244 DE’ FATTI VENETI tè fupporre in vn conflitto alle ftrettejche durò del pari dall’hora prima della mattina fino al Vefpero, difperatamente combattendoli da amendue le parti. Fu Brefcia trà incendi;, lacchi, e facrilegi tutta da’Tedefchi con grande impietà contaminata, e martirizata . Si fecero delle incendi ca^e priuate,e de’Luoghi Sacri, poflriboli di libidini vituperofe, e fingi, e nefande. Nulla vaifero gli altari, e le Sante Imagini, per faluar il-~»niunfa- lefele Vergu>i confacrateàDio. Conuenneroi Genitori,e i Ma-lu riti ftare fpettatori degli obbrobrioli flrapazzi ; alle loro mogli , e figliuole vfati . Gareggiò il pianto innocente col Sangue , che grondaua generalmente à diluui;, e durarono per fette giorni continui quelli horrendi eccelli. Fu nel fecondo il Conte Luigi Auogadro, mentre in habito finto fuggia di Città, riconofciuto, decapitato- fermato ,eprelèntatoà Gallone, chenella publica Piazza ilfè decapitare , come fagrificata vittima al fuo fierofdegno, volen-con due a- do veder’egli ftelTo il crudel fpettacolo, e fi compiacque poi di re-gUuoii, pJicarlo nei due già prefi figliuoli del mifero decapitato,dando in talguifaad vn fololangue vn’iilelfa morte , vn’ilteffo merito , e vn’iftefla gloria. Così prefero i Francefi, e deturparono la Città di Brelcia, detta ancora,trà le più illuftri della Lombardia,e trattone Milano, la più Aimata, edouitiolà ; feguito l’infaulto fuc-ceiTonel giorno decimonono di Febraio, caduto in quell’anno il Giouedì graffo del Carnouale i e fù prefa nella già defcritta maniera, die è la ftella,con cui tutti gli Autori claffici, e difapaffio-nati, compaflìoneuolmente la narrano. Ad ogni modo, chi fi è fatto già conofcere in tutte l’occafioni d’animo arrabbiato contra la República, non hà voluto nè anco in quella inoltrarli diflì-mile da fe medefimo, imputandola, che,fe foffe Hata così pronta à foccorrer Brefcia di artiglierie, e di militie, come fù di publici Rapprefentanti,non l’haurebbe cosìficilmente perduta. Man. douui,è vero,Proueditore Antonio Giuliiniani, che ageuolò, non già impedì quella difefa, laquaiefino allVltimo fangue luui foflenuta ; Ma nè anco per ciò fi fofpefe, ò s’intepidì il Senat^à procurar fubito di prouederla di Capi, di foldati, edi tutte le co^ fepoifibili. Già fi èfcritto, che Gio: Paolo Baglione s’era tolto indirizzato à quella volta con le militie, e con apprellamenti in copia, e vi giugneua opportuno ancora, fe nonveniua affalito da Gallone à Villafranca, difsipato, rotto, tagliatagli la gente, e toltegli Jeartiglierie. Douea perciò chi fi compiacque, di prorompere nelle folite fue inuettiue, riuoJgerfi in vn cafo di tanta pietà à quel compatimento, ch’egli hà femprenegato alla República in ogn’altro dilàllrofo accidente auuenutole, per quanto fia flato degno di lagrime, e douea più tolto gridar altamente con-