322 DE FATTI VENETI metteua la celefte prouideza,che anco tra gli fteflì barbari vi fofie-in quel tempo graui diflenfioni « Hauea voluto il Signore Iddio, ciìel’OttomanoImperatore Baiazeth, e fuo figliuolo Seiino, ve-nifTero infierne alle mani ; Che s’infanguinaflero à lungo,e che do-SniTur' P° girata per gran pezzo la ruota deil’armi, fuccedefTe al figliuolo (h. di togliere la vita al Padre,e di falire al Trono col merito di Parricida. Achmat,di lui fratello,pretefedi fare lepaterne,elefue veq-dette;ma più volte vintolo,finalmente fù coflretto à cedere.Stabi-Htofi Seiino in Sede, ericonofciutodatuttigli Prencipi Imperatore Ottomano, fi trouò nel debito ifteffo anche queÀa Patria. Antonio VieleiTein Ambafciatore Antonio Giufliniani, e già, che non ¿¡¡¡SffiZ. poteua intimare al Turco la guerra, mentre iChriftiani fi com-4Sl- piaceuanoda lungo tempo di farfeIatràlorofteffi,eshìbigli la continuatione di quella pace,che hauea conuenuto,à coito de’fuoi propri; Stati, comperar dal Padre. Trattò Seiino l’Ambafciato-/ re con ogni dimoftratione di honore,e di affetto verfo lui, e’I rap- {»refentatoPrencipe. Loriceuèin Adrianopoli, douein quell’-nuerno dimoraua , per vfcire à prima ftagione contro di r,n/a con- Achmat, che sera di nuouorimeilo dalle rileuate battiture ; Ra-ua 1 naba, tifico la pace con gli fteffipaterni Capitoli,e accompagnò all' Ambafciatore di ritorno vn Turco, ilquale fù qui con rimoftranze honoreuoli generofamente accolto , e regalato. Ma Seiino, ha-uendo battuto ancor nelPAfia minore il fratello, e toltagli la vita, non più timido di alcun trauaglio, cominciò ben prefto à farfi conofcere non degenerante dal Padre, e da’ Predeceflfori. Dopo foggiogata l‘Afia, riuoltò i penfieri all’Europa, e fpecial-mente all'Italia ; facendo fabbricar Vafcelli,e Galee,e raccogliendo militìe,e remiganti per grande Armata. L’haurebbe anche to-fto fatta vfcire, e fpinta in quefti Golfi, fe Amurath, figliuolo di Achmat, non fi folle mollo à rinouargli le moleftie in vendetta Afa »tnt dell’abbattuto,edvccifoGenitore. Affiftitodal Rèdi Perfia,e fattofi alla tefta di tremendo efercito, gli inuafe la Capadocia; oc-ri»^. cupoglipiù Città, econ ciò obligollo à trattener fi per allora in Afia. - Ma benche in tàl guifa rimanefTero fofpefe, e differite le publícate minacce di vn tanto Rè, fi fcuotè nondimeno il Pontefice Il Tapa in- Leone à gran penfieri, e cure di fe ftefTo, e della Chiefa, e’1 Sacro timonto. c0ueg¡0(je* Cardinali pur temendo dell'imminenti ruine vfcìè confiaerargli. Oramai veder fi à diuenìrimmenfe le forze dell1 Impero tremendo Ottomano, ed altresì il Chrifttanefimo ad annichilarfi. Fare hfd'c'ai que ¡i i Prencipi, combattendoft l'vno con l'altro, ampi torrenti del loro ¿¡nal*' -proprio fue nato fangue à quei barbari) perche più rapidamente corrano ì