io2 DE FATTI VENETI ti,diCaiaParma;, dimorauanoin que’ tempi in Padoua, e ftan-tiando qui in Venetia vn loro terzo fratello, che feruiua agli Iti-°&ude' pendi;, Io fecero à loro nome comparire, & eshibire vna Porta “Parma per libera,& aperta airefercito.Piaciutaal Collegio così facile, e bel-occuparia. ja eshibitione, propofe fenza dubitatione al Senato di accettarla; Ma vna grande intra prefa, per quanto facile fi rapprefenti, portando fempre feco per la fua importanza difficili ponderatio-ni,fùdetto, cheinquefta fommamentegraue, emalageuole, il Prencipe Loredano fi efprimeife di contrario fenio in tale fo-ftanza. Oh quanto nella preferite occafìoneè sforzato di contrauuenire al 0y atton e de fiderio la nofìra lingua. Quanto ripugnare à noi me de fimi, con-ìlreifno tradicendo allo r acqui fio propoflo di Padoua, che in poteftàde' ne-in contra- mtc¡ tanto fiauuicina al cuore della no/ira libertà > e quant&confef fiamo opporfi à cofa, il cui confeguimento preme fopra ogn altro à quejìa combattuta Patria. Ma, Sapientifsimi Signori y non afsi-curano gli attentati 3per quanto fi ano importanti, gli e(itifelici 3 né di conferu arfe li tali. L’Imprefa di Padoua non può innamorare d-funa [de a più glorio fa, e bella gli animigenerofi voftri. Città funata fra ¿Contorni più ameni dell'Italia, già Seggia di C e fari} lT roño di Prencipi, República eccelfa > d'ampio, e ai fortifsimo circuito intorno ¡ fiorita d’antica Nobiltà, adornata famofámente di¡ludio , necefjaria nutrice di fouuegni à que fi a ifteffa Dominante j che file può attribuire più, [e non replicarla 3 falute nelle no/lr e ^mortale inprmità nelle mani de' nemici ì Più in ogni modo, che i fuoi rari ornamenti ci allettano, più douemo, prima d’impegnaruift, ponderare le alte confeguenze, che riufcendo, ònon riufcendo l'imprefa, prouenìrne poffano. Per difcorrerfiin primo luogo à fauore delpro-pojto, fuppongafi felicemente occupata j e noi fo(leniamo per debole parere noflro, che appunto fia que fio figurato bene vn lucido fpec-chio, dentro à cui chiari fe ne difcernano i difet tifi come nelle Stelle , ancorché fplendide, fi comprende il torbido di rei prefagi. Non già difcordamo à crederebbe ficome dalla noflra parte di qua è confiderai a Padoua vna Fortezza efteriore à que fi a Dominante ¿osi pof-fa diuenir anco all1 altre noflre Città di fopra Lombarde vn’acce fa face, che le attraga, e che le inuiti à rijplendere di nuouo fèco fotta il Veneto Dominio. Ma può ben1 anche altresì auuenire, che r acqui- li ata , che fi h abbia, fiproui, in vece d'argine, e di parapetto, vn continuo ber faglio di perfecutioni} e di offefe, ed in vece d’vna luce, per illuminare le Città, già fpente, anzi chiami, e sforzi li maligni influfsi à fpegnere anche il lucido di[e medefima. Pretende il Pontefice, che apprefiò adeffa, aldi più confeguito del no* flro da Mafsimiliano, gli fi rilafcino ancora “Treuigi, & Vdtne, altri-