LI BRO VNDECIMO. 427 loro oflétata brauura. Da queftacft rema anguftià coitrettoLau-trech fù sforzato alla fine più tofto di l’uantaggiofamente cóbat-tere,che fenza combattere,miferamente perire. Procurò di mino- ¡frf„,ea^ rarne almeno il difcapito con buona regola , edifpofitione , noà*-*««^. ottante, che impoffibil ila,che vn’efercito,benché perfettamente ordinato, non fi fcompongaà paffar,acque,àcaualcarfoiri>& àfu-perar fteccati,e trincee . Si moffe dunque, & ordinò in tal guila il fuo . Ripartì gli Suizzeri in due gran corpi, formando di loro la primafquadra , per fpignerla prima all’affatto, efiancheggiolli con ottocentoarchibufieri Venetiani , e conquattordecipezzi¿¿y*’ di artiglierie. Nella feconda battaglia difpoie Je genti di Francia; difp*fa., e nell’vltima, e di retroguardia, dettino con nouegrotti Cannoni tutta l’altra Fanteria , dietro marchiandole gli huomini darmi. Profpero all’incontro,auuertito à tempo del nemico mouimento, fi preparò coraggiofamente à riceuerlo,e mandò à Milano à chia- Come an:o marein foccorfo lo Sforza, ilqual’hebbe anco il comodo dieftrar dncÌSl da quel Popolo quattrocento Caualli,e feimila Fanti,e di giugner-ui opportuno. Peruenuti gli Suizzeri al Luogo,Io trouarono duro^ difficile molto più del figurato. Trouarono troppo matticci, opportuno e forti i ripari, e le trincee, e fpecialmente di frontiera vn foflb ,lo SMza-tanto alto efcauatoui; tanto fornito di artiglierie, e tanto guardato, e difefo dalla Fanteria Alemanna,che iàrebbefi atterrita ogni bellicofanationeàpenfarui, non che ad aifalirlo. In ogni modo impetuofamente vi fi lanciarono ; ma non meno feroci i . Tedefchi , auuantaggiati dal iito, e fpalleggiati da' Fanti Spa- battagli!" gnuoliìgl’ inuettirono per fianco, li ferirono > li tempeftarono di archibufate, & in gran numero ne priuarono di vita. Non però ancora coloro temeuano ; anzi maggiormente gl’infèrociua la paffione per vendicar fi dei Compagni eflinti. Mentre chedura^ con^ mente così pugnauano, girò lungi Monlignor Io Scudo la CauaL/"cc<^ leria Francefe ad inueftir’ alle ipalle i nemici, e ne fece tanta tolge, che ieveniuafeguitatoda qualche Fanteria, poteuain quel giorno ottener forfè la palma d’vna gran vittoria.Finalmente dopo cinque hore di vn rigido combattimento, fi auuidero gli Suizzeri à loro gran coito della troppo iouerchia loro arditezza. Combattuti, repreffi, fcacciati più volte,riiolièro alla fine di ri-tirarfi, ma così ordinatamente, e con piede cotanto fermo, che e fimi»** invece di allettarci nemici à trarfi fuori de’Ioropoitiper infe-guirli, e finirli, fi fofpeiero con ammiratione da lontano ad oifer-uarli. Le militie Venete,che già ilauano nell’ordinanza di retro-guardia,furono pronte à riceuerli, coprirli,e difenderli,e così raccoltili tutti nuouamente infieme, ritornarono à Moncia, feco an- , cora conducendo le artiglierie. Toccò loro quafi tutta la morta-, H h h z litàj 1