8 DE’ FATTI VENETI
       tale capire, occorrendo, alla Beatitudine Sua ; per Io che parile al Senato, tra lepaffioni, &i dubbi;, che ìoagitauano, di prenderne refpiro ; non però diftogliendoii, ò rallentando punto di portar’anco al Pontefice medefimo la fua folita pronta vo-Ambafda- Verf° le di lui ftimatiffime fodisfattioni. Ma poco durò à fari dv/-' ^aelare ta Republica ciò, che dentro agli animi non è così facile mia. e àfcoprirfi. Due Ambafciatorimandòà Venetia Maflimiliano, e li mandò à parlare con aperti ienii.
Con r Che toccando alla fita Imperiai Corona di afsiftere alla cura, & fiati Yigexi' al patrocìnio di Santa Chiefa, fidoueffero confegnare immediate al Pontefice ambe le Città di Arimi ni, e Faenza, come frettanti alle ragioni dellApajloltea Sede\ e fe la Republica,prima direfìituir-le pretendefse di addurre ragioni in contrario, ne rimettefse à se fìefso la decifione, come anco fe ne farebbe contentata la Santità Sua, promettendoli incontaminato Giudice.
         Nonfùpoffibile, che la grandezza del Senato poteife mai ac-confentire advn sì fatto rigorofo , ed altero officio. Già con-trauuenendo Maiiìmiliano in eifo à ciò, che prima con tanto amore fi era fauorabilmenteefpreifo, non potea la mutanza, che prouenire da dura cagione, e da preuaricato fpirito; e iè non conueniua, che la Republica foggettaife la fua incontraitabile fouranità à neifuno, ancorché diiìntereifato Giudice, meno douea farlo àvnPrencipe, prima dichiaratolipropitio, poiau-uerfo, & à cui non potea più ragioneuolmente preftar credenza. Rifpoiè agli Ambafciatori, per quello fù detto.
         Che /’ampia ragione pofseduta dalla Patria fopra le predette Frfd'’0 Città , sera dianzi tanto diffufamente rapprefentata alla Maeftà natofSi' di Cefare, e tanto da lui conofciuta ‘vera, che non più rejiaua oc-cafione , ne à lei, di ripeterla , nè ad efso di faperne di vantaggio , per giudicarne di nuouo in fauore . Che Crimini, e Faenza, e le ragioni, e le caufe erano le fi efse . Che la generofità, già eshibi-tafi dalla Republica, di rilafciar le amendue alla Chiefa, <? ditrat-teneruifi dentro in fola qualità di Feudatari a,non richiedeva, che replicate lodi , e replicati applaufi. Rendeuanft per tanto molte grafie alla Mae fià Sua dell'offerti a propenja difpofitione , e fola-mente pregauafi, che fi compiacele d'infinuare i fentimenti rettif fimi del di lei animo in quello ancora del Sommo Pontefice, per farlo con la bontà confpirare à ciò, che più dell'ufo di vn femplice feudo, haurebbe potuto in alt a forma giouar'al bene di Sant a Chiefa, ed alla falute de’ fuoi Prencipi, e Popoli Chriftiani.
        Communicatoiì tanto agli Ambafciatori Cefarei, nulla replicarono. Vno fermoifi à Venetia, fplendidamente fpefato; l’altro, prefocongedo pafsò alla Corte di Roma, e fi credèfo-
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