LIBRO DECIMOSESTO. 641 d’vnfinto Pontefice, e dì vna Sacra Maejìà . Per capo dir eligione ciò riamai può far fi, poiché doue non fi dà grado di maggiore, odi mi-nore qualità, non v'è parale Ilo . Per genio natiuo merlo paragonare fi può vna docilehumanitàcòvna fierezza inhumana¡per fceglierfiil meglio. Prendafi dunque a ponderare l'mtereffe, che anco trattando fi co' barbari,può dilucidare nelpìù^ e nel meno. U inter effe di Solimano non ha limite , che nelFimmenfità di lui folo. E' fempre feparato da tutti gli altri. Le fueguerre,le fuepaci, dipendono dalle fole fue fodisfattioni. Quello altresì de'Prencipi Chri-Jìiani è più praticabile, e più chiaro affai. Glififeopre il fine. Partecipa con altri gli oggetti . Con altri fouente fi congiugne . Per l'altrui beneficio milita etiandio talora. Rade volte, che nelle guerre, e nelle paci fi ritrouifolo\ ma ciò, che più importa ,y£ HChrifliano acqui fi a ,può l'acqui/lato perdere ancora, che ciò nel T* ureo non e tanto facile à fucc edere . Ora fi raccolga il faggio intendimento dì voi Senatori per delibera re , fi conferijca di rompere alla Lega Chrifliana ogni filo in tempo,che fi è poco meno,cheperfett amente ordtta\fe di mancar'à trattati ,benche procurati fi da noi , e pr e fìat a loro la fede ; fe di alienar fi dal C hrifìianefimo, per credere maggiormente al T ureo ; ò pur e,fi rigettandofi l'arte fua infidi ofa, deue tofio conchiuder fi la Le-gamedefima , e conchiuderla in maniera , che , quando anche non fi poteffedifìruggere colui, fipofsiamo noi [labi lire almeno in ifìato di vna ficur a guardia, edifeja . La differenza del par ale Ilo ; taratone , l’ euidenza; la pietà^non mi permettono à dire di vantaggio . Sta il Sole di quefìa [aptenzapohtica,e per la chiarezza della materia , e per la propria maturità nel più lucido meridiano ; onde ogni co fa detta di più , farebbe di troppo ardimento verfò quefìipurgatifsimi intendimenti, che appunto, àguifa del Sole ,fi diffóndono per tutto, e fonofuf-ficientt in ogni loro naturai configho da loro fi efsi à rifp tendere . Diile in foftanza così Marc’ Antonio Cornaro, ediifèmolto più in materia, che per l’alte confeguenze fue non mai per met-teua che fi finiiTe di dire ; quando Marco Fofcari, obligato à foile-nere tra Sauij, come direttore della fettimana, il propoilo, montato anch’egli 1* Aringo, fù detto, che pure iòilantioiamente così fi efprimefÌe. Non giàfon qui, RelittofifsimoPr encip e, pietofifsìmo Senato,per Mtra di dar meno io vn mi [credete paragone tra la nofìra,e la Fede Alaometa- Marco pof na} Per fòfìenere la fé te del T ureo cotra iChriftiani e[ìinguibile,e per- fplhT. che nonpoffavrì Infedele mancar di Fede • Se nella de ci [ione prefente, prefso alla materiagittata fopra quefìo tapetopolitico , fofse piantato tn nudìfsimafigura, Solimano da vn aparte, Rè de' Turchi ,e*l Pontefice , Padre comune di noi Chrifliani dall'altra, non deuo esprimermi, quali io Jcegliefsi fino , che fin degno dentro à quefìo pio Senato d' Mmmm inter-