147 MDSS, SETTEMBRE. 148 gnato da lutti li doclori excepto sier Nicolò Michiel, nè altri vi lue. Hor questo referile in Colegio la con-dition di Cliioza, la qual fa anime 10 rrtilia, di quali è liomeni alende al navicliar n. 1000, vanno per lutto con le loro barche da G00 e più stera n. 40, e vanno securi dal mar fino in Candia e in Alexandria ; dubitano di corsari sono da zercha barche ... et conclusive, Cliioza è povera. Di l’inlrada non disse, per esser di la comunità. La Signoria ha so-lum le 30 et 40 per 100, e li danari di le dexime per se quando le se meteno. Disse di sali, come sono saline n. 234, di le qual 24 è andate di mal, et che non si lavora il reslo con danno grandissimo di la Signoria nostra, per una parie presa nel Consejo dii sai dii 1518 che non voi si fazi sai bianco si non certo numero ; la qual parte è causa non si fazi. Disse poi altre parlicularità non da conto però, et fo laudato dal Doxe, justa il consueto. 96 Et sier Sebaslian Moro, venuto Provedador di Corfù, compite de referir la sua legatione el di quelle cosse di Corphù ; e come ha trova gran desordeni ; le porle erano serade per uno che stava nel borgo, et si poteva dir in le so’ man era Corfù, e si mera-veja non sia sta robato. Ha posto ordine le chiave sarà in man dii retor, la note. Disse aver falò una paxe di Petratini con.....che è de li primi de lì. Ifem, è pochi fanti, solum 100. Bisogneria altri 100 e assa’ arlellarie ut patet, ma bisogna mandarli polvere, non ha sufficientia. Ha fato certi ma-gazeni conzar dove dile artellarie sarano custodite. Disse di le fabriche quello è falto el quello manca e far, et saria bon conzar uno castello dito San Anzolo, legnerà 300 anime dentro di l’isola. Veneno sier Vettor Capello e sier Philipo Trun, vano Sindici in Levante, a tuor licentia, si partono ozi e vanno con la nave di sier Gasparo Malipiero, è al sorzidor, qual si parte questa sera e va a d re tura in Cipri, nè tocha altro che il Zante. Et cussi si levò poi a dì 4 da sera. Da poi disnar, fo Colegio di la Signoria, Consieri e Savii per aldir certa causa di visenlini eie. Fo scrito, per Colegio, a sier Alvise Gradenigo oralor nostro in corte, alento il Legato dii Papa ne ha portalo una sentenlia eseculorial fata in Itola per lo episcopo di Parenzo, intervenendo il loco di San Vicenli, qual sentenlia non polca de jlire esser fata stante li ordeni, però parli a ditto Episcopo si removi di lai sentenlia. Di la qual si meravegliamo grandemente. E non volendo, parli al Papa, et pregar Soa Santità voy commeter tal causa in partibus, perchè sarà difese le rason per l’interesse di sier Piero Moresini qu. sier Francesco ; con altre parole ut in litteris. Fo scrito al Capitano di Verona e Colateral zene-ral, hessendo partiti di Padoa senza licentia Zuan Francapan et Jacomo dal Capello di Verona homini d’arme dii conte Mercurio, però volemo statim li debbi cassar di dita compagnia. Di Pranza, fo letere dii Badoer orator nostro, di 17, da Poesì. Come il Re era andalo a la caza de zervi, et che monsignor di Lulrech soleci-tava il suo partir per ritornar al governo di Milan, et che monsignor l’Armirajo havia auto uno fio! e il Re l’havia tenuto a balesmo insieme con il ducha di Lorena. Scrive dii zonzer li oratori sguizari per far intender a la Christianissima Maestà quello ha-veano tratato e concluso in la dieia fata a Lucerna et per il servizio loro. Scrive, aspetar la licentia di te-nir a balesmo la da nata al Re, sicome scrisse ; la qual ancora non è zonla. In questo zorno, in Quarantia criminal fo espedito 96 * uno caso di uno baro ditto Bernardo Timon, d’una Irufa con una zoja fece a uno marchexe di la Tarila spagnol, è stalo assa’ in prexon ma non ha confessalo, pur le cosse è chiare ; et acciò si sappia ben la cossa, questa qui avanti è la querela : n Uno Bernardo Timone Arnardo Nigrisole fe- 97 rarese, Jacomo barba dii dito Bernardo, et Antonio fameglio,' banditi di Ferara et Mantoa per trufatori et bari, se sono reduti ad habilar in Are, et venendo domino Federico Henrico de Riperia marciose di Tarila per andar in peregrinazo con bomeni 14, parte di qual cavalchavano continuo con lui et parte andavano inanzi, perchè ’1 ditto Marchexe non volea esser conosuto, venendo da Verona per andar a Mantoa, a dì 4 over 5 di de... 1519, uno miglio Imitali di Verona, trovoeeldito Bernardo Timon vestilo da merchadante sopra uno cavalo biancho ben in ordine, fenzè esser napolitano, parlando napolitano et spagnolo, et acompagnose con ditto Marchexe ra-sonando varie cosse. Et loquace el molto faceto, et rasonando che cosa nova lì era, lui disse che ’1 Pontefice volea ogni modo far bona amicitia col re di Spagna et altre parole. Et cussi procedendo, incon-Irorono in uno slafeta a piedi vestilo da corrier, el qual correa di tutta corsa, e ditto Bernardo finse farsi admiralion di questo, et lassatolo passar un poco olirà, da poi lo .chiamò, e il ditto Marchexe I’ ol fece chiamar da li soi che ’I si affermasse, et dicesse quello era di novo. El qnal rispose : signor, io ve dico el Pontefice mandava uno ambasador al re di Spa-