298 DB FATTI VENETI diferadere fino all’vltimo punto lo Sforza. Temendone però molto i Senatori, ficome non haueano dianzi celiato mai di accarezzare quella fiera gente, non ottanti li peflìmi diportamenti, già vfati dal Cardinale Sedunenfe contrail loro efercito , così ho-ra fi compiacquero d’impiegare tutto il lor potere, per tentar di torli a* nemici, e di riconciliarli col medefimo Luigi; Midi vie- Mandarono per ciò à Zurich Pietro Stella, Segretario del Senarro steli* to > coniìgnandogli lettere di grande affetto, e digenerofe eshi-a'Zurtch bitioni. Giunto,che fuui, venne da que’Primati accolto con ?™FL*c*r- maniere dVn’infìnito rifpetto verfo ilPrencipe rapprefentato » ma non così gli auuenne trai minuti Popoli, accefi difdegno, e ruuidi per lor natura. Quando intefero, ch’egli s’era trasferito colà in fàuore del Rè Chriftianiflìmo, e per togliere loro l’occafione di sfogargli contro nuouamente Iodio, e di arri-chirfi con nuoue prede in Italia, no# fi dirà, che fifcordafle-r.jcu fifroi*agi°ndelle genti, non intendendola. Trafportati da ituanp co vn’impeto ignorante, hoftile, priuauano di vita il pouero Mini-tro * ftro, fe non veniua miracolofamente loro tolto dalle mani. Concitati dieronfi alla guerra. Innalzarono le Infegne, e tanta gen-»iSdUt te v°i°ntaria vi concorfe, che nelicentiarono vna buona parte, "¡"ynt/eo- come troppo al bifogno loro fouerchia, cominciando à pattare ra-ZZroa.n pidamente in Italia .Molto à quellottrepito fi turbaronoi Fran-cefi;ma totto venne à rinfrancarli vna diuolgatavoce, che manca ttero coloro di quei requifiti militari, ienzai quali non può vn* efercito , per quanto agguerrito fia, farfital conofcere. Erano Ipildt?6 tutti a’ piedi, lenza munitioni, e artiglierie, e confufi, e difordi-t. rprout- nati molto; Onde rifolferoiPrancefi medefimi di attaccar No-Tenfano i uara prima, ch’etti vi arriuatteroin foccorfo ; perche prefoui Io Vn^lr d> Sforza dentro, terminaffe in tal guiia più pretto, e più facilmen-Tijuara. te la guerra. Si oppofeàqueftopropofto partito Andrea Grit-ti, che già ritornato di Francia, hauealo rimandato il Publicoal Campo in carica di Proueditore. Pofe in confideratione alla Confulta con maturo fentimento. Che,invece di Attaccar Nottata, fiandafe à combattere il Vice Rè, egli Spatrinoli,con gran fpe-ranza di vincerli, attefo il numero inferiore. Che tolta col toro dif-ÙJtnirea facimento agli SuiZjZjCri la principale confidenza, di ejfere da efsi Gmfi con- con a* mi, e con vi neri foccorfij haurebbono conuenuto cadere in gran penuria et ogni co fa, e fegmtar tojlo gli efempi dell'altre pafsate occafoni, ritornando alte loro Cafe, e liberando da loro franagli l'Italia. rfj. Ciò potè ragionarci Gritti , ma non già defimprimere i fierinfn' Francefi dal loro primo concetto. Adduttero perfittenti. Che non fi poteua voglier l'armi contra gli Spagnuoli fenza la- fciar'