LIBRO DE CIMO SETTIMO. 729 vna fublime grandezza in vna profonda, e riftretta humiltà. Così appunto auuenne del grande Imperatore Carlo Quinto. Chiamò d’improuiio dall’Inghilterra nella Città di BruiTelesil Rè Filippo fuo figliuolo , e fecegii vna volontaria , e libera rinuntia di tutta la Fiandra, ediogni altro Regno, eStatodaluipoiTeduto . %lnt0 & Rallignò parimente la Corona deH’Imperio al fratello Ferdinan- ”"¡¡“¿¡¡¡¡'1 do, Ré de’ Romani, e fpogliato di tutto, e folo riferuata per fé »a • °. in Ifpagna vna poca entrata , ritiroiìì à menare priuatamente la vita ; feco andarono le due Sorelle Reine, Maria, e Leonora, e fra^nfl tutti tre infieme fermarono la loro fìaza nel diftretto di Toledo . Ferdmàdot Variarono lopinioni del Mondo nell’inueitigar’il vero oggetto di vna tanta, e così monftruofa rifolutione in vn Prencipe,che dopoefpoiti , e trauagliati tutti li giorni in continui pericoli, & agitationi, nè mai fatollodi cingerfi di Corone il Capo , e d’em-pierfi le mani di fcettri,deponeiTe,e abbandonale volontariamente in tal guifa tante Dominationi, ed Imperi;. Vifù chi la loiten-ne vn’infpiratione del Cielo, la quale , per farfi tale conofcere,fu- » peratihaueiTeglihumani affetti. Altri le indifpofitioni di podagra , che tormentofamente trauagliauano bene fpefFo con l’età la Maeftà Sua . Altri, che nelle guerre di allora con Henrico , Rè di Francia, giouanetto , dubitaffevn giorno di foccombere, e di ofcuramente chiudere gli occhi à quella gloria , che sera immortalmente illuftrata, viuendo. Neffuno motiuo però fù baftante à mitigar’in alcuna parte vn’eftrema vniuerfale merauiglia ; e ben** hebbefi grande occafione di fcorgere in vn tanto fegnalato efem-pio , come tenebrofe fìano al Mondo anco le più riiplendenti felicità , mentre nello fleiTo tempo di fignoreggiarlo , conofcendofi il fuo cerchio vn nulla, fi peri uaderono iPrencipi,dopohauerlo tale appunto efperimentato, di volontariamente fprezzarlo. Ri-nuntiatofi da Carlo al figliuolo gli ampi Domini; , volle additargli, con la grandezza regnante , anche la prudenza in reggerli . Olifuggerìtutte quellemaffime , raccordi, &inftruttioni, che vide propri; al foftegno di quell’alta , edimmenfamole , efopra ogni altra cofa , ponderogli necefTaria la pace con la Corona di Francia, come quella, da cui dipenderedouealaquiete vniuerfa-lede fuoigran Regni, eProuincie . Diè tutto il grado Felippo a’ paterni faggi auuertimenti,e dentro al loro lume bene anch’egli difcernendo, che la pace è il latte pili foftantiofo, e nutritiuo di vn nucuo Prencipe,fi difpofediligetementeà procurarla. Colfel’oc-cafione da quellecomplimétofeofficiofità,che in tali cafldi aiTun-tioni vfano li Potentati l'vnoverfol’altro. Auuisò Filippo della fuailRèdi Francia, emifchiòtràlo fteiTo auuifo qualche tocco di defiderarlo amico. Henrico,che n era anch’eglibramofo egual- Zzzz men-