4 DE’ FATTI VENETI - infino à quel tempo pertinace, eproteruodi cuore in tutte leoc* caconi. Giulio lo fce!fe,elo mandò di nuouo nella itefiarappre-fentanza ordinaria, benchenonfolitoàfarfi ciò due volte di vna medefima perfona, e nella prima vdienza, non potè parlar coftui con maniera più affettuofa, e più obligante, dicendo in riftretto. suo primo Hauerlo desinato il Pontefice à quella Nuntiatura con fpecial*in-°to dolce01' CArlc0 di atteftare alla bontà del Senato, douer ferbare incancellabilmente imprefse nell'anima le grafie pretiofe, nella fu a affuntiont riceuute \ tali con quell'alt a memoria confeffarle, e protefìar’infieme, che, ficorne veniva chiamato Padre di amore il beneficio, così eglifi ha-urebbe fatto cono fiere in tutte l'occaftoni alla Republica, figliuolo per 10 de bit o, Padre per la Fede,e riconofci'tore perpetuo di quell*effer fuo. Con quefti, e con altri pieni officiofi concetti, fi efpreile Tiuo- 11 nella firn prima efpofitione; ma la mattina feguente, ritornato nel Collegio , cangiò moftruofamente le cerimonie del dire in Acreìlfem altrettanto acerbo, e libero diicorfo. Inafpettatamente richie-condocon fe , pur a nome del Pontefice, la pronta rilaiìatione alla Santa Se-ddudlf de d’ambe le prenarrate Città, come à lei fola direttamente fpet-cùia, tanti ; & incitando marauiglia fopramarauiglia, mentre minac-ciauaquafil’indignatione Papalecontrala Republica, s’ellato-fto non efeguiua il richiefto, pregolla di braccio, e di aififtenza, per ricuperare dalle mani d’altri, altre Terre, nella Romagna, alla Chiefa violentemente rapite. Fù dura à digerirfi tra i rifieffi graui del Senato la materia. L’importanza fua, la neceilità di rifoluere, coftrigneuano à gran ponderationi, ancorché tutta la giuftitia, la ragione, e la con-uenienza in publico fauore pienamente concorreifero. Quelli, che non voleuano rilafciare tanto facilmente il fuo, efaggeraua-no in tal guifa. La fodisfattione, che rifolueffe di dare la Republica al Pontefice, iTtocstrZ rinuntiandogli le due Città ricercate, non poter fi dire, che meritevole folamente preffo alla debolezza di chi ne facef-,jC0,JÌ' fé la rinuntia. Vile obbedienza, che niente acquifta, e tutto perde y e chi ameri a fi dalla Santità Sua 'vn debito pagato, per maggiormente deriderla. Sempre, che fi abbafsaffe di tanto la grandezza Vene-tiana, non poter attendere, ne h onore in terra, ni premio in Cielo\ non mai efaltandofi quaggiù, chi abbandona ilproprio, nè mai a feri-uendo il Cielo à merito vn3ingrato abufo delle gratie da lui, con predilettane concedute . Pofjederfi le due richiefle Città con legittime ragioni3 econgiufii, e legali titoli > e fondamenti, e perciò douerfi rifondere al Pontefice con h umiltà , non con degettione. Glifi die effe -role cagioni, i modi, le necefsità degli acquijìi, e affine di non la-feiare nello [lejfo tempo [tudio intentato, pure per non perderne la gratta,