433 UDXX, NOVEMBRE. 434 si ha fato mal fine, e ’1 forzo di questi zoveni hanno convenuto o lassar le sue robe in el paese, over ritornarle in di-io, che ne sono in galia baie da 85 che pagerano mezo nolo. È restato nel paese sier Nicolò Contarmi qu. sier Stefano, e sier Vicenzo Venier di sier Zuan Alvise zenero dii Doxe; nè è vernilo alcun di quelli andorono con le nave di Marzo da Damasco, nè alcun merchanle è venuto zoso di Alepo. Sono venuti sier Piero Morexini fo di missier Batista, e sier Anzolo Corer qu. sier Zuane, el il nostro Bortolo Brilo, qual tulli sono in la mia galla. Ben le merze per la Mecha, come i 262* corali, arzenti vivi, cenabri et rami in pan hanno abuto bon exito, e fato specie quante hanno possuto aver in Damasco, che siano bone. A dì 9 Oclubrio, a l’alba, fu scoperto una arma-da de 15 vele che veniva a questa volta da zerclia mia 8, che furono barze 6,gaiioni 2 grossi, uno sdiie-razo a la quara, 4 gali« sotil, una (usta et uno bre-ganlin al numero ut saprei di vele 15; che invero ne parse molto da novo, el ne dete da pensar, perchè non sapevemo alcuna cosa de ditta armada. Subito scoperta, io andai dal magnifico Capitano, dove immediate fo deliberà mandar la gondola del bar-zolo a quella volta per intender chi erano, el avanti fo mandà a la terra a farlo saper, et così quelli di la gondola aveno tanta paura che tornorono indrio di-gatido esser Turchi, el che ’I suo bregantin li dava la fuga. Intanto che la barella andò a far lai eflecto, io tornai a galìa e feci meler l’arlelaria a segno, dar arme in coperta el far tulle le altre cosse necessarie a difendersi acadendo, non zà per ofender, perchè erimo troppo inferiori; ma invero lutti mostravimo gran vigoria per andarne la vita el la roba. Hor zonli quelli di la gondola, io immediate fui sopra el Capilano per intender quello era di novo, et inteso questi esser turchi, fu mandato a dir a quelli de la terra, qual moslrorono aver gran piazer, et erano tulli in arme con la porta di marmo serada; molli de quelli merchadanli de terra scampono in galia, Ira i qual su la mia ve era Zanelo da Molili, Francesco Dandolo, Daniel Bragadin et Piero Yalaresso, e tulli li mij che doveano venir a Venexia ben erano in terra, molli slenno nel paese, et tulli quelli andorono con le nave di Marzo che sono rimasti nel pae-xe. Ne fu apena mandà a dir in terra che erano turchi, che ’1 brigantin di l’armada vene verso nui e ne ha cennato li maiidassemo a parlar, et cussi iterum fu mandà la gondola, dove li disseno esser armada dii Christianissimo re di Franza, el che erano venuti per prender a sachizar la terra di Ba-/ Viarii di 1J. Sanuto. — Tom. XXIX. ruti, et che nui dovessemo star da parlo, et non se impazar de niente che non saria fato alcun ol-Irazo, et che nostri el le robe sono in terra sarìa sopra il suo capo, et che dovesseno mandarli el 263 nostro armirajo. Inteso lai cossa, subito fu remandà per un trombela a dir a la terra che erano francesi e che venivano a dar bataglia a la terra, et che se dovesseno difender da valenti liomeni, e che nui in ogni cossa possiamo non mancaremo de far ogni ben, et pur fossemo potenti a conlraslar con loro, i qual moslrorono haver molto a mal che li avevemo mandà avanti a dir che erano Turchi oziò non si melessuno in ordine e che fuseno saltati a l’improviso, e che eramo tulli d’acordo, et lutti cani, con parole assai bestiai. Da poi fo deliberalo mandar sul capitano de dilla armata- a farli saper ut infra. E fu mandalo Francesco Dandolo e Bernardo Zustignan dal barzoto, con far saper al suo capitano, qual era sopra un di galioni et aveva l’arma di Franza, che non volesse disturbar la nostra muda, qual spirava el dì sequenle, et che essendo bona amicilia et intelligentia Ira il suo Cristianissimo re el la nostra illustrissima Signoria, non dovea far tal cosa, e che subito si fesse alcuna movesla, molli nostri zenlilhomeni e mercadanli che sono in terra sariano sachizati el morii, e che se pur voleano far cossa alcuna, lassasse expedir la nostra muda, qual come è dito finiva el zorno sequente, con subzonzersi che a sii tempi de muda sono molte zente in terra, e che la impresa non saria cussi facile. Trovò dillo capitano che si armava, qual li rispose che al tulio voleva dismontar et prender la terra avanti l’andasse a manzar, et che stasemo seguri che tulli li nostri et le robe saria salve e sopra la sua testa, el clic, se Mori e Turchi li fesseno alcun ollrazo, loro ne fariano asprissima vendeta, e che de altro più non si parlasse, el che tornasseno et li laseseno mandar nui patroni. In hoc interim, l’armada si apropinquava rimurchiada da le galìe sotil per esser bonaza calma, el sorseno in squadra per prova de le nostre galie e comenzorono con gran vigoria tirar gran colpi de artelaria verso la terra, le qual in vero ne passavano sopra la pupa con gran sbu-sinamenti. El cussi baiando con gran continuar, li 263 veniva de la terra risposto, zoè da la torre, ma tutte dava in aqua. Et cussi baiando comenzorono i soldati a montar in le barche tulli armadi di arme discoperte, cum lanzoni, alabarde et spade con le sue bandiere el tamburi, acompagnati da le 4 galìe soli), fusta e brigantin, tirando sempre la sua 28