LIBRO TERZO. 99 ancora continouando ad infittemi la Beatitudinefua, fe nean-dalfero fchermendo, prima con la più dolce, e poi conia più collante maniera. Furono annunci, pur troppo veri, della fuaincrudelitapaf-fionelefprezzanti, erigorofeforme, con lequali fi compiacque di trattare gli fteifi Ambafciatori prima, che faceifero l’ingrelfo in Roma. Fé loro intendere, che douelfero entrami di notte, all’ofcuro , e non incontrati da chi fi fia, Chefitratteneiferonel prezzi loro Palagio, non Iafciandofi vedere ; né capitando in luogo ve- fu Si runo,emenoinChieià, fenon prima prefentati, edliumiliatià^™' fuoi piedi; e per vilipendio maggiore, vfcì antecipatamente da Roma, & andò ad Oftia, doue anco per qualche giorno fermoffi à godere del commodo fuo, e dell’incommodo degli altri. Dif-pen landò dall’obligo d’ogni rifpetto il difpregio, forfè, che le ha-ueiTero gli Ambafciatori poifeduta l’autorità fourana del Senato,non farebbero così fàcilmente entrati in Roma,ed à tali fprez-zanti trattamenti fottomeififi. Ma non hauendola, nètrouan-dofi muniti della volontà de’Padri, in vn cafo cotanto difficile da preuederfi, già peruenuti vicini à Roma, fi trouarono sforzati ad entrami. Ritornatoui finalmente il Papa, fu il primo sfogo fuo vnanegatiua,ch’ei diede, diriceuerli invdienza tuttifei, dichiarandoli di non volerne, che vnfolo. Non andatoui perciò, ch che Girolamo Donato, e da lui parlatogli con ogni termine di ricette in rifpetto, e col giufto foftegno dell’interefse, e del decoro della dftì/b. Republica, le rifpolte di Giulio furono altere nel gefto, grauifsi-lot me nel contenuto, e dille. Di voler con petto colante l'efecutione inalter abile >ed intera d’ogni capitolo contenuto nella Lega di Cambray j che per ciò doue [se il Senato confegnare fenz* maggior'indugio à Mafsimlianole dueCit- E fu e preZ tà diTreuigi, edVdine, e rinuntiafsera qualunque ragione, che hauefse^ ò pretendefse hauere, in quella di Ferrara , e ad ogri altra [opra il Golfo, fenica piè poter ri (enotere da Nauigetnti, e da V a [saggi eri, gabelle, òdiritti. Che tutti li beneficij Ecclefiafli-ci, tanto d ogni Citta, e luogo, [oggetto al Dominio Venetiano, quanto di que/ìa ifiefsa dominante, doue[sero dtfpenfarfi dalla (ouranità de' Pontefici, non potendofi imporre loro minimo aggrauio, ò contribuitone di qual [mogli a natura. Che confefsafse la Republica diha-tier peccato contro di lui, e Sant a Chiefa, penitente chiedendone il perdono ; e finalmente, che, ficome obbedendocon prontezza a tutte le fopradette ricercate conditioni, rtmuouerebbe le [comunìche, ed i rigori dal canto [uo,così tardando, o ricalcitrando in tutto# inpar-te, prote(iai4a la fua già fì abilita rifinitone, di maggiormente vnìr-[i con Ce far e, e col Re di Francia nella Colleganza, e nella qner- N 2 ra,