Del Viti* gitano in contràrio 6i DE’ FATTI VENETI feguirlo ^quando ci volge timidamente le fpalle. Que [io è vn nuouo modo, mai ptù accoflumatofi tra lamilìtia. Fuggirlo, mentre egli /ugge permei tergh, fuggendo, che prendaTerre ; che occupi, che acqui/li dominio. Segmt amolo in gratia, e non più fi tardi j Segui-tamolo , fè non per cofingnerlo alla puvna , per alloggiarli almeno vicino in qualche altro fit o,non manco forte dì quefìo, in cuipofsìamo impedirgli àvn tempo, Poccupatione di Pandino, le vittuaghe all*-eferetto, e di progrefsi felle ine Ila fua medefimafuga. Commuoueuano quelli bellicoiì fpiriti Pardire in quelli, che non haueano il valore, che nella fola arditezza; Ma il Contedi Pitigliano, che mitigaualo co’lpiù pefato riguardodelletà, gli fi oppofe, ioftantiofamente dicendo. Errano facilmente le opinioni, quando fono fouerchiamente contaminate dal gemo . il giudicio delle co (e non è mai fano, fe non pri-.ma efpurgandofi le naturali pajsioni^ò trahendofi interamente fuori di fe ftefsi. cFroppo inclina, òGouernatore, l'animo vofìro alla gloria. Hauete per luce ogni luce, e pur forza è à crederebbe vi fari’anche delie illufioni, e delle luci, che ci ingannano. Ad’inuaghifco anch’io nella beltà degtafpetti \ ma quando penfo, che il vero inganno è l'inorpellato, più chela fpeciofa apparenza m'inulta, più il timore giouami. Voi date titolo di fuga ai mouimento del Re di Francia , e non è così. Si muoue, non ptr fuggirci j ma per tirarci, doue più glie onferiffe. Non teme di combattere ; teme di combattere con fuo fuantaggio . Andando noi di fito forte in [ito forte contenendo fi, più lo disfaremo, che fe lo foggiugafsimo con l’arme^ trà le quali pur è forza, anche vìncendo, che s'tnfanvuiniamo . Seguitandogli /-efercito, feguitarejsimo i fuoi defiderij. Studia ,partendofi il Rè) che fipartiamo ancor noi di qua, e noi douemjo all' incontro non fi partire. Pare , che ¿incammini contr a Pandi no,per prenderlo ; lo nonio impedifeo per me ¡molto meno ftimando vna poca T*erra, che nulla importa alla fomma) che que fio efercito, in cui fi a npofta la fu(si[len-za della Republica,e la libertà dell'Italia . Le angufìie fono quell’arme ,che più mortalmente trafiggono i nemici dell’arme fteffe-, nulla, feruendo il coraggio,per ìfchermirle, e fono quelle, con cui hora cominci amo à ferire appunto tefercito del Rè di Francia. Se poteffe, prendendo Pandino, conuertire in pane le Pietre, dubiterei del miracolo , e vorrei procurare anch’ io à tutto potere d'impedirglielo. Ma non è egli, che po/fa farlo per quanto* c'habbia formidabile 1‘-efercito. t ben7il Demoni o, che tenta per tutte le vie di deluder noi' e noi douemo altre fi auuertirjene, lui deludendo, e lafciandolo andare . Nonhabbiamo que fi Configli dagli ordini foli della militar'efi perienza ; li habbiamo da quei del Senato, che più di noi cono fendo U propria fua complefsione, meglio intende ciò, che può conferir-