615 MDXXI, FEBBRAIO. 616 havia sua signoria di fanti spagnoli, e si era vero venivano per Ferara. Rispose, el ducha di Ferara e il Papa li pare. Et come quelli fanti hanno assi capitani con loro stali a la guerra in Italia, et è voce, zonti di qui su quel di la Chiexia, barano do page. Scrive, ozi il Papa hessendo a la Magnana li vene uno corier, qual subito auto le teiere fo mandato via, e lede il Papa slè sopra de si ; le qual letere erano di Alemagna. Scrive, il Cardinal di Medici partì dal Papa el è andato a Fiorenza senza zente d’arme con lui; si dice per far provision di danaro. Scrive, domino Paulo Vitello capilano di le galìe dii Papa è parlilo da Roma, va a Fiorenza, e con lui è andato Alvise Fantini veneto solito andar patron di galion. Vanno- a Fiorenza e de lì in Ancona per reveder ie galìe e gaiioni dii Papa, e si dice per armarle, chi dice per venir in questi mari conira corsari mori, * chi per far altro. Scrive, come le porte di Roma eri et ozi sono sta serate, exceplo quella che andava a la Magnana, chi dice perchè li fanti spagnoli è qui non si parlino, altri per prender alcuni mascherali vien. Item, quel Guzon di Orsini fu preso in Banchi, ha auto assa’ corda, e si divulga le so’ cosse passerano mal, nè se intende la causa. Dii dito, di 2. Come Zuoba zonse el Papa lì in Roma, e licet fusse gran pioza, esso Orator andò a palazo, et inlralo dal Papa, si alegrò di la sua tornata, basandoli il piede. Lui lo abrazò e li basò tutte do le galde, ringraliando la Signoria con afetuose parole. Poi l’Oralor li expose, quel frate Andrea di Ferara non esser più a Venetia, nè si ha stampato et non si stamperà soe conclusion ni altra cossa contra la Santa Sede. Il Papa ringratió la Signoria, dicendo: «Questo malo voi seguirla via di quel fra Martin Lulher, el qual ha favor di molti ». E l’Ora-tor disse: «Questi tali capitano mal». Disse el Papa « L’è vero ». Poi l’Orator domandò di fanti spagnoli. Disse el Papa : « Quelli se ingrossano e disse savemo che ne vien oposlo li femo venir per tuor Ferara domine orator acerlè quella Signoria sopra la fede nostra » metendose le man al peclo, non se ’1 pensemo et afermè la Signoria di questo. Et ha-vemo scrilo a l’Imperador di quelli fanti, e il nostro nonlio è lì ne scrive che nulla risposta li vien data, sichè dubitemo i vegna conira de nui: si vo-lemo ajutar, e non potendo nui, domanderemo ajulo al re Cristianissimo e a la Signoria Vostra. Et ha-vemo spazà uno nostro a Napoli al Viceré e aspe-temo la risposta, dicendo, quando non poremo far altro, li daremo danari, aziò non vengano di longo a danizar tanti subditi. Dicendo « che vien dito to- lerno sguizari. Vi dicemo non volemo tuor Ferara con queste zenle, perchè le non soli bastante, et volendola tuor, bisognaria l’ajulo di la Signoria per le victuarie. Per questo non ve dicemo però che non la volemo, et de sguizari mandassemo uno nostro nonlio a veder di poterne haver certo numero per nostra difension; el qual nonlio passò la commission el li condusse, a i qual demo et li ha-vemo manda 30 milia ducali, el ne costa, poi senio in sla sede, di ducali 310 mila. Li pagemo li 70 mila li dovea dar papa Julio, a raxon di lauto a l’anno. Poi disse « Domine orator, vi volemo dir il tutto, ma sia secreto »: l’imperalor voi recuperar le terre di l’imperio, et voi ajuto da li principi di Germania per far ditta expedition, e lui voi pagar di suo 2000 homeni d’arme et 20 milia fanti, et voi principiar l’impresa fin 6 mexi; ma li Eleclori e quelli altri voriano fin 3 mexi; sichè la Signoria atendi a fortifiehar Verona e le altre terre vostre, dicen- 370 do, dal canto nostro non mancheremo di far quello poremo per questa Signoria ». Esso Orator ringratió Soa Beatitudine di queste amorevol parole etc. Scrive, il reverendissimo Cornelio è ozi zonlo, e questa mane esso Orator fo a parlarli di questi fanti. Col qual fece molti discorsi, e li disse ie parole che il Papa li havia ditto, e come il Papa atende a far danari, che ha mandà el cardenal Medici a Fiorenza a queslo efleelo, sichè fin 5 e 6 zorni se intenderà l’esito de diti fanti che non se intende pur quello i voleno. Scrive, haver auto nostre di 26, come si à el reverendissimo Cornelio zercha queste motion di fanti per saper etc. Scrive cussi farà e cussi con monsignor di Più. Scrive averlo visilà, e parlando de sii fanti, mostra non saper nulla. Di Napoli, di Hironimo Dedo, secretano, di 20. Come, di 1000 fanti, di qual 600 fo pagati lì a Napoli, come scrisse, sono andati 200 a Gajeta, e altri fanti vien verso il Tronto, con voce lì al Tronto àrano danari. Le 500 lanze tuttavia vanno etiam loro verso il Tronto. Si dice, vien qui a Napoli per Viceré uno fiamengo; ma questi napolitani non voriano perchè hanno quello voleno con questo Viceré, perchè loro e sguizari fanno quello voleno a li pollili, e poi è Viceré non ha fato morir alcun zenti-Ihomo, e lutto passa impune. Scrive, don Hugo di Mouehada è zonto lì a Napoli per medicarsi di le ferite ave sotto Zerbi, alozato a Monte San Martino in caxa di Paulo Tolosa, e a caso, il medico lo medica lassò le forfè in Ido, e lui voltandose se le cazò tre dida in la persona, sichè à auto questa ferita apresso le altre, poi la ferita di l’ochio e di la faza, non poi