637 MDXXI, FEBBRAIO. al dazio por aviarie in Pranza. Hor le 4 dete a Lu-trech, dicendo soa signoria è venuto a proposito di conzar il stomaco questa quaresima. Rispose el Se-cri'lario etiam questo carlevar non lo guasterà; si-chè ringrazia molto la Signoria. Dii dito, di IO, hore 2 di note. Come, in questa matina seguile uno caso in San Francesco: hes-sendo Lutrech a messa, che don Renato Triulzi 381 * desnudò una spada li in chiesa e dete a domino Jaeomo Maria Slampa su la faza per certa inimicitia haveano per causa non li volea dar la strada; per il che quelli era con Lulrech disnudono le spade, non sapendo cossa si fusse. Lulrech vene lì al rumor, e fo sedato, et le’ serar le porte per averlo in le man, qual era fuzito da li frati e lo trovono in sagrestia e lo fece meter in fondo di torre. E il rumor fu sedato; e se non era in chiesa, saria seguito grandissima baruffa eie. Scrive, parlò con Lutrech, qual li disse la malvasia esser stà bona. Scrive, haver auto letere come sua moglie Havia fato uno fiol. Si alegrò con soa signoria. Disse la nova è venuta in 4 dì e inezo; e la madre slava ben, ma non el fìol nato. Scrive, si ha di Germania di 25, la dieta era principiata, et erano gran discordie tra quelli principi, perchè il Catolico voria far re di Romani il fradelo; sichè si risolverano in confusion. Scrive, tal nove li ha dito el signor Barnabò Triulzi etc. Poi fo fato venir suso Philippo Zamberli nodaro di Avogadori, et sier Francesco da Pexaro, sier Ni-colò Salamon, sier Lorenzo Bragadin Avogadori an-dono a la Signoria, dicendo voler meter di relenir li Patroni venuti di le galìc di Barbaria. Et cussi, mandali fuora quelli non meteno balota e i soi parenti, sier Lorenzo Bragadin andò in renga et narò il venir in questa terra li Patroni di Barbaria, zoè sier Piero Donado qu. sier Borlolamio, vero patron, ma l’altro patron era sier Francesco Zuslinian di srer Alvise da Sali Barnaba el qual morite, et questo sier AnzolO Zustignan, so fradelo, insieme con uno altro so fradelo, el qual sier Anzolo havia tolto una' galìa in Fiandra in suo nome e messe in suo loco uno sier Zuan Francesco Pixani qu. sier Lorenzo, qual non è prova in questo Consejo, ni pur vien a Consejo. El questi Patroni do hessendo a Tunis lassò le galie, et è venuti a Roma, poi in questa terra, cossa mai più aldìta che li Patroni lassi le galie. Et disse le parte vuol che chi abandona le galie pur d’Histria in qua eazi a la pena di pagar dueali 500; sielié questo è uno altro caso, et però voleno meter di retenir questi do Patroni, et formato processo far una leze ad exempio di altri, olirà la parte di pagar danari di exilio, el altro. Et cussi vene zoso di renga, e fé’ lezor una letera di sier Francesco Contarmi capitani© de le galie, di Puola, dii venir di sier Anzolo Juslinian per Patron. Fo cazado li cara (adori ; et volendo sier Stefano 382 Tiepolo provedador sora la merehadanlia andar in renga per defenderli, li Avogadori disse non melando balotìi non poteva parlar, et cussi andò fuora. Aduncha li Avogadori messeno parte, che sier Piero Donado e sier Anzolo Justinian patroni de la galla di Barbaria, siano relenuti, con altre clausole, ut in parte. El messeno di tulli do insieme che do-veano meler a uno a uno, et 8 non sincere, 32 di no, 160 de si, e fu presa. Fu posto, per li Savi dii Consejo o Terra fórma, riformar la letera fu presa scriver al Baylo di Con-stantinopoli, et maxime a quanto richiede Peri bassà di meter uno homo per galìa loro su le nostre et nostri su le sue; et per una letera a parte dicono la execulion fu presa, videìicet non ne par per non dar sospetto a li signori cristiani. Et sier Andrea Tri-vixan el cavalier savio dii1 Consejo andò in renga et1 parlò in favor di la letera, concludendo se dia creder al consejo di vechi e non di zoveni. Et sier Manu Justinian savio ai ordeni, li rispose laudando' quello è stà preso, et non questo mette i Savi, et Venuto zoso, li Savi ai ordeni messeno star sul preso. TJnde lo Marin Sa nudo mi parse parlar, et parlai contea una altra opinion danando la parte di Savi; ma quella di Savi ai ordeni mancava, videìicet risponder la causa di non meter ritorno per galla; qual è per non dar che dir a lì principi del mondo che non senio in quella bona paxe insieme, et che se difidemo uno di l’altro, et scriver che presto sarà Il 1! Oratór electo a Soa Maestà. Ma lì Savi ai ordeni non li parse azonzer e preseno la sua opinion. Andò le parte, 3 non sincere, 4 di no, di Savi ai ordeni 50, di Savi 140 et questa fu presa. Fu posto per tulli i Savii, scriver al rezimenlo di Candia di armar per l’anno futuro galle 8 sopra dila insula, 6 in Candia, una a Retimo el una a la Cania. Item, scriver a Napoli di Romania armi la galìa, per esserli danari di armarla de lì. Fu presa. Fu posto, per sier Velòr Michiel et sier Bortolo Coniarmi provedadori sora Io Armar, atento restasse danari in man dii Provedador di l’armada per dar a la setima galìa, et non essendo fuora, lì danari è a Corfù, sia preso che ’1 Provedador di Par-mada di dilli danari debi far sovenzione a quelle galle li parerà eie. Fu posto, per li Savi, elezer de prcesenti do 382*