578 DE’ FATTI VENETI fparfeui fe menti \ ma per che lo {radicar quelle, per piantami, in vece, le Ottomane , incapaci, di pater fi imbeuer mai della vera Religioney farebbe fiata vn operar p e gai a di Solimano mede fimo, che\afpiraua bensì à dtfiruggere li (noi nemici, non già li amici, e feflefsa. Combattuto in talguifa, edafuoi, e dagli altrui Configli Ce* fare> fi rifolfe finalmente da fe iìeifo. Quanto al Concilio, di rimetterlo ad altro miglior tempo; equantoagli Heretici,prefe vna via media, di perieguitarli per allora, non con l’armi, ma con ....... gliEdittiy Ilche anco ben riufcitogli, àudio poi con ogni pote- f/rTson- redi vnirfc tutta la Germania infierne, per reprimere vigoroià-n°£unente il Turco. Rimaneua ancora in Italia , per vna ièrenità di perfètta pace , la lòia confegnaà Francefco Sforza di Como, e del Cartello di Milano. Non adempiutala Cefare per anco,negaua farlo,fe non venìua fodisfattoappienodialcuni denari, di cui io Sforza mede-fimo gli rimanea debitore in virtù de gli ilabiliti accordi. La República, bramofaal folito per lVniuerfal ialute % che oramai fi rim poíieííaííe quel Prencipe del fuo dominio all’intero, eccitaua-Ioairesborib *epaisoancoad offerirgli ad impreftito del contan-te>in cafo d'impotenza. Ma egli raccoltolo allVltimoda fe me-«¿iWdefimo, finì di pagarli debito * e finì d’impoifeifaril vn giorno dello Statodi Milano. Fù egli appena Duca, che nuouamente entrato in iòfpetto del jfíffl- ^ di Francia, fecericoribal patrocinio del Senato, il quale cace-ol. 1U pi pu ranco qualche gelofia di ciò, che poteife il Rè medefimo andare nuouamente meditando. Affine pertàto di flurbarlo in ogni cafo da quel finiitro penfiero, fceliè di leuargii ogni fperanza,che foííemai la República per iècovnirfià nuoue attrocità in Italia» Haueagià IaMaeftà Sua ricuperatili figliuole lehauea il Senato, in teff i moni od* vna iegnalata alIegrezza,mandato Ambafciatore ^4mìan7 ftra°rdinarlo,GiouanniPifani,Procuratore di San Marco. OrdU me aJix nogli, che fattone cadere in vdienza il difcoriò à buon taglio, dol-22“ cemente le dictiíe, la neceilità , che obligaua la Sua Patria à non diirioglierfi da que’Prencipi, co’ quali sera già Sua Maeftà mede-ilma amicata, e collegata per la ricupera dei figliuoli . Paifarono più auantiancoraqueftiPadri, pure à oggetto diconferuarfiimmutabili, e toglierti da loro fteffi qualunqueoccafione di poter variar’in alcun tempo dì configlio.Deliberaronocon decreto poetino antecipato,che in ogni euento di qualcheinftanza dell’Am-dliVentobafciatoreFranceienelColIegio,doueiTeilDoge,lenza prender tempo à ponderarui fopra, immantenente rifponcjergli con la ne-gatiua. . Finì