LIBRO SESTO. 217 damentefentire , e fcorrendo finosù IePorted’Vdine,dierono motiuo al Senato di eleggere in Generale di quella Patria Luigi Mocenigo. Preuenuto in ogni modo da'nemici l'arriuofuo,, e ' Mg trattili per li confini di Goritia verfo Cormons, Giouanni Vit- "S. turi, ch’eraui Proueditore, fi fpinfe loro coraggiofamente in- ^" Si-contro ; ne tagliò vna grolTa portione, eia maggiore fuentura, "¿e™-ta Ul che in quel fatto interuenifle, fu, che Luigi da Porto, Conte Vi- moiti.aglul centino , lodeuolmente nominato ancora, vi reftafseferito, e (Z^Tor-fforpio. t0' Capitò finalmente al Triultiola volontà del Rè Luigi, laquale fu totalmente contraria airvniuerfaleafpettatione. Attende- ordini dei uaogn’vno, che per fecondar la fortuna dell’ottenuta vittoria, ^irml gli commetteffedi proleguire fenza limite, erifpetto à impor-no-tanti Imprefe ; Ma gli ordinò, che lafcialfe Bologna à Bentiuo-gli. Che fe oltre adelfa hauefle occupate alla Chiefa dell’altre Città, le ne facette la rinuntia, e ch'egli poi, dopo hauere licen-tiata qualche parte dell’efercito , fi ritiralfe col rimanente in Milano. Quella non attefa deliberatone di Luigi, venne à più cagioni variamente aferitta . Chi attribuiuala à pietà, per non voler maggiormente offendere il Pontefice ; Chi à riguardo di non prouocare à propri; danni tutti gli altri Prencipi, echi all’oggetto, mai da effointeramente abbandonato, di riconcU liarfi con la Beatitudine Sua , laquale , coftretta dall’anguftie», che la opprimeuano, era ritornata ànodrirlo di fperanza ;hauea fatti nuouamente ripigliare i negotiati ; e per maggiormente blandirlo , era capitata à rilafciare il Cardinal d’Aus di Calle! Sant’Angelo . R,iceuuto il reale comandamento il Triultio, fi prefe licenza , prima diefeguirlo , di andare con l’efercito fotto la Mirandola , Cbeyàrot~ per ifcacciarui Gio: Francefco Pico,inueilitoui da Giulio , come ejjij W& giàfidiffe. Non hauendo l’alfalito forze fufficienti, procurò di aU' coprirli col manto di MafTimiliano, facendo intendere,ch’era la Mirandola gurifditione dell’imperio ; nulla in ogni modo ciò R iaprtn* giouatogli, conuenne cedere, & vfeirui, ficura la vita, e la Roba. Paffato pofeia il Triultio à Verona, lafciò inetta cinquecento lancie ,e mille cinquecento Fanti Alemanni; licentiò qualche altro numero de’Francefi, e d’indi trasferitofi à Milano, ripartì frà i luoghi di quel Ducato il reflante. Douea dubitare molto la Republica, che tali dolci forme verfó il PapadelRè Luigi,pra-ticate in tempo, che potea tanto, ed in tante maniere infaftidir-lo, guadagnarlo finalmente Io potettero. Ma fi come non fi mutano gli effetti, fe non mutateli prima le cagioni, così il Rè di Francia potea bene con li predetti foaui trattamenti lufingar’il E e Papa