4^2 DE’ FATTI VENETI lafciò gran dubbio della Tua fincerità. Inuiogli Matteo Gilberto» Datario, infifteatemente à pregarlo di pace con Cefare, e col fratello , PArciduca Ferdinando; nè moftrò di hauer gran cura della Republica, quando anche foife in que’negotiati rimafta efclufa,enon comprefaui,fe non lafua perfona,eFirenze-Non era confapeuole per anco il Senato di queftamiflìone dei Gilbertoin cht flt n Francia,alIora,che rifpofeal Poteficesù Iefue prime richiefte.GU jpottde. ditte con a per àttimo cuore . Che non era quello il tempo di toriì da Cefàre, per vnirfi al Rè di Francia, potendo ancora quegli vincere^ implacabilmente rifèntirfi poi,come nemico , ecomevili-pefo ; ecommife in feguimento la medefma fera al Duca di Vrbi-110, & al Pefari, che douettero iubito auiariì con tutte le loro gen -ti nel Milanefe, periuifoftenerfi, edifendere-in qualunque modo le ragioni dell’impero . Capitato l’ordine al Duca, gliparuein quella occafione di meglio obbedire, non prontamente obbedendo . Si prefe licenza di fofpenderiì fino, che riceueua nuoui fenti-menti del Senato fopra il graue pericolo , in cui ponderógli,che rimafto farebbe il dominio fempre,che fpogliatolo di forze, vi fi foiferofpintiinemici con ficurezzadi occuparlo. Il Rè di Francia frattanto, non interponendo indugio a’fuoi ben principiati auanzamenti,fpecialmente indirizzati all’efpu-gnationedi Milano,pofe vnjgran bisbiglio ne’Capitani Cefhrei, le di foftenere, òdi abbandonare quella importante Città. Li animauano à difenderla gli efempij fcorfi;li difanimaua,il non ef-fer’eifa più quella, c’hauea potuto in altri tempi così ben refiftere contra i più tenaci attedi;, ed i più feroci aifalti. Mancaua in gran parte di vittuaglie. Non erano à perfettione i Forti rifarciti; e quello, che più di ogn’altracofatoglieua il cuore, haueano patito, e patiano per anco que’ Popoli così fieri li flagelii della pelle» che,atterriti da’ colpiirreparabilidel Ciclo, non rimaneua loro petto, per affrontarti àquelli del Mondo,e degli huomini. Dopo molti difcorfi, e difficoltà, rifolferofinalmente tutti di la-r cefarti iciare per minor male Milano in abbandono, & andarono con noMdatm. tutto il loro efèrcito à ricouerarfi in Lodi. Quiui fi fermò con due mila foldati il Marchefedi Pefcara ; Pattarono il Vice Rè,Io Sforza , e Borbone à Soncino, e fi condufle Antonio da Leua in Pa-i^wuia con trecento huomini d’arme, e con cinquemila Fanti, fcelti r« luoghi. dalfioredi tutti gli altri, per conferuarein ogni modo quella Città, già che vedeano tutto il rimanente in iftato di douer perire. Entrò il Rè,con portionedel Campo fuo fenza veruno centravi ntfmÌ in Milano per le duePorte, Ticinefe, e Vercellina nel tempo itteffo,chevfciuano gl’imperiali perla Romana; e fi trattenne