LIBRO DECIMO. j8i reggiare, à far’anch’egli il medefimo. Liberato dal timore d’ef* ferui dentro afTalito,li gittò fuori alla Campagna. Scorfe,(radicò barbaramente iDiitrettidiPadoua,e Vicenza, e trouataque-ft a leggiermente proueduta,entrouui, ediffoIolladhuomini,di ntpr,hto liaueri,edi edifici;.Non poteafi dunque,che imputare a’ reconditi il Vicenti-mifieri gli andamenti di Lautrech >mentreanchei dubbi; già da ZuìVdV lui addotti degliSuizzeri nel Milanefè, erano interamente fuani- "¿¡¡¡¡fidi ti. Vociferauafi più tofio, che altre gelofie, non meno importan- uutrecb ti, lo ratteneffero dal porre in riichio Jefuemilitie per gli altrui biiogni. Crefceuano più Tempre ie male iodisfàttioni,ei foipetti trà il Papa, e’I Rè. Efficacemente hauea pregato quefii la Santità Sua di perdonare al Duca d’Vrbino,e non folo sera contentata di ciò negargli ; Ma fpogliato à viua forza il Duca de! fuo medefimo Stato,e diPefaro, edi Sinigaglia, vi hauea inuefiito in Conciftoro Lorenzo,il Nipote. Eracorfoin oltre in Modona,e in Bologna vn gran fofpetto, che iui teneffe Profpero Colonna fegrete intelligenze, per occupare di furto qualche Luogo rimar-* cabile iopra il Milanefe. Altra voce pur sera diuu!gata,che prò-curaifecaldamente Sua Beatitudine medefima.di torre dall’ami-citiadel Rè ifteífo TArciduca Carlo; ^idperla mortediEerdi-nando fucceduto Rè di Spagna^ efidifcorreua per vltimo, che niente meno prem urofa mente fi affaticaffe di commuouere di nuouogli Suizzeri cótra lo Stato di Milano.Quefti erano i rifletti , da’ quali fi argomentaua, che proueniflero gli difficili mouimé-tidi Lautrech. Ma fi fcoprì finalmente dalle cofeoccorfe poi,che ve lo tratteneua vn’altro differente oggetto. Douea dipender’egli £ ufent~ dall’efito de’ maneggi,che già serano auazati nellaCittà di Noion ftopn .1 trà li Miniftri Fràcefi,e Spagnuoli,per iftabilire il già capitolatofi peTcht' in Parigi, poiché fperando ilChriftianiffimo di terminar’ancoin quel Congrego i diffidi; trà Maffimiliano, eia República vertenti, haueaglifegretamentecommeiFo, di andar differendo loauui-cinarfi à Verona, per non iíconciarne i trattati. Ma tanto tardó* la difinitionediqueInegotio,che fentendoiì Lautrech rinfaccia^ topiù fempreda Veneti Proueditori di troppo neghi ttoiò, e pigro,finalmente, fi trouò sforzato à mutar configgo,ed àmuouer* fi. Il primo giorno dunque di Agofto,paiiàti gli eierciti à Guffo-lengo l'Adige, comparueroà Verona in vi fia ; Si diuifero in due corpi;erfero le artiglierie,e mandarono à occupare i pa/GLi de*Mo-ti, per impedire, e combatterei foccorfi, che dalf Alemagna indirizzati vi fi foffero. Ma era fatale, chenel punto di accingerfi à gran fatti, fem preinforgeffe qualche inafpettata difficoltà. Mentre, che fi andauano ftabilendo i tiri, e diiponendo gli attacchi, e gli aflalti, ecco ad innalzarfi negli eièrciti vn tumulto tra quei fel mila