4^4 DE FATTI VEN ET1 reo efercito, meno hauealedall’altra accopiate in aiuto del Fran-ceie ; vfata riferua,da cui doueua riconofcere in gran modo Carlo la confeguita vittoria. Ma non feru iua ciò, pera iTicurar all’inte-ro granimi efitanti de’Senatori; nè facea la fola Alleanza dubitar laRepublicadeiranimodiCefare • Dubitaua di più ancora., eh’ ella rimanendo in Italia folo impedimento alla totale confecutio-ne de’fuoi vaili oggetti, nè vedendoli volentieri chi impediiTe,po-tciTemalamenteofFeruaria perquefto rifpetto ancora. Già più non rimaneua nello Stato di Milano vn’angolo, ò vn Fante per la Corona di Francia. GiàilRegno di Napoli non più penfaua alle minacce, non cheaIParmi,deIDuca d’Albania, mentre già vi s’cra ritirato anch’egli dopo l’auuenimento infelice ; e già la prigionia del Rè non più lafciaua temere di nuoui efercìti. Flauea la kepublica allora comporto il fuo di mille feicétoCaualIitrà graffi , c leggieri, e di dieci mila Fanti. Riuolfe da vna parte tutte le ddiTr- diligenze,per torto aumentarlo. Procuro dall’altra dirertituire enofila ne’Pi'encipiranimoiìtàfmarrita; e principalmente fello preflo’l À ‘ ’ Papa ,che timidoalfoIitoinertremodiferteifo,e di Firenze,Io vedea perciò facile à gittarfi nelle braccia del mal fodisfatto Cefa-rc. Ragioni non mancauanoin abbondanza, non meno per fermarlo da’precipiti;, che per indurlo ad eifer capo di vna Lega de* chccccUj Prencipi Italiani, fola bartante àcontra porfidi petto, e d’argine all’inondationi Auftriache. Conliderogli pienamente il tutto!' italiana. Ambalciatore Veneto, che gli era in Corte. Fece qui lo rteifo il Senato al Nuntio Apoilolico. Ma nulla finalmente vnlie per guarirlo dello fpafimo,chefubitolocolfe alla notitia dell’eierci-to disfatto, e della fucceduta prigionia del Rè Francefco. Figura-uafi difperatamente all’occhio diftrutti oramai deiformi Cefaree vittoriofe ambi gli Stati di Roma, e di Firenze; nè più badando a’ Mà in "Vii- conf,gli} nè à preghiere, ricercò il Vice Rè àj contentarci di pre-Egii rìcer. ftar l’orecchio ad vn nuouo negotiato. Non fi può efprimere tT^pacf' quanto firalIegraffeLanoia, fentendofi à richieder ciò, ch’egli pregando, dubitaua di non e fière efaudito. Ma ben’altrettanto il contorfe la Republica, quando le ne trafpirò l’auuifo. Per fe me-deiìmanonfeppefar’altro allora, che fofpendere vn pocoàdi-chiararfi apertamente de’fuoi penfieri ; folocontinouò col Pontefice gli ordinari; offici;, cautelatamente però rirtretti à pregarci offi- ]0 ; Che per buona guardia, e prudenza di gouerno tra la gran u%lubil maffa di tanti minacciati incendi; fi compiaceflè almeno di man-CJ- dar fubito in Heluetia efprefìa periona , perleuar’, e condur’in Lorenzo Italia li diecimila Suizzeri,già deliberati; Come anco d'inuiare bafi'uìr'e vn Legato al Rè d’Inghilterra, acciòche vnitamente con Loren-iningM- zo Orio ,colà Ambaiciatore Veneto, amendue lo perfuadefTero