LIBRO PRIMO. 17 parimente, per diftenderfi in guerra, non illafciò vincere negli Et arma-apparati. Chiamò à Venetia il Conte di Pitigliano, primo Ge- ¡"panerai dell’arme, Facendolo incontrare, e condurre con laNaue detta, il Bucentoro, per fegnalatamentehonorarlo. Seco vennero iniìemel'Aluiano, e gli altri Capitani di pollo, e di credit to. Qui fi riduife di tutti vn generai CongrelTo, edifcorfolì pelatamente delle forze, de iLuoghi, e del tempo, così per tra-uagliare il nemico, come per reilftergli, partì ciafcheduno ad efeguire il deliberato, neirincarico, che particolarmente gli fi afpettaua. Non poteafi ragioneuolmente credere, che auuicinandofi à gran paffi il Verno, fofTero gli Alemanni, per intraprendere di calcare allora trauagliofamentel’Alpi. Tuttauokajnonfer-uendo nei cali di guerra à più la ragione, che ad vna congettura femplice, ed incerta delle nemiche rifolutioni, fù eletto, e mandato à confini del Veronefe Georgio Emo, con molta gente , per quiui a Alfiere, e piantar quei Forti, che foifero itati co- Em7‘°co. nofciuti neceiTari;, à oggetto d’impedire da quelle parti in quaVe" lunque euento à Tedefchi gli acceifi, e leincurfioni. Per quanto però, ch’egli ne folIecitalTe il viaggio, non così tolto potè ar-riuarui, che già mille, e ducento Fanti de’ nemici preuenuto non lohaueifero. PaiTaronui non impediti. Inoltraronlì nel Man- Vreuemt0 touano ,fenzaperò punto toccare, nè infaftidire ilPaefe. Vili 1200. fermarono quietamente alcuni giorni, attendendo, che altre Tedtichu militie foifero per feguitarli. Le afpettaron’anco fino fù foro poffibile ; ma finalmente, non le vedendo mai à eomparirejegià ridottili ad anguftie tali,eh’erano condannati certamente à perderli , per ogni poco di più, che iui tratteneuanfi , fi rifolfe-ro difperatamente di retrocederei di ripalfare i Monti. In tanto arriuato fopra i luoghi I’Emo, haueadi già occupati, ed impediti à coloro quei polli al ritorno, che non hauea potuto alP-ingrelTo; onde trouatifi, come prefi, ed inuiluppati nella rete, non fèppero far’altro, che mendicare quella pietà da’nemici, che era Hata loro da fuoi fpietatamente niegata, lafciando/i in quel mifero abbandono. Fecero porgere lagrimoiè preghiere all’Emo per la permilFione di potere illefi andiarfene. Era troppo nociua in guerra quella carità richieda, mentre ridondar potea in altrettanta crudeltà contro di le iteili; ma non douendo, chi hà pietà, far tutto quello, che può, condefcele Larciatida l’Emo con attione, che fi potè dire generofà, à confolarli, La- veZ 'n* fciò, che le ne andalTero fenza impedimento, né altro fegno diè SÌ /?£ loro dì hollilità, fuori del collrignerli àdeponerl’arme. %u Giunto il mele d i Febraio fenza rimarcabili accidenti, s'intele 110