LIBRO SETTIMO. *s9 ftente defiderio de Cardinali alla pace ; L'altro, l’impegno, che* per faruifi credere propenfa, hauea contratto appreffo al Sacro Collegio, con lordine, già impartito al Cardinal del Finale, & al VefcouodiTiuoli, diftrignerne in Parigi gli trattati. Penfato dunque à[qualche partito perliberarfi, dagli oftacoli predetti, ft imo il più proprio quello di torre a’ Cardinali medefi-mi quel timore, che li sforzauaà pregarlo di riconciliarii.Ragu-nò il Conciftoro ; v’introduffe Giulio de’ Medici, e fece, ch’egli introduce lo afficuraffe delle debolezze de* nemici, già ridotti à conditione]”urc0°”J^ di mendicare più toftoforze, per difender fi, che di foprabbon- l^of'ra‘ darne, per offendere. E con ciò Adempiuto queftopaffo, e parutogli di hauere affli guada-gnato del fuo dilegno, preie ad affoldare fcopertamente militie; cardinali. ftipendiò molti Baroni Romani,e fino arriuò à contaminare qual-ched’vno, che hauea giàriceuuto dal Rè di Francia ftipendio. Stendendo allarmi temporali di tal maniera la mano, anche ini' pugnò le Spirituali. Il giorno de’cinque Maggio diè principio al fuo Concilio Lateranenfe nella Chieia di San Giouanni, ed hebbe cagione fubito di rallegracene pe l numerofo concorfo de' coliuit ! Yefcoui, e Prelati, e per la confidenza conceputa, che vi do- ^aterani*t ueffe concorrere, non folotutta l’Italia, mal’Vngheria,I’InghiI-:‘‘ terra, e la Spagna infieme . Celebrata lui fteffo la Mefla dello. Spirito finto, e finita diuotamente, che l’hebbe, proteftò, orando, quelloeffere il vero, e legittimo Concilio; Tutta ineffo, e> non altroue comprenderfi l’autorità delI’ApoftoIica Chiefa, e con altre parole di gran pietà eccitò in tutti veri, e religioiì fentimenti. Comparfi in tanto in Parigi, e dinanzi al Rè il Cardinal del Fi- Mimfin naie, & il VefcouodiTiuoli, per trattar feco, come se detto, la&S. pace, paruegli affai ftrano, che i loro poteri non ad altro fi eften-deffero, che à maneggiare il negotio, non già per conchiuderlo, concbiude-e ie nè firebbe anco infinitamente doluto, ed haurebbe forfè ricu- "li pac,‘ fato di ammetterli alla fua prefenza, dubbiofo ancora di qualche recondito miftero , fe le premure fue di allora non lo haueflèro coftretto più à temere li ficuri vicini pericoli, che agitare per i lontani, ed incerti . Già erangli capitate le relationi di San Se* u ai uerino, e la Paliffa di tutti gli accidenti nel conflitto fucceduti ; e gli era già paruta troppo ianguinofà la vittoria, per rallegrarle- i orecchio» ne, e per fperarne felici progreffi. Affliggealo la morte di Pois * Lo trauagliauanole tante altre perdite di Capitani, e fòldati migliori dell’efercito; Ma affai più ancora lo confternauano li mo-uimenti degli Suizzeri contro di Milano, e dei due Rè d’InghiL terra, e Spagna, già con tutte l’arme allertiti, per affalirgli da più K k z parti