435 MDXX, NOVEMBRE. 436 artelaria verso la marina, et andorono verso la fiumara a la spiazuola, e lì tulli smontorono a sguazzo, et per quanto se po’ judicliar, poterono de-smontar da 700 cornicienti, quali smontati si me-seno in bataglion, et poi a l’ordenanza, et se avio-rono verso la terra su per una colina. Nui che era-mo alquanto assicurati, stevemo a veder la festa, e perchè la mia galla era più verso la spiazuola et nulla avea davanti, stevemo sul castelo et ve-devemo tanto quanto fusse sta li apresso. Quelli di la terra, visto costoro andar per dismontar a quella volta, et come francesi furono su la strada che vieti a la terra, la qual è streta, comenzorono a ussir di l’ordene e andar su i figeri a tuor ligi, pur al primo impeto Mori se ritraseno; da poi visto disordinarsi loro, si messeno fuor di slrada a la banda et con archi li fezeno un tal arsallo che comenzóno a voltar. Et in questo primo arsallo soprazonse un Miriti agià capo di Drusi, qual veniva a Baruto per veder le galie, come è solito far al compir la muda, qual era con zereha 100 valenti arzieri, et loro subito con gridi comenzò a tirar, de foza che tulli comenzorono a fuzir a l’aqua, el cui se bulava zoso de la colina in aqua et mori drio in aqua con saxi amazandoli come cani; el fu tal la sua fuga, che lulli andorono a l’aqua, et le barche li avevano menali, le erano andà a nave, e i poltroni strachi dal saltar in aqua dal peso di le arine, dal caminar per l’arena et dal sol che haveano in faza erano si persi, che non haveano altro refugio che andar a l’aqua, et non trovando soccorso di fuzir in barcha, da alcuni pochi in fuora, che dal bra-gantin el 3 barche erano lì furono levali, il resto che fu la summa di quanti sono sta trovali di numero 484 rimaseno morii: et tal sua bravarla in spacio di tre mezaruole, fini sì vilmente. Ne la qual zuffa mori il suo capo, che noti volea inanzar fin non liaveva tulli morti. Et avanti lutti snionlasseno di nave, per il suo armirajo, vene uno a me richiedendomi la barcha di la galla per poter poner più numero di homeni in terra. Li risposi io non poteva dar per più cause, el maxime che io era sotto il mio Capitano el non poteva far cossa alcuna senza sua licentia ; con qualche altra parola al proposito. Andò dal magnifico Capitano richiedendoli la sua el la mia; li rispose non volerle dar, per non meter in manifestissimo pericolo la vita de li nostri erano in terra. Per proveder ad ogni cossa, tolse etiam la barcha dii barzolo et quella di Zuan Forlin a lui di la galla, et cussi non volendo nui darli le nostre, domandò almen li desseno quelle di le nave: li fo risposo el simile. Si parli alquanto allerado, con dir che costaria del no- stro pan et viti, el cussi andò ancor lui in terra el li rimase. El io ho vislo il suo capo, perchè, subito auto la viloria, tagliono la testa a 303, el portorono molle teste sopra le lanze, et quelle apieorno a li merli verso la marina, e ’I resto fu sopra li snelli di cenere era sopra la marina per cargar in galìa, et con gran cridori veneno a la terra, facendo gran festa. E cussi passò la zornata; ma fu juditio di Dio, che se loro intravano in la terra, tutti i nostri erano morii, et il valor de più di ducati 200 mila de veneliani andava a sacho, perchè se i poltroni al dismontar avevano 100 schiopeli, prendevano la terra, et lutti li bave-vano lassà in nave. Da poi, avanti le bore "23, tutta l’armada feze vela con tanto silenlio, quanto fusseno stà frali di la Certosa. Questo è slà lutto el caxo pon-lualmente qual ho voluto avisar, aziò possi mostrarlo, che so da altri non sarete cussi ben avisati. Hor abuda la viteria, quelli cani furono in tanta 264' superbia, che più volte quella sera volseno meter a sacho i nostri, quali erano in le caxe aponleladi. Nui veramente, vedendo avicinarsi el zorno de muda, et che le specie non erano ancor zonle, nè poteva zon-zer in tempo, per esser slà subito per i fatori spazà non venisseno di longo, si trovavemo al tulio disperati, el maxime nui Patroni, che sapevamo esser fali più di 500 coli di specie; tamen da l’altra banda stevemo di bona voglia, considerando la cossa esser successa de modo che nui non dovevamo patir. Passato dito zorno di 9, che l’armada si parli la malina nel far dii zorno, ne soprazonse mnzor forlunn, che fo che discoverzisemo due galìe solil le qual immediate a la vista furono cognosute esser nostre ; et esser quelle erano in Cypri, et subito fo manda la gondola a quella volta. Quelli di la terra, vislo ditte vele, sospelerono che iterimi l’armada non tornasse, et vedendo nui mandar la gondola, comenzono a tirar l’arlelaria di le torre verso la gondola, in modo che ditti tornorono, el tulio quel populazo corseno a furia da persone 4000 verso le caxe di latori, ondando a sacho, el comenzono a dar di le manere in le porle, e si ’1 non fusse stà che erano ben aponleladi, el qualche amici avevano in cnxa, invero sanano stà morii e sachizali. Subito zonze quel Miriti agià capo di Drusi, el l’emin e chadì ile la terra, che fezeno tirar indrio tulli con gran falicha. In questo zonse le nostre galìe, che furono sier Bortolamio Fa-lier e sier Nicolò Trivixan, qual venivano spazadi dal rezimento di Cypro a nui, dubitandosi per esser slà quella armada sopra la isola, et mai si havea dato a cognoscer cui erano. Hor zonle, mandassemo far saper al emin et diadi di la terra come le no-