7*x DE’ FATTI VENETI fpecialmente da Aleilandro Terzo al tempo della gloria in fua difefa da elTa confeguita contra l’imperatore Federigo. PofFede-; ua tanti altri Stati, e Prouincie , e tale veniua da tutti li Principi vontefke. grullamente riconofciuta. Non fu per ciò difficile, che anco il Papa giudicatTe à fauor fuo, e ne mandò il decreto per l’efecutione al Concilio . Mafe allora, ed in quella occafione più non poterono i Bauari contendere, fi dichiararono, che in altre, ed in altri tempi à venire,non s’intendelfero per ciò pregiudicate punto le ragioni del loro Duca , de’fuoi Poiteri, e degli Elettori dell’impero. Nicolòda Ponte, vno de’Veneti Ambafciatori, già detto , non volle perniun modo Iafciar correre quel grande ardire fenzacor-retione. Non foto protetto altamente, ma incancellabilmente, ed uZs'ust à perpetua memoria fece registrare in quegli Archiui/, che allora, . fempre, ed in ogni luogo la Pontifìcia giuftiffima fèntenzafoffe inalterabilmente efeguita. In quefti raedefimitempi neIIaCarnia3eaItrouesùgrimperia- Ii Confini, nafcea fouentetrà quelli, e quefti Popoli qualche dif-Commiffa- crepanza . Cefare, e’I Senato, bramofi egualmente di conferuarfì lìimpe^' in vn’ottima corrifpondenza, deputarono d’accordo fopra i Luo-vuh. ghicontentiofìcinqueCommiflarij;deftinandolaRepublicaMa-rin di Caualli, Caualiere, Sebaftian Veniero, Pietro Sanuto, Gio: Batti ita Contarini^e Agoft ino Barbarigo, con tre Dottori di legge , Giacomo Chizzola , Francefco Gradano , e Mariguardo Suiana. Profeguiano in quefto mentre più concitate , che mai nel Re-deuTne- gno di Francia le guerre, eleconuulfìoniciuili . LaRepublica, lempre Cattolica , e fempre amica intereffata di quella Corona , da. haurebbedefideratodi potere ampiamente foccorrerla; ma impedita dalla lontananza, non feppe farlo con altro mezzo , che del denaio . Le rimile cento mila feudi d’oro inhonordi Dio , edili teftimonio della fua fincera immutabile offeruanza. Non parea però, che profperaffero quell’armi reali del modo, dalla Giuflitia diuina, & humana richieflo, non oflante la confe-°dÌiemca guita vittoria ,e la prigionia , fucceduta di Condè . Da tutte le £ Gulfa parti gli Vgonoti puIIuIauano;eIa Città d’Orliens refìfteua intre-¿[fediata. ^^ £ gagiiarcja aj petto del Duca di Guifa. l’Ammiraglio, che v era dentro, dubitando nondimeno, che la lunghezza del tempo, e la frequenza delle fattioni, il conduceife finalmente in neceffità di cedere, pensò ad vna forza più potente affili della forza. Pensò al tradimento , ed à togliere proditoriamente la vita al Duca di Guifa. Mandò vn’empio feonofeiuto fidato fuo nel reale efercito, Vccifo prò- dal quale vn giorno colta l’occafione, lo trafiffe, e lvccife con ar-ditommt- ^ibufata . Adempì per appunto quefta morte il difegno dell’ Ara- \