645 MDXXI, FEBBRAIO. 646 gripi di zenabrii et arzenti vivi sora Setia, come par la Signoria habi scrito di 20 Novenario, qual non l’ha aule, risposeno è ribello dii Signor (ureo, et Perì bassa e Mustafà bassa replicò far armada tulli do conira diti corsari, e meter li bomeni suso, come scrisse, per expurgar il mar da corsari. Scrive, il caso di Simplicio Rizo, che ha porla vìa assa’ danari, li ha dà assa’ da che far. Ha oblcnulo la liberation di le robe dì sier Andrea Morexini di Aleppo e aulo lelere a Bursa le consegni al suo nontio, el qual nontio dii Morexini è parlilo per andarle luor. Ha inleso barze francese a Barulo ha posto in terra ma non hanno fallo nulla, et che francesi su le aque 38G di Candia lolse alcuni vini dì nostri navighi con dir erano di zudeì. Scrive, che si provedi di danari per le pension dii Zanle e dii Iribulo di Cipro. Ha aviso di Alepo, il Zacaria vene lì con il Iribulo, poi ritornò in Cipro eie. Scrive, sì elezi il suo successor. Dii dito, di 9. Come eri fo chiamà a la Porla da li bassa e questo per lelere aule di sanzachi, quali si doleno di Calaro e Budua li fanno danni a li confini e dà recapito a li carazari di Signor, el monslrò le letere dii sanzacho di Carzego. Unde lui Baylo ju-slificò non era il vero, el perchè dil^ lelere pareva si dolesse di questi danni fati zà assà tempo e anni, el Bailo disse, l’ambasador dii Signor turco fo li e justificò non era il vero, et ave fede dii chadi, e questo è per la malignila dii sanzacho qual voria ogni hora si presentasse, ma ha una bocha troppo granda ; et Per! bassa disse è homo di praticha eie. Poi disse, scrive a quelli confina con Aran che non usino termini di guerra etc. Di Pranza, dii Badoer orator nostro, date a Cales, a dì 6 Fevrer. Come a dì 4 ricevete nostre dì 17 dìi passalo, qual è sia molto tarde. Mandò il Secretano a Remoranlino, dove è il He, per comunicarle a la Regia Maestà. Parlò al Gran canzelier e a monsignor l’Armirajo prima, et parlando dì questi fanti spagnoli, disse di Ferara non è da temer. El Gran canzelier disse si manderà la zente verso Parma e Piasenza, e l’Armirajo disse, si sguizari calerà, il Re condurà altratanti. Poi inlrodulo esso Secretano in camera dii Re, e leloli dicli avisi,non li fece risposta, perchè sopravene Madama sua madre, con la qual paiioe. E zercha l’oralor di Hongaria venuto a Venetìa, disse a li do sopranomìnali, quali non li dìsseno altro, e dì la scusation, non era vero la fama data dii conte di Chariatì dovea venir a Venetìa; sichè di le cosse dii Papa et impresa voy far de lì, non si parla alcuna cossa, sohm dii nontio dii governador di Zenoa e di nova di Ferara per sospeto i hanno. Eri zonse monsignor San Marzeo, vien di Roma qui, et volendo saper quello riporta, ha inteso il Papa non voi dar lo episcopato di Costanza al reverendissimo Salerno, el quello di Bruges al confessor dìi Re, ni etiam Io episcopato di Tolosa e Salces; sichè è stà mal exaudilo. Scrive, il re di Navara è partito, va a Lese da suo avo paterno, vecliio, qual è indisposto, et l'orsi farà qualche sublevalion a quelli confini. Scrive, il reverendissimo Cardinal di Lorena si parte, va a Roma, farà il transito per Venezia, dice suo padre fo a nostro stipendio et è zenlilhomo nostro. Manda lelere di l’Oralor nostro in Anglia. Di Anglia, dìi Surian orator nostro, date a Londra, a dì 21 Zener. Scrive quanto li ha comunicalo l’Oralor francese existente de lì, di la resolution fata, videlicet il Re è contento rinovar le trieve con Scozia per altri 6 mexi, con questo, per tulio Marzo scozesì li mandino lì oratori, e passado il termine e non li mandando, che siano rote le Irieve et si sii in aperta guera. Di Milan, di Alvise Marin secretarlo, di 6. Come, hessendo zonta nova a monsignor di Lutrech il fiol slava bene et venirà, ha auto grandissima alc-greza, et andato esso Secretano de lì per alcgrarsi, li disse il Papa averli dimandato per via dii Cardinal Medici, che ’1 mandi 400 lanze a la volta dì Bologna. E cussi Mercore a dì 20 di questo si melcrano a camiti. Poi li disse, vi dirò il Papa ha richiesto al duca di Ferara pagi il terzo di la spesa di sguizari over di fanti spagnoli che lo asecurerà ; sichè non ha pen-sier il Papa contra Ferara ; per il che esso Lutrech ha scrito al duca di Ferara che vogli prometer al Papa di pagar, e si oferì far quello, perchè si ’I Papa volesse poi farli mal, il re Christianissimo e la Signoria li potrà dir : « Pater sancte, queste non è le promesse fate, » et dito Duca lì ha risposto non ha il modo dii danaro. Poi disse esso Lutrech, il Papa va a bon camin, non domanderia altre 400 lanze per andar a l’impresa di Ferara, et che Marco Antonio Colona, che credeva altramente, lì à afìrmà di questo. Disse aver letere dii nontio dii Papa da sguizari di 9, come li 5000 sguizari ha auli e li meterà a camino fin 11 o 12 zorni e sarano in hordine. Scrive, aver ricevuto nostre di 10, di la licentia data al nostro Governador zeneral vengi a Milan, et la matina, perchè a hore 1 di noie ave le lelere, volendo andar- lo a dir a Lutrech, trovò zà lo avia inteso per lelere di Verona dii ditto Governador come el vegniria. Poi sier Francesco Pasqualìgo, venuto capitano dì le galìe di Alexandria, andò in renga e vene suso in