questo per esser fiol naturai eie., e li sia concesso a lui e so’ fioli ; et leto la risposta dii rezimento di Crete che conseja se li poi far tal graliu, ut in ea. Fu posto, per li Consieri, non era sier Nicolò Rernardo ni sier Balista Erizo che non è inlrado, et li Cai di XL, di concederli tal gratia, et fu presa. Ave 159 de si, IO di no, 4 non sincere. Et poi, sier Luca Trun vicedoxe si levò suso et fe’ la relation di quanto liavia exposto domino Fili-po More orator dii serenissimo re di Hongaria, di l’amor e amicitia di quel He con la Signoria nostra, et che da poi la crealion di quosto novo Signor turco, l’avia mandato suo nonlio dal suo He a dimandarli el continuar in la paxe, et che ’1 suo He non havia voluto risponderli se prima non partecipava con questa Signoria, l'interesso de la qual é cornuti con quello di Soa Maestà, perchè confinamo col Turco; el saper etiam la volunlà del Pontefice, perchè adesso saria il tempo di far facendo conira questa caxa, et se ol signor Selim viveva,la chrislianità saria slà opressa da lui ; e sopra questo fece una oration latina molto dotta conira turchi. Li fo risposto, che ’1 vedemo volentiera ; con altre simile parole. Poi el disse, una altra volta diria altre cosse; et cussi, da poi ritornalo in Colegio, disse come il He avia inteso la eletion di domino Marco Minio orator al Signor turco per far la pace, però il He suo desiderava fusse etiam tralà che ’1 sia dentro tal paxe. Poi esso vicedoxe disse li Savii verà a questo Consejo con le soe opinion per farli la risposta, come è ben conveniente. Et fu posto, per li Savii dii Consejo, Terra ferma el Ordeni, di farli la risposta, videlicet come el vedemo volunlieri per l’amor che portiamo al suo serenissimo He. Quanto a quello ha ditto del signor Selim, dicemo el Nostro Signor Dio ha levalo di mezo quello l’aria fato. Quanto a far la paxe, come el vene uno ambassator di quello Signor novo con letere di esso Signor, per le qual el Signor voleva continuar la paxe era col padre, el nui li dicessemo esser ben contenti, e per letere nostre quelle apro-bassemo, con avisarli eramo per mandar l’Orator nostro qual si alegrerà et confirmarà la dila paxe; quanto aver scrilo al Papa e Cesarea Maestà per moverli a far union conira dito Turco, lo laudemo questo bon proposito, et. sempre che vederemo li altri principi far, da nui non mancherà corrisponder eie. Quanto a deputar do a veder li conti nostri, ha-vemo deputadi sier Pandolfo Morexini et sier Marco Foscari savii a Terra ferma, quali saranno con sua signoria a veder tal conti etc. ut in responsione. Et io Marin Sanudo mi parse andar iti renga e 334 dir, saria bon chiarir come per nostre letere boia d’oro havemo zà confermà la paxe, et l’Orator eleto era per alegrarsi di la soa crealion et sigilar la paxe predila; però non si poteva quella alterar, e con questo non achadeva che lui più dovesse intrar che la paxe si liará a tratar sia etiam col suo He; ma non parse al Colegio rieonzar la parte, el fu presa. 178, 24. Di Milan, vene letere dii Secretario nostro, di 15. Come li 200 fanti fo mandati a Zenoa e fati ritornar, par che di novo li mandano, e questo perché quel governador dubita di novità in quella cità. Scrive, è zonta la posta di Pranza, e manda letere di POralor nostro, e le letere di 9 vano al prefalo Orator le ha mandate per le poste regie. Di Pranza, di l’Orator nostro, date a Bles, a dì 3. Come, havendo auto letere di 17 Dicembrio, di l’Oralor noslro apresso la Cesarea Maestà zercha il mandar dii conte Cristoforo al governo di Gradiscila, Maran etc., e per esser di la qualità li saria bon non fusse mandato acciò non fusse principio di guerra ; et perchè il Re era con la Raina e madre e pochi de li soi a uno vilazo mia 15 lonlan, loco da non poter habitar altri, mandò il suo Secretario a pregar quella Maestà voy scriver in Alemugna che sia revoehato tal electione. Et lui Orator parlò a monsignor l’Armirajo, era lì a Bles, qual disse si farà scriver al suo Orator parli a la Cesarea Maestà non lo mandi, saria principio di novità, et che francesi è desiderosi di guerra per esser slà senza soldo qualche lempo. Poi disse esser venuto quel Charon orator di Anglia con li presenti a quel Re, e voler esser in óptima benivolenlia con la Chrislianissima Maestà; e di le cose di Scozia voria li oratori scozesi andas-scno a quel Re; sicliò si vederà di conzar quelle cose, perchè sono in do judici, la illustrissima Madama per il Re nostro e il reverendissimo cardinal Ebo-racense per il Re di Anglia ; per il che si manda monsignor Polit in Anglia a questo effecto e forsi passerà fino in Scozia. Poi parlando di Roma, disse non esser altro. Monsignor di San Marzeo tralava alcune cosse di pocho momento; non è slà expedito ancora. Scrive, il Re con la corte va a Remorantiuo dove slarà alcuni zorni, poi si transferirá a Lion. Scrive, dillo orator anglico dimandò si ’1 Re andava