LIBRO DECIMO. 401 al Senato il deíiderio Tuo, e per vedere, che bramaualo da vero, ordinò alConiìglio d’Ifpurch, che mandaiTe toflo quattro intèn- Ma«iaq* denti foggetti à Verona con titolo di CommiiTari;. Non potea la »#"*! ■ 1 República da ciò ritirarli,fé non con dichiarata hoftilità , equafì con troppa aperta ingiù flitia. Mandò ancor’ella à Verona Francesco Pelari, che v*era prima flato eletto , e partecipò ogni cofa ¿¿Ku»-al Rè Francefco, accioche pur ei fpediiTe à Verona vn fuo Mini- ce fio Vefd-itro, che in confonanza del già deliberato, douea interuenirui, "* come Giudice, e Componitore . Inuiouui anche prontamente la MaeftàSua GiouanniPino ; ma incominciaci,che ne furonoi Congrefli, preño cadde il tutto. Preteiè il Peiàri, che fi douef- Gioitami fero hinc inde reflituire tutti i Luoghi, in quella guerra vicende-Vwo-uolmente occupati , poiché altrimenti efier durabile non potea la pace. Dall’altra parte gli Imperiali CommiiTari;, hor’aperta- Diffbluen-mente negauano, hora variauano i partiti, per andar prolunga do il tempo, Finalmente conofciutofi imponibile di più conuenir-** fi, difcioltofi il CongreiTo, tutti alle loro Corti ritornarono. Ciò non oliate Carlo infillè ancora in eshibire alla República di ripi-ripigliar’i maneggi ; Ma ella chiaramente hauendo già fcoperto, eh’ ei non miraua ad altro, eh a impararla dal Rè di Francia, fi ri-lòlfe dì parlargli in liberi, ed aperti ièn fi. Che come non poteva nè amar, nè ¡limar con maggior affetto, ed o£'d°0íh¿ ojfèruanza l'amicitiay e la pace con la Mae fià S ita) cosi candidarne n- ctfare. te conueniua dirle, di non trouarfi in libertà di alterar fi, ò [eparar-fi per modo niuno dal Rè Cbri/ìi ani [simo 3 troppo /eco vincolatali col > legame della fede, e troppo con gli [pargirne nti vicende itoli del [angue rne de/im atafi. Con quelli offici;, e penileri fi andò auicinando al termine dell’anno , fenza mouimento alcuno in Italia darmi, nè d’altra cofa rimarcabile, e degna di racconto. Solo il Pontefice fi fece vn poco ientire . Tentò prima di furtiuamente occupar Ferrara al Duca Alfonfo; ma (copertali la trama à tempo, luanì fenza effetto . Effendo poi già morto il nipote, Lorenzo de’Medici, da lui inueftitoDucad’Vrbino , ienz’altra prole , che di vna picciola figliuola , dubitò aiTai, che que* Popoli, diuoti al loro legittimo Signore,ripugnaffero di obbedire al dominio d’vnafanciulina, e foreftiera . Fece fpiantar le muraglie alla Metropoli, & à molti altri Luoghi del Ducato; SoggettoIIocon Pefaro, econSiniga-glia infierne airApostolica Sede¿ Aflìgnò à Fiorentini la For-«i o«**® tezzadiSanLeo , e tutto il Monte Feltro, dichiarandofi di ciò rifare , per rifarcirli di alcuni denari, che haueano à lui preftatial ^ extern po della guerra col Duca medefimo ; e paiTando ad isfogar jnaggiormete aricora l’alto fuo idegno, chiamò da Perugia à Ro- Eee ma