570 DE FATTI VENETI che, in apparenza almeno, la riconciliatione di Cefare con la República ; ma trouateui le folite difficoltà, fu la conchiufione, che ilPapa mandaffe in Germania Frate Egidio,Generale degli Eremitani ,e che icriuelìe al Senato vn Brieue efortatorio, per facili-■Partendo tare da tutte le parti le difpofitioni. Partirono poicia, l’vnoper poi. Roma, l'altro per Milano, e parue, che partilfero amendue contenti, ancor che non rimaneilè in vna cola fodisfatto il Rè. Nego-gli il Papa di perdonare àFranceico Maria dalla Rouere, Duca d’Vrbino, aggrauato di colpa, che fe bene feudatario di Santa Chiefa, fi foííedimoftrato partíale della Maeftà Sua ; ma fu più probabilmentecredutojchelanegatiua procedefle davn’ogget-to di Leone, d’inueilire nello ileifo Principato Lorenzo if N ipo-te. Ad ogni modo Francefco,foprabbondando dicortefia, concedette àcontemplatione della Beatitudine Sua la libertà al prigioniero, ProfperoColonnn,e reputò in tal guifa ogn’vno di erfì di hiuer fatto affai; il Pontefice,di hauerconuertito il Rè, di acceri-mo nemico, amico,e confcderr.tofuo;e’l Rèfeco vnitolo,edifuni-tolo da’fuoi nemici. Ma il contento di quelli due Prencipi fcon-tentò altresì l’imperatore,e Ferdinando . Entrarono in vn gran ctiofie di timore; il primo, che, con tale vnione, gli foffero tolte le Città, ÍI«S2Í 8^^a luioccupate alla República; l’altro,didouer’effer torto tra-¿0. uagliato dall’armi Francefi nel Regno di Napoli. Parue però, quanto all’Italia, che il Rè Francefco non foffe allora per gagliardamente intraprendere. Reputò di hauerui in poco tempo con l’armi, e col negotio, baileuolmente acquiflato, e tolto comprouolloanco . Peruenuto,chefii à Milano,rifolfe ritornar' rrSc?« *n trancia,non però lafciando in abbandono la República, à cui nfoiuepar esjli proteftauaii continuamente obligato di ogni fua fortuna . t,r i'Italia Commife innanzi di partire à Mófignore diLautrech,che douef-fe trasferirà con molte Compagnie nel Campo Veneto, per l’oc-f laici* cupationedi Verona, e Brefcia; e quanto à Milano, & al Tarmi fu%pu-' proprie fue, inilituì fuo Luogotenente, Carlo Duca di Borbone, hl,ca• affittito da ieimila Fanti Alemanni, quattromila Francefi, e fei-centoLàcie;à che fupplito,iìmoifenei primi giorni dell’anno,ie-1516. guitatoda tutto il rimanente delPeiercito, per Francia. Abbon-£p‘rt“ dò feco la República, col mezzo degli Ambafciatori, che gli fi tratteneuano per anco appreso, d’ogni più fuifcerato ringratia-mento. Diegli anche àconofcere la fua offeruanza in domeitiche dimoilrationi. Capitarono in quell’iit elfo tempo à Venetìa,per vedere lemarauiglie della Città, il Duca di Vandomo , Pren-cipedel fanguereale, il Duca di Ghifa, ed alcuni altri, e vi andò incontro il Doge col Nauilio Bucentoro,e con gran feguito di Porporati. Vfcitojchefùil Rè d’Italia> ritornarono à Venetia