588 DE FATTI VENETI giuntodi vnCefarelafouranità in Firenze , Aipiraua àftabilir-3a, e nobilitarla più ancora con altre Nozze, di Catherina, pure fiia Nipote, in Henrico, Duca di Qrliens, iecondogenitodelRè Chriftianiflìmodi Francia. Temendo perciò, che poteffeCefa-re difficilmente vederfi in Italia volentieri à canto vn Compagno, di forza pari noniolo ; ma di iàngue , e di affetto feco più vni-to , quanto vn nodo legittimo dVn’illegittimo maggiormente ftrigne , aifentì prontamente al nuouo richiefto Congreffo i Difegnòdi compiacere al defiderio dell'imperatore ifteffo con la Cffaregiu- dilatata Colleganza^ confidò con quel merito di vincerlo ad ac-m uà- eo^fentiréal detto diuifato accafamento . Venne Carlo in Italia, e venneui per la via di Villacco, Quattro Ambafciatori della Republica , Marco Minio, Marco Fofcari, Girolamo Pefari, e SfSSli* Lorenzo Bragadino, andarono ad incontrarlo alla Pontieba ; lo ^^accompagnarono fino a’Confini con gli ileifì honori, eCorteg-j y7 ^ gio, anche nell’altra occafione fu pompof u nente praticatole per-va à boi* uenuta finalmente la Maeità Sua nei primi giorni dell’anno à Bo-£ancoiuia- legna»Città deftinatauianchequefta volta ; capitouui pur*anche fEhr0 ve- P°codopoiI Papa , Il primo negotiointauolatoui, fù la dilata-£otunu tione della Lega , per riportar'amendue ciò, chehaueuali quiui iopraogn’altracofa condotti ¿Ma premendo fpecialmenteloro, di perfuadere nella medefima dilatatione anche la Republica , e duefuoi Ambafciatori quiui ritrou^ndofi , MarcAntonìo Ve-7W. lAvto- nieropreiToalPapa, ed all'imperatore,MarcA.ntonioContari-ni » li felicitarono àrapprefentar’al Senato ; Che , mentreegli era eguale agli altri nel bifogno*neiraffetto , e nel defiderio del-toma la quiete,edellaconcordiaItalianajanco egualmenteconcorrel-iene! conferua ria , col mezzo di vna più mafficcia Colleganza, e concuiftrendeifepiù difficile Pingreifo nella Prouincia àchiun-dìiu$*’ penfaffe di perturbarle la libertà. Vi s’interefsò più ancora i 1 Pontefice . Mendicando tutti i modi per far vedere à Carlo , rMian* chenon bramauamenodilui di perfuadere à ciò la Republica * ciò, non fermoffi à pregarne folamente gli Ambafciatori. Spiccò à Roberto Venetia Roberto Maggio in fuo Legato , e quefti fe ne efpreffe “S à con ogni calda premura nel Collegio!! tentatiuo non però giun-veneti* pfQuiioà quefti Senatori.Haueano già penetrato gli Ambafciatori medefimi il tutto in amendue le Corti di Roma , e Germania fino a’primi introdotti abbozzi ; onde non vifùbifognodi ponderar vin frettai forti contrari;, che fi attrauerfauano. Erail iti Senati primo , ed il più gelofo > di non ftabilir tanto fermo, e tanto eftefo 'gw°lueì 'il piede alMmperatore in Italia. Il fecondo , che, fi come parea, che il Rè di Francia gìàfifoffe appagato delle ragioni addottegli dalla Republica, quando ella ftabilì del 2.9. la Colleganza con / Carla